Domenica, 16/12/2012 - Al riparo dalla intemperie meteorologiche e politiche, quelle più volgari che animano negli ultimi giorni lo scenario nazionale, si è assistito nella incantevole Sala Storica della Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena ad un Convegno sulle modalità per “produrre BenEssere e una vita sostenibile”, mettendo al centro “le donne come soggetto intellettuale collettivo”. Una mattinata “senza intervalli” perché densa di interventi, proposte e suggerimenti, organizzata dall’Archivio dell'UDI, con il patrocinio della Provincia di Siena e della Regione Toscana: dal 2009 annualmente è stato rinnovato l’invito a ritrovarsi per riflettere sulle attività realizzate e su quelle in cantiere, il quarto incontro si è svolto lo scorso sabato 15 dicembre e “L’Economia della cura” è stata oggetto di una serie di interventi che hanno coinvolto la platea e attirato l’attenzione sul valore di progetti in corso d’opera. La coordinazione del tavolo dei lavori è stata affidata a Christiel Radica, una studentessa di storia e socia collaboratrice dell’Archivio UDI, che ha sintetizzato le tappe del cammino effettuato negli anni precedenti, dalle iniziative del 2009, una mostra “Le carte parlano” e un convegno sulla “Memoria è generativa” (cfr. articolo su NoiDonne di Elettra Lorini http://www.noidonne.org/articolo.php?ID=02804), a quella del 2010 sulla “soggettività delle donne nel mondo e nella storia”, fino alla proposta avanzata nel convegno del 2011 con la presentazione di un “Manifesto” per costruire la città della cura in un confronto diretto con le istituzioni e le forze politiche che operano nel territorio senese. L’idea della “cura” esce dunque dalla sfera privata e si affaccia nel pubblico, per giungere oggi a dialogare su un terreno da cui è stata spesso esclusa, invitata coraggiosamente a fare il proprio ingresso nell’universo dell’economia, ma nel rispetto dei tempi della riflessione e del ragionamento.
Non si intende inseguire un’utopia: è quanto tiene a precisare nel suo intervento introduttivo la Presidente dell’Archivio UDI della Provincia di Siena, Tommasina Materozzi, che prova a riprendere il filo della tessitura di una trama dipanata in questi anni dalle donne dell’Associazione e da tutte/i coloro che hanno creduto in questo progetto, che si nutre di memoria storica ma avanza nella edificazione di una città della cura. Luoghi eletti d’azione sono innanzitutto le scuole, dove sono stati sperimentati progetti per far conoscere la storia delle donne (fra il pubblico presente in sala si riconoscono gli alunni delle classi che vi hanno partecipato); ma attori di tale rivoluzione condivisa che si vuole operare nel quotidiano sono i corpi, che non vagano in un non-luogo ma occupano uno spazio. La forza propulsiva del progetto è il desiderio e l’idea unificante è la con-divisione, messa al centro del Manifesto, che non insegue più la conciliazione – considerato un termine negativo - in nome di una autentica mediazione sociale tra produzione e riproduzione. A dispetto di un’economia consumistica, si intende porre la qualità del vivere e del convivere come metro di valutazione – per i richiami teorici viene evocata l’economista Antonella Picchio; per un uso condiviso delle risorse, occorre puntare dunque sulla crescita della cultura. Insomma, con il Manifesto non s’intende compilare una cifra di bilancio, ma far risuonare un grido di volontà ragionato che giunga a oltrepassare le mura della provincia, perché venga ascoltato è indispensabile la stessa unità con cui le donne dell’UDI hanno portato avanti in passato tante battaglie. La solidarietà deve restare il collante di questo soggetto culturale collettivo, solo così si potrà dare sostanza con la concretezza a tale utopia, perché in tempi di crisi alle donne sembra aprirsi un varco proprio a partire dalla ri-costruzione della città.
