Parlando di Parigi e attraverso le nostre due Italiane, onorando tutte e tutti quelli che lì hanno lascato la vita e comunque conosciuto dolore e orrore in molte /i per sempre...e guardando al dopo
Domenica, 15/11/2015 - PRIMA PAGINA DONNA 28 (9-11 novembre 2015)
Quanto è successo a Parigi venerdì 13 novembre, la strage di guerra che ha colpito la vita tranquilla e il fine settimana di centinaia di francesi (e non solo) uccidendo e ferendo a morte centinaia di persone ha superato ogni altra notizia ed ha assorbito al massimo la sensibilità, le emozioni l’ansia di tante/idi sapere, seguire gli avvenimenti, di capire, di conoscere, per quanto ci riguarda dall’Italia, ma dall’Europa e dal mondo. La Francia, e il mattatoio di cui Parigi è stata vittima con l’atto di terrorismo perpetrato, ci riguardano tutti; e, oltre i confini del dolore e della rabbia ci sono le analisi, le preoccupazioni, le valutazioni di come affrontare la guerra che l’ISIS ha scatenato contro una gran parte del mondo occidentale e non solo.
La grandezza e la gravità degli eventi mi hanno fatto pensare che era il caso di “saltare “quel riportare notizie al femminile" che di settimana in settimana prendo in considerazione. Poi ho pensato che per coerenza con quella scelta che condivido in assoluto, cioè che è necessario andare avanti e non darla vinta a questa strategia del terrore che vorrebbe spingerci tutte/i alla paura al fermare la normalità della vita, ho pensato che era giusto non abdicare anche a questa piccola rubrica, facendo una scelta che mi pare simbolicamente significativa. Fra i tanti morti e feriti, di ognuno dei quali vorremmo sapere tutto per poterli sentire ancor di più nostre sorelle e fratelli ci sono anche due Italiane: ValeriaSolesin, della quale tragicamente proprio da poche ore è stata accertata la morte, e Laura Apolloni che, ferita per fortuna lievemente a una spalla, ripetutamente intervistata ha raccontato l’orrore che ha vissuto e condiviso.
Entrambe le italiane erano al Teatro Bataclan per il concerto, nel punto più drammatico dell’assalto alla città, che è poi stato rivolto a ristoranti, alla strada. Loro, allora, che per noi hanno un volto e una storia, sono in qualche modo il simbolo e testimoni di tutte e tutti quelli che hanno vissuto il terrore che ha attraversato Parigi. Valeria, che era al Bataclan con il suo fidanzato e degli amici, con un coraggio e una dignità che lascia senza parole, l’ha raccontata sua mamma definendola una ragazza meravigliosa. Valeria era a Parigi a fare un master alla Sorbona dopo essersi laureata, una delle tante e dei tanti giovani che vivono l’Europa come una terra senza confini. Era una volontaria di Emergency. Era insomma una di quelle giovani di cui il nostro paese va fiero e che incarnano il buono su cui il futuro può contare. Quando è scoppiata la sparatoria il suo fidanzato e gli amici sono stati divisi dalla folla che fuggiva e travolgeva tutto. Per un giorno si è sperato che la giovane potesse essere tra i feriti anche perché aveva perduto borsa e documenti. La speranza è stata spenta e pensando a lei pensiamo alle decine di giovani e non solo di cui non conosciamo il nome, ma le cui vite di valore sono state ugualmente spente o distrutte.
Penso sia una notizia da condividere l’annuncio che ha dato il presidente del Consiglio Matteo Renzi nel suo discorso ad Antalia al G20 in Turchia, di voler pensare ad una qualche iniziativa, come una borsa di studio o altro che possa ricordare Valeria.
E ancora molto importante per cercare di capire, sentire il racconto dell’orrore e della fuga attraverso i morti per raggiungere i tetti che in ogni intervista ha fatto Laura Apolloni, che per fortuna è stata ferita e già operata a una spalla senza conseguenze fisiche troppo gravi, e che ci da un'idea, seppur pallida per noi, della paura e dell’orrore della ferita umana e psicologica che anche chi è rimasto vivo si porterà addosso assai a lungo se non per sempre.
E a farlo capire bene è anche l’amico di Laura, Massimiliano Natalucci, che, anche lui intervistato, racconta l’orrore partendo dalla descrizione dello sguardo d’odio di chi sparava. Ed è allora citando le storie di queste /i italiane/i che voglio ricordare tutte quelle donne e uomini che non ci sono più. Ed è anche pensando a loro che dobbiamo sperare che si riesca a mettere a fuoco la strategia giusta per combattere l’orrore dell’ISIS, sapendo che solo un'unità di paesi capaci, senza ipocrisia, di far prevalere un obiettivo di pace e civiltà a quello di potere politico ed economico possono aprirci alla speranza che questa guerra possa essere affrontata e vinta anche se in tempi che si presentano lunghi e difficili.
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