Martedi, 03/09/2024 - Due donne colte e temerarie, in tempi e modalità differenti, nel corso del Settecento si avventurano nella città di Benevento. È l’epoca dei famosi Grand Tours, cioè viaggi di istruzione sulle tracce della cultura classica, i quali vengono praticati quasi in prevalenza da uomini. Eppure, nell’ambito di una attività fortemente sessualizzata, si fanno spazio anche alcune donne, sulle quali studi e ricerche solo di recente cominciano a gettare una luce nuova.
Taccuino alla mano e tanta curiosità, le due donne di cui fra poco vi diremo, documentano tutto quello che vedono con piglio e uno sguardo fortemente personale, molto diverso dalla generale impersonalità dei resoconti maschili.
Non ci sono i social e, in particolare, non c’è Instagram a documentare che quel viaggio è stato compiuto. È l’epoca dei diari e dei resoconti scritti, che, praticamente, svolgono la stessa funzione: raccontare i luoghi scoperti a chi non ci è mai andato.
Nella calda serata estiva del 31 agosto 2024, nel gradevole spazio eventi dell’Hortus Conclusus di Benevento, l’archeologa Luciana Jacobelli, che insegna all’Università del Molise, e Aglaia McClintock, docente di Diritto Romano e Diritti dell’Antichità presso l’Università degli studi del Sannio, hanno parlato di due viaggiatrici d’eccezione: la marchesa romana Margherita Boccapadule e la scrittrice inglese Maria Starke.
La Boccapadule effettua un’escursione a Benevento accompagnata dal suo compagno Pietro Verri, fratello del famoso Alessandro Verri. Corre l’anno 1795 e la dama in questione ha già sessant’anni.
Nel 1804 è la volta della Starke, che in Inghilterra è già famosa per avere compilato le prime guide “moderne” sull’Italia. La donna decide di avventurarsi da sola a Benevento.
Nel corso di una vera e propria lectio magistralis, supportata dall’ausilio di diapositive proiettate su uno schermo gigante, Jacobelli e McClintock hanno guidato i presenti alla scoperta della città settecentesca vista con gli occhi di queste donne colte e raffinate.
Si tratta di testimonianze e scritti finora inediti, che appartengono a donne e che si concentrano su uno dei posti d’Italia davvero tra i più ignorati all’epoca del Grand Tour. Infatti, la professoressa Jacobelli ha spiegato che le mete previste erano Genova, Milano, Torino, Venezia, Firenze, Roma e Napoli.
La marchesa Boccapadula, ad esempio, raggiunse Napoli attraverso la pericolosa strada degli Abruzzi. Al suo seguito, una scorta di “nove uomini di guardia, con fucile e bajonetta”. Nel suo resoconto, la marchesa dice che Benevento dista da Napoli 35 miglia ed è famosa per il suo arco trionfale. Racconta della pessima osteria di campagna dove ha mangiato e delle strade dissestate che ha percorso. Racconta di essere arrivata a Benevento alle due di notte e di avere alloggiato nella Locanda del Cardinale, dirimpetto all’arcivescovado. Si dichiara ammirata dal Duomo cittadino e dal Palazzo Vescovile. È anche stupefatta dalla bellezza dell’Arco di Traiano, che, all’epoca, si presenta come una Porta della città. “Benevento ha un popolo che mi è sembrato docile e quieto”, dice la marchesa, che riporta anche il numero degli abitanti: 24.000. Parla del viaggio di ritorno con la carrozza guidata da un ragazzo inesperto. In una carreggiata cupa la carrozza si ribalta, ma per fortuna nessuno si fa male. Il punto descritto è la zona comunemente chiamata “Sferracavallo”. La marchesa non conosce questa denominazione, ma la descrizione che ne fa ha permesso di risalire con esattezza alla zona da lei indicata nel suo racconto.
Passando a Mariana Starke, di cui la professoressa McClintock, per la prima volta in assoluto, ha tradotto molte pagine, è interessante rilevare che questa donna intellettuale si faccia indicare l’albero del noce di Benevento da un certo Mister Jordan, restando molto soddisfatta della visita. Attraversa parte della Via Appia (non ancora devastata dall’abusivismo edilizio), di cui ricostruisce la storia sulla scorta delle testimonianze di Procopio. Dice che la distanza tra Napoli e Benevento richiede sette ore di viaggio a cavallo. Descrive nei minimi particolari la locanda dove ha alloggiato. A tale proposito, afferma che essa ha due piccole camere matrimoniali, un’ottima stalla ed un’ottima rimessa per i cavalli, ma, poiché è poco visitata, non offre pasti agli avventori, per cui è preferibile portarsi il cibo da sé.
Insomma, un mondo, quello dei tour al femminile, pieno di soprese, curiosità e ancora tutto da scoprire.
La lectio di Jacobelli e McClintock andrebbe fatta conoscere anche agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado ed aggiunge un nuovo tassello agli studi di genere in questa provincia.
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