Alla presentazione del progetto, seguono le testimonianze di chi lo ha vissuto in prima persona: prendono la parola due studentesse (Irene Terzuoli del Liceo della Formazione “S. Caterina da Siena” e Viola Scalacci del Liceo “A. Volta” di Colle Val d’Elsa), che espongono la loro esperienza di studio dietro la guida di insegnanti che hanno saputo trasmettere con passione il senso della partecipazione al progetto su “La storia delle donne”. Nasce così per esempio lo scritto “Eva racconta” letto da una di loro, storia di una donna incinta che subisce violenza, di paure e di botte, ma anche storia di amore per quella innocente creatura che porta in grembo, l’unica autorizzata a tirarle calci.
Le relazioni proseguono con l’intervento di Riccardo Burresi, Presidente del Consiglio della Provincia di Siena, che compie un’assunzione di responsabilità nei confronti delle politiche di pari opportunità: parte da una vicenda realmente accaduta per esporre le azioni concrete messe in atto a livello territoriale per contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco; quindi ricorda il concorso fotografico bandito per sensibilizzare e contrastare la violenza sulle donne, fenomeno in drammatica ascesa che anche quest’anno ha già mietuto 118 vittime. La parola passa quindi all’Assessora per le pari opportunità della Provincia di Siena, Simonetta Pellegrini, che riprende alcuni concetti chiave, quelli di condivisione e di trasversalità, per illustrare l’importanza del Bilancio di Genere come strumento di analisi delle attività istituzionali, che però dipende dall’intenzionalità attribuitagli. La lettura del bilancio comprende essenzialmente tre voci: le azioni positive, come per esempio il sostegno finanziario ai Centri antiviolenza; azioni rivolte a entrambi, uomini e donne, come per esempio i congedi parentali; le spese neutre, che comprendono cultura, sociale, trasporti... Questa è però definita una voce opaca, perché in realtà non esistono “spese neutre”, come tali non sono le scelte, di qui l’importanza di un Bilancio di Genere che persegua un’economia della cura nel senso più ampio del termine. Neanche il sapere è neutro, affermazione ribadita con enfasi dalla Dirigente scolastica del Liceo “A. Volta” di Colle Val d’Elsa, Sabrina Pirri, che ricorda con amarezza e rammarico di aver insegnato per anni la storia su libri di testo dove la presenza femminile traspariva soltanto in raffigurazioni artistiche come statue o dipinti. Questa è una delle ragioni che l’hanno indotta a promuovere nella sua scuola il progetto sulla “Storia delle donne”, come rinnovamento nello studio della storia.
A seguire, le letture di alcune delle donne intervistate lo scorso anno danno voce a esperienze professionali e personali distanti eppur convergenti per certi aspetti – le interviste sono riportate negli Atti del Convegno del 2011, un lavoro corposo realizzato allo scopo di confrontare le elaborazioni dell’Associazione con il vissuto quotidiano di donne molto diverse tra loro. Sono intervenute Anna Cigni, mezzadra poi infermiera psichiatrica che ha trasmesso al pubblico un’amara commozione nella narrazione del proprio vissuto all’interno dei manicomi, Marta Fusai, insegnante impegnata a combattere qualsiasi forma di competizione e a porre l’accento sulla collaborazione, quindi ha letto la propria intervista la decoratrice d’interni Giorgia Kirchner, a lungo ignara di incarnare un caso di lavoro femminile in un mondo maschile. Non può mancare uno sguardo alle politiche regionali a sostegno dei giovani ricercatori, se ne fa portavoce Marco Masi, responsabile del settore promozione e sostegno della ricerca della Regione Toscana: al centro della sua interessante relazione la necessità di accorciare le distanze fra università e impresa. A partire da una situazione ormai tristemente nota a tutti - la scarsità di investimenti nella ricerca del nostro paese – si è tentato di indagare come intervenire per avvicinare il mondo accademico, spesso arroccato su posizioni autoreferenziali, all’impresa, intensificando