Il film si ispira a un episodio autobiografico della regista, che incuriosita da questa tipica usanza nazarena, il Wajib, seguì il marito durante i cinque giorni di consegna delle partecipazioni.
Giovedi, 19/07/2018 - Wajib - Invito al matrimonio
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media
Wajib - Invito al matrimonio è un film palestinese scritto e diretto da Annemarie Jacir, e racconta, l'usanza palestinese dello 'Wajib' di portare personalmente nelle case degli invitati la partecipazione di nozze con relativo invito.
E' quello che in due giornate fanno in occasione del matrimonio della figlia/sorella un padre ed un figlio ritornato a Nazareth dall'Italia dove è emigrato.
Questa sarà per loro l'occasione per confrontarsi, litigare e riappacificarsi, accettandosi reciprocamente, pur avendo entrambi mentalità diverse.
Candidato quest'anno all'Oscar come miglior film straniero, "Wajib - Invito al Matrimonio" riesce bene, in un contesto privato, a rappresentare il conflitto e la situazione di disagio esistente tra Palestinesi ed Israeliani.
Il film si ispira a un episodio autobiografico della regista, che incuriosita da questa tipica usanza nazarena, seguì il marito durante i cinque giorni di consegna delle partecipazioni.
Il "wajib" dunque, "dovere sociale" riservato agli uomini della famiglia della sposa, diventa una scusa per la regista che guarda alla sua Palestina attraverso la relazione padre-figlio in cui si riflette l'intera comunità.
I due uomini, interpretati da Mohammed Bakri e Saleh Bakri, padre e figlio anche nella vita reale, di due diverse generazioni, rispecchiano due modi opposti di essere palestinesi.
Tutto si svolgerà per lo più all’interno della vecchia Volvo di Abu Shadi, un ambiente costretto dove i due per la prima volta si troveranno a dirsi cose finora non dette.
Il padre rappresenta la sottomissione allo Stato d'Israele che passa per il compromesso e la paura, il figlio che ha preferito l'esilio, dà voce allo sradicamento e all'idealizzazione di uno Stato che non esiste più o non ancora. Rimprovera al padre la sua rassegnazione e la sua remissività al sistema locale di potere, compromessi e ipocrisie, a cui il padre oppone la fedeltà alla sua terra e un necessario pragmatismo
E le donne? La madre e la fidanzata di Shadi non appaiono mai. La prima è scappata dalla famiglia in America lasciando anche i due figli al padre ed è mal vista da tutti. Ora dovrebbe arrivare per il matrimonio della figlia ma il suo rientro non è sicuro perché deve assistere il nuovo marito nelle sue ultime ore di vita.. Tuttavia diventa lei il vero “nervo teso” del dibattito fra scelta della libertà, dell’emancipazione e, in fondo, dell’evasione e legame con il “dovere”.
La sposa è bellissima nei suoi voluminosi vestiti, sostenuta da padre e fratello che la aiutano a preparare i festeggiamenti aspettando la madre che non c’è.
Annemarie Jacir è una regista, sceneggiatrice e produttrice cinematografica che ha fatto promozione del cinema palestinese negli Stati Uniti, e poetessa palestinese.
Con il suo film d'esordio, Il sale di questo mare è diventata la prima regista donna palestinese ad aver diretto un lungometraggio. Nata a Betlemme da un'antica famiglia cristiana, trascorse l'infanzia tra la Palestina e la città di Riad, in Arabia Saudita. All'età di 16 anni, Annemarie si trasferì negli Stati Uniti d'America dove studiò cinema.
Wajib, oltre alla candidatura all'Oscar, si è aggiudicato diversi riconoscimenti: “Premio speciale della Giuria” al BFI London Film Festival; “miglior film straniero” e “miglior attore” a Mohammad Bakri al Festival Internacional de Cine de Mar del Plata; “Gran Premio Muhr al miglior film” e “miglior attore” ex aequo a Mohammad e Saleh Bakri al Dubai International Film Festival; “miglior film” al Festival International du Film d’Amiens, Wajib è passato anche in Italia al MedFilm Festival di Roma ottenendo il “Premio speciale della Giuria” e il “Premio Piuculture” e, più di recente, al Middle East Now Festival di Fire.
Road movie urbano, in “una delle città più antiche della Storia”, drammatico ma condito con una buona dose di humour, in una carrellata di personaggi, tipi, situazioni, ambienti ed interni domestici disseminata lungo tutto il film a rappresentare le varie tappe, amicali o parentali, del “viaggio urbano” di Abu Shadi e figlio.
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