Login Registrati
SPECIALE ELEZIONI POLITICHE 2013 / Monica Cirinnà (PD) e  Beatrice Lorenzin (PDL)

SPECIALE ELEZIONI POLITICHE 2013 / Monica Cirinnà (PD) e Beatrice Lorenzin (PDL)

Tre domande a Monica Cirinnà (PD) e Beatrice Lorenzin (PDL) a contronto sui temi del lavoro, dei giovani e su Roma

Giovedi, 21/02/2013 - Abbiamo intervistato Monica Cirinnà (Consigliera comunale uscente di Roma Capitale e Candidata al Senato /Lazio 1 nelle liste del PD) e Beatrice Lorenzin (già Parlamentare alla Camera dei Deputati e oggi candidata alla Camera dei Deputati sempre per il PDL). Abbiamo posto ad entrambi le stesse domande ed ecco le loro risposte a confronto.



Quotidianamente le donne si fanno carico di ogni necessità dalla casa, alla famiglia, al lavoro, cercando di conciliare ogni aspetto della loro condizione di vita con molte difficoltà per mancanza di servizi, di sviluppo di politiche sociali. Cosa intende fare lei concretamente per migliorane la condizione dove prenderebbe i soldi e a quale settore li toglierebbe?

Monica Cirinnà. Sulla conciliazione lavoro/famiglia, il lavoro più importante da fare è quello di un grande cambiamento culturale portando i nostri uomini sul concetto di condivisione e quindi favorire anche da un punto di vista contrattuale lavorativo le ore di permesso fino ad arrivare ad ipotesi di defiscalizzazione rispetto a quei lavoratori che vogliono condividere il peso della famiglia, non penso solo ai figli piccoli, penso ai genitori anziani, alle famiglie più sfortunate. Dove prenderei i soldi? Sicuramente dalle spese militari, sono favorevole al taglio assoluto delle spese militari, alla costituzione di un esercito volontario che si occupi di missioni di pace, ma non spenderei soldi né per comprare armi, né per comprare elicotteri, ma per favorire incremento al lavoro delle donne.

Beatrice Lorenzin. Se si vuole fare una politica di servizi per aiutare le donne nella loro funzione di cura, non si può lavorare solo sulle politiche femminili, ma bisogna mettere la famiglia al centro delle strategie di sviluppo economiche del paese. Aiutare le donne non significa solo aiutare la famiglia, ma aiutare lo sviluppo demografico. Uno dei maggiori problemi che l’Italia si troverà ad affrontare nei prossimi trent’anni sarà l’”inverno demografico”. Dobbiamo riuscire a superare il nostro dato attuale che ci mette sotto al tasso di sostituzione, questo si attua soprattutto attraverso una politica fiscale. Aiutare la famiglia significa aiutare anche la donna, e le soluzioni possono essere diverse: attraverso una politica di attuazione di bonus che possono prendere varie forme, i voucher, ad esempio, che permettono di dare un aiuto in più per i servizi di cura alla persona, non solo per i bambini ma anche per gli anziani. Inoltre bisognerebbe cercare di sviluppare uno degli aspetti dell’articolo 8 sulle politiche del lavoro, quello ad esempio, di permettere la negoziazione aziendale in impresa. Pensiamo ai nidi aziendali, agli aiuti per lo sport per le famiglie, a sistemi di assicurazione. Questo è un modo moderno di aiutare la famiglia e la donna nel suo doppio lavoro che è il lavoro professionale e di cura. Poi ci vuole un processo di formazione culturale che permetta i congedi parentali che sono presenti nella legge, ma non vengono praticati e che danno la possibilità di essere genitori in due. Le risorse si prendono attraverso una azione forte sulla spesa improduttiva quindi attraverso una riduzione della debito pubblico e del carico fiscale con un ricavo, abbiamo previsto di 16 miliardi di euro l’anno: 8 miliardi destinati alle imprese e 8 alle famiglie. Queste due cose spesso lavorano insieme quindi le politiche a favore delle donne della famiglia sono inserite in modo integrato attraverso un operazione di sviluppo del paese.



I giovani e le donne oggi soprattutto soffrono per la crisi della mancanza del lavoro. Come vede il prossimo futuro, crede che dipenda solo dalle politiche europee e mondiali oppure ci sono risorse che possono essere sfruttate nel nostro paese?

