Nel Kurdistan Iracheno le donne chiedono il riconoscimento internazionale del Genocidio kurdo. Intervista a Rezan Kader, rappresentante del Kurdistan in Italia
Venerdi, 08/03/2013 - Anche in Kurdistan, regione federale dell’Iraq, si festeggia l’8 marzo. Una data simbolica per tutte le donne hanno lottato contro la dittatura di Saddam Hussein e l’identità nazionale kurda. Un “Popolo senza Stato” quello dei Kurdi. Diviso dopo la Prima Guerra Mondiale tra Iran, Turchia, Siria, Iraq e Armenia. E ancora oggi costretto a battersi per l’autonomia e per il riconoscimento internazionale del genocidio kurdo. Una vera e propria pulizia etnica che dagli anni ’60 ad oggi ha deportato, torturato, ucciso, violentato e ridotto al silenzio un intero popolo. Nel silenzio generale dei media e della comunità internazionale. Una mattanza ignobile a sfondo razzista, per giustificare gli appetiti territoriali delle Potenze dell’area, che in 50 anni ha colpito in maggioranza donne e bambini. Vittime quotidianamente di violenze senza fine. <<Ciò che è accaduto in Kurdistan non può essere dimenticato>> ha dichiarato al nostro giornale Rezan Kader, rappresentante del Governo Regionale del Kurdistan in Italia. <<La Regione del Kurdistan iracheno, autonomo dal 2003, è considerata un mosaico di etnie e di minoranze religiose. Il rispetto dell’altro ha sempre costituito una priorità. A differenza di molte aree del Medio Oriente in Kurdistan le donne sono integrate totalmente nel mondo del lavoro, ricoprono cariche di rilievo a tutti i livelli istituzionali. Nel Parlamento del Kurdistan iracheno su 111 seggi, 39 sono occupati da donne, con una percentuale pari al 30%,. La rappresentanza di genere è un dato acquisito nella nostra cultura, ma come donne sappiamo che non possiamo dimenticare la memoria del passato nè la cronaca del presente. Sono state 182.000 le vittime del genocidio kurdo. 4.500 villaggi sono stati rasi al suolo. A migliaia sono morti in Iraq, sotto i gas velenosi e le armi chimiche di Saddam. Quest’anno ricorre il 25° anniversario di quel massacro e sebbene Tribunale e Parlamento iracheno si siano espressi positivamente, solo Svezia e Regno Unito hanno firmato per il riconoscimento del genocidio kurdo. Se vogliamo che responsabilità e diritti umani abbiamo reale cittadinanza è necessario fare di più. Coinvolgendo Unione europea e Parlamenti nazionali. Per questo nella Giornata mondiale della donna vorrei lanciare un messaggio di "pace, dialogo e non violenza” al fine di costruire un clima di convivenza e di armonia nel mondo, affinché crimini di tale crudeltà non vengano mai dimenticati né tantomeno reiterati>>.
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