Auser - 8 giugno 1944 - 8 giugno 2016. A Viterbo la memoria in nome delle donne senza nome. Un patto tra generazioni
Bartolini Tiziana Venerdi, 01/07/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2016
Ai piedi delle mura verso piazza Gramsci, a Viterbo, c’è un masso di peperino in cui è incastonata una lapide a ricordo di una rappresaglia tedesca contro inermi cittadini: lì l’8 giugno 1944 vennero trucidate due uomini e una donna. La lapide riporta due nomi, la terza vittima non ha nome, ed è definita “una donna rimasta sconosciuta”. La memoria di quella fine tragica è rimasta viva, la “donna sconosciuta” è diventata il simbolo di tante altre donne che muoiono tragicamente e rimangono sconosciute: quelle che affogano nel Mediterraneo in viaggio verso un mondo migliore, quelle che muoiono lungo sentieri di guerra che terminano contro barriere invalicabili di filo spinato.
A distanza di 72 anni Auser di Viterbo, Spi-Cgil, Anpi, Arci in collaborazione con la Consulta Provinciale degli Studenti, proprio partendo da questo simbolo, hanno voluto celebrare i 70 anni del voto alle donne. L’iniziativa ha coinvolto anche le scuole della città con il concorso Cento Storie Cento Volti, il cui obiettivo era sensibilizzare i giovani sull’episodio e sulla guerra. Lo scorso 8 giugno un piccolo corteo è partito da piazza della Rocca per un tour guidato dalla dott.ssa Agata Di Francesco, volontaria Auser, alla scoperta dei luoghi della memoria di Viterbo e la passeggiata è stata avviata con la lettura di “Effetti collaterali”, lo scritto di Nicole Stella Metz (Liceo Buratti) dedicato alle donne vittime di tratta che si è aggiudicato il primo premio della sezione letteraria/poetica. Il cammino si è concluso davanti al masso. A deporre i fiori quest’anno sono state due donne immigrate: Aoua Ouoluguem del direttivo Auser Viterbo e Lukusa Tshiela dell’associazione Sans Forntiere, un gesto simbolico che ha lanciato il tema del prossimo anno del concorso, dedicato alla “Donna rimasta sconosciuta”.
Alle immigrate è stato dedicato anche il video “Un volto? No. Cento e più mila storie” di Lucrezia Spugnini (Istituto Paolo Savi), vincitore del primo premio del concorso per la sezione grafica, che recita “Queste donne attraversano le nostre terre, i nostri paesi e città e spesso non le vediamo, sono anch’esse donne senza volto, senza storia”. Giovanna Cavarocchi presidente Auser di Viterbo ha spiegato: “Tutti i quaranta lavori presentati hanno saputo cogliere l’universalità del dolore di donne vittime innocenti delle guerre e delle violenze e hanno saputo riprendere il filo della memoria tra generazioni così tanto distanti tra loro. Alle immigrate vogliamo rendere omaggio lanciando per il prossimo anno scolastico un concorso che parli di loro e che sia anche rivolto a loro; chiederemo infatti di partecipare anche alle immigrate che frequentano i nostri corsi di italiano L2”. Tragedie di ieri e di oggi, accomunate da un filo conduttore tutto al femminile. Tragedie che vanno ricordate per il rispetto dovuto e “per rendere vigili le coscienze contro i pericoli di un ritorno di passate barbarie”.
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