Giovedi, 13/04/2017 - Le date possono essere memoria. Portare con sé rabbia o indifferenza. Restare semplici numeri, che scandiscono lo scorrere del tempo oppure fermarlo a un momento.
Il 20 aprile prossimo, lo stesso giorno in cui a Reggio Calabria si terrà uno storico processo contro la cupola degli “invisibili” che governa la ‘ndrangheta, a Siena nella Sala Storica della Biblioteca degli Intronati si ricorderà l’azione di chi ha osato ribellarsi. Si racconterà il coraggio di chi ha testimoniato contro quel sistema mafioso, in particolare la scelta di una madre che si è opposta a quelle dinamiche familiari e sociali per tutelare sua figlia. E ancora oggi Denise come Lea.
Lea Garofalo, una donna che ha fatto appello alla protezione dello Stato, ha trovato ascolto in Libera, ha sfidato i ruoli assegnati dal clan, ha “mancato loro rispetto” perciò è stata additata come un’infame. Una vergogna per il padre, i fratelli, il marito. E la vergogna per loro si lava con il sangue. Si annienta con la violenza, si brucia e si riduce in polvere, anche se non avevano previsto che il suo esempio potesse rinascere come una fenice dalle sue stesse ceneri.
Questo 24 aprile la testimone di giustizia avrebbe compiuto 43 anni: “Se Lea ha avuto il coraggio di scegliere, noi dobbiamo avere il coraggio di ricordarla senza tentennamenti. Lo dobbiamo a Lea e a sua figlia Denise. Lo dobbiamo a noi stessi” così Daniela Marcone, coordinatrice nazionale di Libera Memoria. Molti i giovani che hanno sostenuto Denise durante il processo, moltissimi continuano a farlo con lettere e incontri nelle scuole, dal canto loro i ragazzi dell’Istituto Caselli di Siena la ricorderanno a partire da una graphic-novel, che ne ripercorre la vicenda con la delicata potenza del testo e dei disegni.
Una vicenda che per molti versi è stata definita “al femminile” – per il “volto” dei giudici della Corte e del Tribunale, senza dimenticare l’avvocata Enza Rando – e adesso altre due donne hanno messo la loro arte e creatività al servizio della memoria e ne hanno realizzato “un romanzo grafico” (edizioni Beccogiallo). Il libro, Lea Garofalo.Una madre contro la 'ndrangheta, è stato realizzato da Ilaria Ferramosca (sceneggiatrice) e Chiara Abastanotti (disegnatrice): la prima si occupa principalmente di scrittura per il fumetto, la seconda si dedica al disegno di fumetti e illustrazioni e sarà presente in Biblioteca all’incontro con i ragazzi. Di origine pugliese, l’autrice insegna sceneggiatura presso il polo pugliese di grafica e fumetto “Grafite”, nelle sedi di Lecce e Taranto, ha scritto varie sceneggiature per graphic novel e realizzato quella di un corto animato (“Moustache e i libri magici”). L’illustratrice è diplomata in Fumetto alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze e si sta specializzando all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha pubblicato per Beccogiallo Editore e per Liberedizioni, oltre che su GraphicNews . Durante l’incontro in Biblioteca dialogherà con lei Daniele Marotta, fumettista e direttore dell’Accademia del Fumetto di Siena; un confronto che si avvarrà del contributo di Alessio Duranti, bibliotecario, e Silvia Celeghin, docente di disegno e storia dell’arte.
Una mattinata in cui alcuni ragazzi prenderanno la parola con letture estratte dal testo, mentre le classi del triennio di grafica hanno partecipato con entusiasmo alla realizzazione della locandina dell’evento. La docente di grafica Chiara Guarducci ha seguito i ragazzi del triennio nell’esecuzione dei lavori, con i quali hanno partecipato ad una sorta di “concorso interno” alla scuola. Oltre a quella eletta per diffondere l’evento, tutte le locandine realizzate verranno esposte nell’Istituto, perché anche con le immagini è possibile far sentire la propria voce.
Ancora a proposito di date, il 20 marzo scorso una scritta sui muri di Locri attaccava don Luigi Ciotti, con questa frase: "più lavoro meno sbirri". Un gesto che “puzza” e dice d’altro, a meno di 24 ore dalla visita di Mattarella e 24 ore prima della Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Ancora date e numeri che non possono lasciare indifferenti.
In risposta all’accaduto l’Associazione Libera ha trasmesso un comunicato: "Questi vili messaggi sono un segno che l’impegno concreto dà fastidio. Risveglia le coscienze, fa vedere un’alternativa alla rassegnazione e al silenzio; è con questa Calabria viva, positiva che costruiamo, trovando soprattutto nei giovani una straordinaria voglia di riscatto e di cambiamento".
La distanza che separa Locri e Petilia Policastro è di 163 km: numeri e date che chiedono memoria. Come il 20 aprile per chi vorrà prendere parte all’incontro.
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