Renzi ha già annunciato la propria segreteria, che da ieri compare sul sito ufficiale del partito, in sostituzione di quella uscente.
http://www.partitodemocratico.it/segreteria
Lasciamo ai commenti dei mass media i criteri sulla scelta delle persone, tutte giovani, competenti e animate da voglia di fare come il neosegretario.
In particolare segnaliamo l’interessante articolo de La Stampa .
Fa piacere che sempre sia stata messa in risalto la presenza di ben sette donne su cinque uomini: una novità rispetto alle precedenti segreterie, dove trovavamo sei donne e sei uomini.
A noi spettano alcune considerazioni sulla composizione da un punto di vista di genere.
Forse non è di pubblico dominio che a norma dello Statuto
3. Il Partito Democratico si impegna a rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla piena partecipazione politica delle donne. Assicura, a tutti i livelli, la presenza paritaria di donne e di uomini nei suoi organismi dirigenti ed esecutivi, pena la loro invalidazione da parte degli organismi di garanzia. Favorisce la parità fra i generi nelle candidature per le assemblee elettive e persegue l’obiettivo del raggiungimento della parità fra uomini e donne anche per le cariche monocratiche istituzionali e interne. Il Partito Democratico assicura le risorse finanziarie al fine di promuovere la partecipazione attiva delle donne alla politica.
Quindi una presenza non paritaria di donne e uomini comporterebbe la invalidazione dell’organismo.
La domanda è: col 7 a 5 è stato rispettato il criterio, o c’è stata da parte di Renzi una lesione del principio di parità di genere a danno degli uomini?
In soccorso di Renzi la circostanza che il PD, nato come partito del 50e50, ha inserito nello statuto l’” obiettivo del raggiungimento della parità fra uomini e donne anche per le cariche monocratiche istituzionali e interne. ”
Evidentemente il neo segretario ha giustamente computato tra i componenti della segreteria anche se stesso e ciò gli ha consentito una composizione della segreteria solo apparentemente non rispettosa della parità tra uomini e donne e a vantaggio di queste.
Il criterio adottato del sette a sei (e non 7 a 5), quindi, va intepretrato come impegno per il futuro da parte della nuova dirigenza di affrontare con l’incisività e il rigore che merita il tema delle regole per le cariche monocratiche, nella speranza anche di non veder più proporre alle primarie candidati di solo sesso maschile.
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