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Sensuability: disabilità e sessualità in una mostra

Sensuability: disabilità e sessualità in una mostra

Una mostra per sventare i pregiudizi sulla disabilità e sulla sessualità

Martedi, 11/03/2025 - È in chiusura la mostra di Sensuability (presso Biblioteca Laurentina a Roma fino al 14 marzo 2025), che declina il binomio: sessualità e disabilità. Incuriositi dalla straordinaria esposizione, abbiamo rivolto qualche domanda all'organizzatrice, Armanda Salvucci, formatrice Presidente dell'Associazione Nessuno Tocchi Mario.

Cara Armanda, come prima domanda mi piacerebbe sapere come è nata l'idea della mostra Sensuability, allestita presso Biblioteca Laurentina a Roma.

La sessualità è un tema che è parte fondamentale della mia vita ma diciamo che la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un casting, indetto da una regista molto famosa, tramite il quale cercava un nano o un disabile che "facesse tenerezza". Apriti, cielo e sprofondati, terra! Mi sono detta: “adesso dico io come voglio essere rappresentata, dico io come sono”. E così è nato Sensuability®, un progetto che, attraverso tutti i linguaggi artistici, vuole abbattere gli stereotipi e i pregiudizi sulla sessualità e disabilità. La mostra “Sensuability: ti ha detto niente la mamma?" è solo uno dei linguaggi, insieme con un cortometraggio, una mostra fotografica e un film. È chiaro che il tema esige tanta formazione a familiari, caregiver e operatori, insomma tutte quelle figure che si occupano di persone con disabilità.

Ascoltando alcune tue interviste, sono rimasta colpita dall'opinione che tu hai del concetto di "inclusività". Puoi chiarire meglio in che senso, per te, questa parola è ormai "svuotata di senso"?

L’inclusione, così come in passato l’integrazione, è una parola fortemente abilista, perché implica un “favore” fatto alle persone con disabilità nell’includerle in un mondo, in una società fatti per le persone senza disabilità. Secondo il concetto di inclusione le persone con disabilità si devono adattare a un mondo che non è fatto per loro. Previsione è la parola giusta. La società deve prevedere tutti i corpi, non includerli.

Se tu potessi esprimere un desiderio davanti alla società che siamo, quale sarebbe?
Solo uno? Di lasciare all’altro la libertà di esprimersi, ma anche di offrire a tutte e tutti le stesse possibilità.

Secondo te, qual è il pubblico ideale della mostra Sensuability?
Noi ci rivolgiamo ai ragazzi e alle ragazze, alle nuove generazioni in primis e poi a tutte quelle persone che sono bloccate dalla paura della diversità e della disabilità, perché capiscano che non sono un problema come la società induce a credere.

Pensi che questo tema sia declinabile per le scuole, soprattutto per le scuole dell'obbligo?
Sicuramente, perché alla base c’è la decostruzione di quel modello imperante che ci vuole tutti giovani, belli e con un corpo perfetto. Tutti siamo colpiti e irretiti da questo modello. Non solo le persone con disabilità. Ci sono giovanissimi che si sentono inadeguati o a disagio con il loro corpo, soprattutto quando si tratta di sessualità. Chi è che la prima volta che si è spogliato davanti ad un’altra persona non si è sentito inadeguato? Per questo noi abbiamo creato lo slogan iperbolico “La prima volta siamo tutti disabili®”. È utile provare ad estendere una condizione, questa estensione ci aiuta a comprenderla e a non temerla.

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