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Pussy Riot picchiate da agenti della polizia in borghese e dai cosacchi

Le Pussy Riot tornano a sfidare Putin,

con un attacco musicale in stile punk, lanciato da Sochi, dove

sono in corso le Olimpiadi invernali. «Putin vi insegnerà ad

amare la madrepatria», cantano Nadezhda Tolokonnikova e Maria

Alyokhina, da due giorni protagoniste delle cronache dalla

capitale dei Giochi Olimpici, dove sono state fermate, poi

rilasciate, poi ancora picchiate dalle guardie cosacche, proprio

mentre stavano intonando la nuova canzone anti-Cremlino.



Nel video postato su You Tube le due giovani, finite in prigione

nel 2012 per una simile performance, realizzata però dentro una

cattedrale, rispolverano il look delle prime ore e delle prime

proteste delle Pussy Riot. Il testo della canzone anti-Cremlino è

scarno, colloquiale fino all'estremo, eloquente nei riferimenti

al presidente russo e al sistema che ha creato da quando è

arrivato al potere: «salve ai boss e ti saluto, ecco il Duce. Ti

insegneranno nei campi di prigionia a piangere e obbedire. Ci

penserà Putin a insegnarti come amare la Patria».



Nadia e Maria hanno trascorso oltre un anno nei campi di cui ora

parlano. Sono state rilasciate lo scorso dicembre, in base

all'amnistia voluta dal presidente russo per i 20 anni della

Costituzione.



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