Monica Cirinnà. Sicuramente c’è un problema mondiale, ma io escludo che questo possa coprire disfunzioni e capacità tutte locali. Penso che bisogna fare un fortissimo lavoro per mettere “a lavoro” i giovani sotto i trent’anni e le donne attraverso un meccanismo di defiscalizzazione. Toglierei a tutte le imprese l’obbligo di pagare i contributi a chi assume i giovani sotto i trent’anni, la stessa cosa farei per le donne, incentiverei moltissimo il telelavoro che consente in alcune situazioni di mantenere l’impegno familiare e l’impegno lavorativo, ma soprattutto farei in modo che le parole flessibilità e precarietà uscissero dal nostro lessico. Il lavoro deve essere sicuro e stabile, solo garantendo due stipendi in una famiglia oppure tre redditi considerando, perché no, un figlio lavoratore sotto i trent’anni che vive in famiglia. Lo sviluppo si rilancia se le famiglie hanno soldi da spendere. La repressione, il rigore, il pareggio di bilancio non aiutano lo sviluppo, non sono per lo sperpero, ma non sono nemmeno per la repressione totale per le famiglie.

Beatrice Lorenzin. Ci sono entrambe le cose noi dobbiamo inquadrare la crisi del lavoro in Italia e quindi del sistema imprenditoriale dal punto di vista macro e dal punto di vista della micro-economia. Viviamo una crisi di competitività nel nostro sistema industriale e anche nel sistema dei servizi. Questo si ripercuote sulle fasce più deboli cioè sui giovani e sulle donne, così come era stato ampiamente previsto all’inizio della crisi sui mercati reali. La macro-economia influisce poiché se si ha un'impresa in Italia, ma il costo del lavoro è trenta volte maggiore rispetto a quello della Romania o della Slovenia è ovvio che in tutti i paesi che sono all’interno della UE hanno una diversa competitività sul sistema industriale. Molte aziende con innovazione tecnologica tengono in Italia i cervelli, ma esportano la manodopera quindi delocalizzano all’interno del mercato comune europeo nel quale si muove una gara di competitività che noi siamo destinati a perdere se non si cambiano le regole europee. Sarebbe auspicabile avere le stesse politiche fiscali, lo stesso costo del lavoro in modo tale che fare impresa in Italia o in altri paese costi lo stesso. Per la micro- economia in Italia si può riprendere il modello tedesco che noi avevano attuato quando eravamo al governo, con il quale hanno declassato i salari e attuato l’articolo 8. Ricordo che il PD ha proposto un referendum per abrogarlo invece è l’unico strumento che oggi c’è per rendere competitive le aziende. Queste sono delle formule che già ci sono, ma che andrebbero incentivate con l’applicazione del part time e del telelavoro e a tutte quelle formule che possono incentivare l‘occupazione tra cui la detassazione del lavoro completa per i primi cinque anni per i neo-assunti, che siano donne o uomini



Lei è romana, le piace la sua città così com’è? Qual è il problema a suo avviso più grande che vivono le donne a Roma e come lo risolverebbe?

Monica Cirinnà. Io sono romana, faccio la consigliera comunale da diciannove anni, negli ultimi cinque anni sono stata consigliera di minoranza e ho visto il rapido declino della mia città. Il declino di Roma è legato ad un problema culturale: la città non è più inclusiva, non è più solidale, non è più la città di tutti. E' la città di una parte. Le donne sono state escluse dal tessuto sociale che prima le considerava attrici principali: penso ai meravigliosi meccanismi che avevamo messo in campo con le giunte di centrosinistra, con gli incentivi delle donne al lavoro. Penso a tutti quei servizi che avevamo realizzato per crescere e sviluppare come gli asili nido, come le scuole materne, come i centri per anziani fragili che adesso non esistono quasi più e che davano un servizio non solo alle famiglia ma a chi la famiglia ce l’ha sulle spalle, e cioè alle donne. Auspico un sindaco che ami ritornare alla Roma collettiva. Noi abbiamo perso un sogno collettivo, io l’ho vissuto! A me era piaciuto quello degli anni di Rutelli e di Veltroni in cui c’era un modello Roma, perché non penso che rottamare le idee vada sempre bene, Roma può essere un modello partendo dal sociale, perchè se si parte dal sociale le prime attrici di tutta l’operazione sono le donne.

Beatrice Lorenzin. Io adoro la mia città e penso che Roma sia la città più bella del mondo. Credo che Roma abbia necessità di maquillage continui e spero che anche con il mio contributo possa migliorare sempre di più. I problemi delle donne romane sono principalmente due, il primo è quello della sicurezza. Con la crisi economica e l’aumento di persone straniere che hanno perso il lavoro è aumentata enormemente la violenza con aumento della criminalità e microcriminalità che colpisce in particolare le donne. Questo non è un dato solo italiano è un allarme presente in tutta Europa. Il secondo punto è quello dei tempi della città, che per come è dislocata e per come sono dislocati i luoghi di lavoro non è a misura né di donna nè di bambino e questo richiede un grande sforzo di organizzazione, spero che venga al più presto aperta la Metro C e migliorato il trasporto pubblico. Nelle grandi città d’Europa le persone smettono di lavorare alle cinque e poi si possono dedicare alla famiglia ai figli, spesso, invece, in Italia si smette di lavorare alle otto e questo non aiuta nè la produttività del lavoro, nè la conciliazione dei tempi.

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®