- La scrittura come appartenenza all’avventura dell’amore, della passione, della sofferenza
Benassi Luca Martedi, 27/05/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2014
La storia è una di quelle a lieto fine, di amicizia, di progetti portati a termine, di speranze che per una volta sembrano non rimanere deluse. È la storia di due donne, una appassionata di poesia, l’altra una poetessa, che vive ai margini della società, che ha conosciuto le cliniche psichiatriche, e che cerca di raggranellare qualche soldo fermando la gente per strada, per vendergli i suoi versi. Laura Sudiro viene fermata da Sandra Maria Notaro, in piazza Istria, a Roma: “ti piacciono le poesie?” le chiede a bruciapelo, porgendole un opuscolo autoprodotto con pochi testi. Le due donne finiscono davanti a un caffè, parlano, nasce un’amicizia, l’idea di un libro. “Il fantasma che suona il violino” viene pubblicato nel 2013 da Cultura e dintorni Editore, anche grazie alla disponibilità di Luca Carbonara. Luciana Gatti Zuccari, nella prefazione, definisce questa poesia “una voce sottile” che tuttavia “come lingua di lima taglia le sbarre che imprigionano l’anima e la ricchezza creativa.”
Effettivamente questi versi riempono la pagina di immagini semplici, di metafore che prendono spunto dalla natura, dalle sue regole, dai tramonti, dai suoni, dai colori. L’essenzialità della sintassi trova energia in una verticalità a tratti estrema, capace di isolare una parola in funzione di perno, attorno al quale far ruotare l’articolazione del testo. Questa apparente, candida facilità del dettato nasconde, nella sua disarmante chiarezza, un continuo, ineludibile desiderio di libertà per forzare le sbarre del quotidiano e far trapelare la luce, restituendo alla poesia il suo ruolo di rappresentare, senza infingimenti e falsità, il calore di un sentimento e di un appartenenza all’avventura umana dell’amore, della passione, della sofferenza. Sandra Maria Notaro ha esperienze artistiche, maturate nel campo del disegno e della fotografia, studi classici ed universitari, la militanza studentesca, infine il trauma dei ricoveri in cliniche psichiatriche, l’emarginazione e la solitudine. Tuttavia, lungi dal soffermarsi sui dati biografici alla ricerca dell’ennesimo fenomeno letterario, è opportuno leggere in questi versi la genuinità di un messaggio che ce li renda fratelli. La scrittura è per Notare un modo di essere nel mondo, un atto di fiducia nella parola, nelle sue capacità di rendersi indispensabile per chi legge. La pubblicazione de “Il fantasma che suona il violino”, acquisisce significati ulteriori, quelli di un’umanità che si riscopre, che cresce e si offre abbattendo barriere, soprusi, sbarre. I versi diventano il modo per mostrare se stessi, con coraggio, nel rapporto con l’altro. La poesia, che così poco valore ha per chi misura fatturati e potenzialità economiche, la poesia che Sandra Maria Notaro cercava di vendere per strada, salva la vita. Se permettete non è poco.
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