USA: la Convention, oltre la Convention. Con Kamala per i Democratici è tornata la speranza
I punti fondamentali del programma di Kamal Harris nel suo discorso di accettazione della candidatura. Il risalto dello spirito unitario del partito democratico che ha scelto l'unità rinunciando alle primarie
Mercoledi, 28/08/2024 - Il femminile di giornata / ventidue. USA : la Convention, oltre la Convention. Con Kamala per i Democratici è tornata la speranza “Facciamo qualcosa”! Questo l’invito forte e motivato che Michelle Obama, al termine del suo emozionante intervento di sostegno a Kamala Harris, ha rivolto ai protagonisti della Convention dei Democratici. Lo slogan, a cui si univa l’invito a dare fiducia al paese America, immaginando per tutti opportunità di vita migliore, accolto con entusiasmo dai presenti è divenuto uno dei concetti forti della campagna presidenziale americana. Slogan, dunque, di grande potenza, affiancato a quel “You Can” che il marito già Presidente, Barak Obama, ha rivolto alla candidata giocando su quel "We can” che fu il suo slogan.
Kamala Harris a Chicago, nel suo discorso finale di accettazione ufficiale della candidatura alla Presidenza degli Stati Uniti, riprende quel “facciamo qualcosa” innestandolo in quel clima d’entusiasmo, dove l’ottimismo della volontà è stato sdoganato quale energia inesauribile della Campagna elettorale. Una sfida che può essere affrontata con la consapevolezza di essere passati, come democratici, da una sconfitta quasi certa a una possibilità di vittoria.
Il tempo è poco, il gioco è duro e Kamala pone al centro del suo impegno i 3 punti forti con cui si rivolge agli americani tutti: 1) La messa al centro degli interessi del ceto medio, da cui lei stessa proviene che conosce assai bene per la sua lunga esperienza politica e di vita in California che ne è lo Stato forse più significativo; 2) Unirsi contro Trump che al centro pone sostanzialmente i suoi interessi, cliente di se stesso mentre, dice Harris, per noi i clienti sono il popolo americano, sostenuta in questo più che mai con un analogo atteggiamento del suo vice Tim Walz, la cui cultura, esattamente al contrario di quella liberal, rappresenta il completamento esperienziale perfetto; 3) Lavorare per confermare il ruolo decisivo dell’America nel mondo. Un tema delicato tanto più per l’impossibilità, al momento attuale, di non coniugarlo alla guerra e agli attuali difficili tentativi di accordi per la pace che, dopo l’eccidio e il rapimento degli ostaggi del 7 ottobre 2023 condotto da Hamas ai danni d’Israele, è iniziata con conseguenze terrificanti per la popolazione palestinese nella striscia di Gaza; come ancora la guerra in Ucraina scatenata dall’invasione Russa il cui impegno americano nel rifornimento degli armamenti è di indubbio spessore.
Un percorso, quello che ha portato al discorso di Kamala di accettazione della candidatura, sostenuto e implementato dai tanti interventi che nelle giornate della Convention sono andati in tale direzione.
Da Ilary e Bill Clinton, da Nency Pelosi a Alexandria Ocasio Cortez a Bernie Sanders fino a Oprah Winfrey, la giornalista forse più importante d’America, che con una battuta ha sintetizzato alla perfezione il senso della politica democratica in contrapposizione a Trump: “Kamala e Tim Walz assicurano decoro e rispetto - se la casa brucia correranno a salvarvi senza chiedervi: razza, fede, genere, per chi avete votato e anche se siete una gattara senza figli", rispondendo all’insulto che Vance - vice di Trump - rivolse alla stessa Harris."Che sia gioia, dunque, in risposta alla cupezza di Trump" ha poi concluso.
Le vicissitudini che hanno caratterizzato la campagna presidenziale USA, dalla decisione di Biden di ritirarsi come candidato, hanno determinato, per la brevità del tempo, la nomina di Kamala e la cancellazione delle primarie modificando, di fatto, l’organizzazione elettorale e superando quello scontro concorrenziale tra candidati che costringeva ad entrare nei minimi dettagli dei singoli programmi e alle differenti impostazioni politiche.
Analogamente, allora, a quella scelta dei democratici di privileggiare la loro unità, nella modalità di scelta della candidatura, elemento potente per parlare al paese; si è scelta una linea politica centrista e moderata ,capace di unire tutti e tutte per puntare alla vittoria traguardo unificante oltre le differenze; si è considerato come, nello stesso stile, il programma debba centrare e privilegiare le idee forti e i principi importanti.
Sarà nel viaggio in corso che, incontro per incontro, Stato per Stato, considerando che i più in bilico saranno i più percorsi e ripercorsi, si affronteranno temi specifici.
Si tratterà delle problematiche che generano discussione e politiche condivise, o confermate, o ereditate dalla Presidenza Biden, come il diritto delle donne ad una legge che accompagni l’aborto mettendo al centro la libertà delle donne o ancora già patrimonio della storia politica di Kamala Harris come del suo vicepresidente Tim Walz. Basti pensare a cosa significhi per Kamala l’esperienza conseguente all’essere afroamericana, figlia di emigrati e la sua storia politica che non a caso l’ha portata alla Vicepresidenza con Biden e oggi alla sfida più importante, che ha accettato, venendo definita temeraria per l’atteggiamento orgogliosamente ottimista e responsabile che le fa ripetere: “no going back” (no ad andare indietro).
Da leader naturale, come è stata definita da diversi commentatori, ha richiamato il sogno americano, riferimento a quel diritto di vivere in libertà nel rispetto della legge. Guardare avanti, a differenza di Trump, ha ripetuto, che guarda sempre indietro. Noi non torneremo indietro e se lottiamo vinciamo, ripete convinta.
La corsa è partita, i tempi sono strettissimi, la realtà permanentemente in bilico a fronte di un Trump imprevedibile come non mai, che ha messo già in discussione l’incontro televisivo del 10 settembre. Appuntamento considerato decisivo nella campagna, capace di fare la differenza nella percezione dei candidati in campo da parte della popolazione.
Basti ricordare cosa ha rappresentato per Biden l’intervista con Trump e le vicende e le scelte che ha determinato fino alla sua rinuncia.
Ora è Trump il vecchio. Visibilmente ha paura, non riesce a ricalibrare la sua campagna tutta decisa nella denigrazione di Biden come persona vittima della sua età; e così attacca col suo stile becero senza freni e limiti nella decenza, la stessa modalità con cui ha ispirato la rivolta di Capitol Hill mettendo a rischio la stessa democrazia.
Ma Kamala, senza sottovalutare le molte difficoltà, sa che bisogna avere l’abilità di far diventare non un vulnus ma un’opportunità la brevità del tempo a diposizione.
Corre tra i tanti sostegni e riconoscimenti accompagnata da "Freedom “, la canzone che Beyoncè le ha “donato” perché innervi, già nella Convention e per tutta la Campagna presiidenziale, del suo spirito e del suo sogno.
(Invito a leggerne il testo). Alla prossima puntata
Paola ortensi
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