i canali di scambio a livello europeo, già rilevanti per la piccola imprenditoria toscana. Aspetto fondamentale per la crescita della ricerca è la sua trasferibilità, i bandi devono essere diffusi e i progetti agiti. Inoltre è indispensabile garantire ai ricercatori un ambiente di lavoro congruo. Con orgoglio Masi comunica quindi la vittoria di sei su otto cluster nazionali da parte della Regione Toscana, per poi cedere la parola ad una ricercatrice, Francesca Gallina, che ha esposto il progetto da lei seguito. Non solo l’Università per Stranieri di Siena ha promosso corsi di lingua italiana prevalentemente rivolti alle straniere, ma da ottobre ha creato uno spin-off cioè un’impresa a prevalenza femminile che opera in un settore inesplorato come quello linguistico: l’obiettivo è mettere in relazione il mondo delle imprese, dell’economia e delle lingue. Per la giovane ricercatrice l’esperienza si è tradotta nella prova che “di cultura si può ancora mangiare” anche nel nostro paese, senza dover cedere alla fuga all’estero – casi rari ma fonte di preziose speranze. È il turno di Paola Rosignoli, già Assessora all’urbanistica e alle pari opportunità del Comune di Siena, che nel suo lavoro dice di non aver mai tralasciato due aspetti, l’unione e la capacità di cogliere l’altro. Con la stessa propensione ha dato vita al tavolo di genere che si è costituito dopo la consegna del Manifesto alle forze politiche della città, dove si è scelto di lavorare – e di continuare a farlo anche dopo la caduta della giunta - non a maggioranza ma secondo il principio della condivisione. Definito un vero e proprio gioiello, il tavolo procede secondo due linee di azione: la salute e la cura degli spazi, per cui sono stati finanziati due progetti con l’intento di fare di valli e orti un bacino di imprenditorialità femminile.
Altre letture ampliano l’orizzonte delle professioni incarnate da donne del territorio: Simonetta Cresti racconta con orgoglio la scelta di fare la geometra e Biancamaria Rossi quella di direttrice amministrativa dell’A.S.P. di Siena, entrambe le interviste in versione integrale sono custodite nella suddetta raccolta di atti.
In conclusione, la Parlamentare PD dal 2005 alla guida dell’assessorato regionale all’agricoltura, foreste, caccia, pesca e pari opportunità, Susanna Cenni, ha il compito di chiudere i lavori di questa intensa giornata. Non può fare a meno di partire dalla crisi, così prendendo in prestito un’espressione (da Giampaolo Fabris, sociologo e editorialista morto di recente) definisce la situazione attuale pari ad una gaia apocalisse su un vulcano. Una condizione accentuata dal divario crescente fra economia e società: allora come intervenire per modificare questo sistema economico in crisi? L’Ilva può essere preso come simbolo di una crisi al tempo stesso di natura economica, etica e ambientale, che ha messo in discussione le certezze acquisite, lavoro, pensione, etc…
Segni che preannunciano il fallimento di un intero sistema: ecco che con rinnovato vigore si affaccia il lavoro di cura come nuova declinazione. Oltre allo spread, si sta guardando ad altri indicatori – frequenti sono i richiami agli studi di Roberta Carlini. Il declino dell’individualismo ha fatto emergere con forza la necessità di un’economia della conoscenza: non si tratta più soltanto di arrangiarsi in un momento di difficoltà, ma si può iniziare col fare tesoro degli insegnamenti di Vandana Shiva, che si batte per la “manutenzione del mondo con rispetto per l’ambiente”. In tal modo la cura diviene una leva importante per poter esercitare dominio (con un’esclamazione di stupore che fu della regina Elisabetta d’Inghilterra, si potrebbe chiedere “come mai nessuno se ne era accorto”). Senz’altro il primo passo per un possibile superamento della crisi è smettere di tenere separata la crescita economica dallo sviluppo umano: una sfida per le forze politiche, oltre che un suggerimento prezioso per la costruzione della città della cura.
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