Domenica, 04/02/2024 - Il regista modenese Alessandro Marzullo, inserito da Ciak fra i dieci migliori registi esordienti, affronta attraverso un linguaggio poetico e artistico la sociologia di Bauman e Beck, descrivendo la linea di demarcazione attraverso la quale la “società dell'incertezza e dell'insicurezza”, lascia spazio alla “società del rischio”.
Bauman evidenzia che Freud nel suo testo: “Il disagio della civiltà” ha sostenuto che la società dell'epoca moderna, sembra edificarsi sulla coercizione e sulla rinuncia pulsionale in quanto il principio di realtà si impone sul principio del piacere e le ragioni del bisogno di certezze prevalgono su quelle del bisogno di felicità. Nel disagio della società post-moderna invece accade il contrario; l'uomo post-moderno perde gran parte della sua sicurezza in cambio della speranza di felicità. Questa acuta osservazione di Bauman va oltre con Beck, che rileva come tutto ciò che, nella prima epoca della modernità avanzata o primo momento dell'era post-moderna, manteneva ancora qualche certezza: dal lavoro, alla famiglia, alle amicizie, alla scienza, si è ulteriormente trasformato in libertà rischiose dove l'uomo non è più qualcosa di definito da criteri ascrittivi, ma è il prodotto delle proprie scelte, ovvero l'homo optionis. Dall'homo sapiens siamo passati all'homo optionis.
É l'epoca in cui sembra permanere la necessità di conformarsi alle regole per non essere esclusi dalla realtà in cui si vive, ma appare forte anche la ricerca di una identità dove si cede al rischio di scelte non sempre condivise smarrendo spesso le prospettive sul piano ideologico. É l'epoca della nostalgia di qualcosa che non è mai avvenuto dove la presunzione aiuta a superare le paure del rischio.
Descrivere questa inquietudine nello spazio di un film non è semplice, ma Alessandro Marzullo, utilizzando un piano narrativo dove la frammentazione del cinema post-moderno, corrisponde alla crisi dell'individuo post moderno, riesce ad entrare nella vita di quattro trentenni che, mentre la città eterna dorme, cercano il loro posto nel mondo.
Presentata alla 59a Edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, girato in dodici notti con un budget limitatissimo, interpretato da Demetra Bellina, Giuseppe Cristiano, Renata Malinconico, Mario Russo, Lorenzo Lazzarini, un efficacissimo paninaro filosofo e poeta che distribuisce pillole di saggezza “in tour”, distribuito da Daitona, prodotto da Lorenzo Lazzarini che si occupa anche delle presentazioni, il film, che unisce due cortometraggi realizzati nell'arco di otto mesi, è un viaggio notturno nell'anima di quattro ragazzi che non vogliono rinunciare alle proprie passioni, nonostante il loro progetto di vita stia prendendo una direzione diversa da quella che si erano proposti; creature fantomatiche che diventano protagonisti di un universo fittizio eppure profondamente reale dove viene evidenziata la crisi della società del rischio attraverso l'intreccio di vita di una hostess con velleità artistiche, un attore che cerca rimedio alla paura nel sesso occasionale e due musicisti che lavorano in nero in un ristorante. In mezzo a loro la figura del paninaro assume una connotazione fortemente archetipica e moderna allo stesso tempo; portatore di saggezza imbottisce le fette di pane con sprazzi di assoluta poeticità. L'abbondanza di citazioni alla poesia, alla sociologia, alla politica intesa nella sua accezione più ampia, connotano decisamente l'opera nell'era del post-moderno.
Gli intervalli, i rituali sociali, la scenografia, la fotografia che assume connotazioni cangianti attraverso i colori che tratteggiano le diverse situazioni, creano un universo diegetico che è flusso di coscienza e incoscienza. La frammentazione sul piano narrativo si fonde con le strade della Roma di Prati e del Tuscolano, con le saracinesche abbassate dei mercati rionali, con i Portici di Piazza Vittorio e la Stazione Tiburtina, ibridando cultura popolare e cultura d'elite, tradizione secolare dell'architettura con la modernità dei ragazzi di oggi. Attraverso la rottura della linearità narrativa classica Marzullo intende superare la distanza fra lo spettatore e i protagonisti della nostra epoca chiamando lo spettatore a riordinare i tasselli, a riempire le lacune, a ipotizzare riflessioni e interpretazioni.
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