Lunedi, 13/02/2012 - LETTERA da UDI "il caffè delle donne" di Trieste
Una “vecchia gloria della pallacanestro” trova casa e lavoro dopo aver vissuto tre anni da barbone nelle nostre strade, nella stazione.
Sembra una bella favola e diventa realtà. Un progetto “accogliente” ma solo per lui, perchè “uomini importanti” che siedono o sono stati
seduti in "luoghi importanti", se ne sono accorti.
Eppure lui, insieme a tanti, troppi, per una città ricca e solidale, lo vedevamo in giro con gli altri attorno alla stazione, nel sottopasso odoroso di pipì, sdraiato in ogni dove che ci chiedeva qualcosa..
Un sindaco (Dipiazza) ha scelto di segare le panchine in piazza Venezia, un altro, ora, (Cosolini) non riesce ad impedire di levarle alla Stazione centrale perchè la struttura non è di sua competenza ma non ne aumenta il numero alla stazione delle corriere né, con i servizi socioassistenziali, trova soluzioni per dare a tutti una casa e ce ne sono migliaia di sfitte persino all'Ater.
Si dice che non potremo mai dare una vita dignitosa a tutti/e, perchè questi hanno scelto di fare i “clochard”, ma queste persone avanzano problemi, richieste.
Basta andare ad incontrarli, almeno ogni tanto. Ho fatto un corso, anni fa, da don Vatta per “avvocato di strada” insieme a tanti/e. Ho compilato un modulo dichiarandomi disponibile a diventare volontaria, ho ricevuto il diploma di frequenza, il corso era finanziato da progetti europei, non sono stata mai più contattata.
Associazioni di volontariato famose anche perchè ricche di volontari ricchi e noti pubblicizzano il loro fare per i più deboli, assessori/e
scrivono raccontando il loro fare, le persone danno la carità quando passano di lì.
Ogni tanto intervengono le forze dell'ordine e allora leggiamo di “retata” di stranieri anche loro poveri condita da particolari “stuzzicanti” quando, tra di loro, ci sono “puttane”.
Ritengo che sia urgente aprire un TAVOLO con presenti tutte le realtà triestine per risolvere questa questione, per evitare che, anche nelle miserie, siano i “clientelati” a prevalere, per fare in modo che si sappia veramente quali strategie si prendono e quali risposte si danno ad ogni singola persona, ad ogni singolo bisogno.
Le Associazioni delle donne, da quando si sono date strumenti di coordinamento unitario, dal 1988 ad oggi, non sono mai state chiamate dalle Istituzioni a discuterne. Eppure tra di loro ci sono saperi, disponibilità, idee ma le forze politiche tutte che siedono nei Consigli del Comune di Trieste e della Provincia hanno deciso di non eleggerle neanche nelle Commissioni pari opportunità seppure Statuti e Regolamenti li obbligano a nominare donne di Associazioni maggiormente rappresentative.
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