Laiga, Cgil, Noi Donne, Udi, Vita di Donna, Freedom for birth Rome Action Group e La Casa internazionale delle Donne di Roma unite per dire: "Il ministro Lorenzin spieghi il suo piano per garantire alle donne l'accesso all'aborto sicuro. In Italia ogni anno oltre 15mila aborti clandestini, numero destinato ad aumentare a causa della sempre minor presenza di medici che praticano interruzioni di gravidanza”
Video dalla conferenza stampa: Silvana Agatone (Laiga) e Vittoria Tola
Roma, 26 maggio 2016. "Il Governo italiano dichiara di seguire attentamente la situazione denunciata dalla Cgil nell'interesse delle persone coinvolte, ovvero le donne, i medici ma soprattutto dei bambini non nati e della protezione dei loro diritti". È passata sotto traccia la dichiarazione della ministra della Salute Lorenzin resa nota l'11 aprile del 2016 in risposta alla pronuncia del Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d'Europa che sottolineava per la seconda volta la situazione critica in materia di tutela dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne in Italia a causa della preponderanza di medici obiettori di coscienza.
Il consiglio dei ministri europei si è riunito il 24 maggio proprio per valutare l'argomento, per ora non rendendo note le conclusioni. A livello procedurale questo organo chiederà comunque nuovamente conto all'Italia nel 2017 e nel 2018 delle strategie e delle azioni che intende compiere per sanare questa situazione.
Il reclamo presentato dalla Cgil presentava all'attenzione dell'organo europeo un quadro critico a causa della difficoltà sempre maggiore delle donne ad accedere al servizio di interruzione di gravidanza (Ivg) e delle discriminazioni sul piano professionale al quale i medici che applicavano la legge 194/78 in materia di Ivg. Già nel 2014 Laiga, la Libera associazione dei medici per l'applicazione della legge 194/78 aveva presentato, insieme alla IPPF EN (International Planned Parenthood Federation European Network), in materia un ricorso al Consiglio d'Europa vincendolo.
"Attenzione alle parole del ministro della salute , sono più insidiose di quello che potrebbero sembrare" - spiega Silvana Agatone, presidente di Laiga, nella conferenza stampa che si è tenuta ieri mattina alla Casa Internazionale delle donne di Roma, nella sede dell'archivio centrale dell'Udi e moderata da Chiara Valentini -. A distanza di 40 anni dalla Legge che legalizzava l'aborto, gli attacchi a questo diritto continuano ad essere evidenti, in ultimo con le parole sulla tutela dell'embrione da parte del ministro.
Eppure la Corte costituzionale già nel 1975 si era espressa nella sentenza n.27 a riguardo, stabilendo che "Non esiste equivalenza fra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute proprio di chi é già persona, come la madre, e la salvaguardia dell'embrione che persona deve ancora diventare".
"Le parole della Consulta non potrebbero essere più chiare - spiega Virginia Giocoli, avvocato e attivista di Freedom for birth Rome Action Group - il diritto di autodeterminazione delle donne e il diritto alla salute mentale e fisica hanno portata costituzionale e non possono essere ridimensionati in nome della tutela di interessi del concepito che non è ancora titolare di diritti soggettivi".
La teoria sostenuta dal ministero della Salute però è sempre la stessa. Secondo il ministero infatti: "I dati utilizzati per il reclamo dalla Cgil sono vecchi e non fotografano la situazione reale. Le cifre a nostra disposizione testimoniano invece una riduzione del numero di aborti in Italia e quindi di conseguenza se anche il numero dei medici che li pratica può calare, la loro presenza è sufficiente a soddisfare la richiesta della prestazione”.
Laiga e le altre associazioni però non sono d'accordo.
"Si restituisce così un quadro distorto della situazione. I dati raccolti dal dicastero della Lorenzin infatti nascondono un problema metodologico. Infatti per contare il numero degli aborti, il ministero si avvale delle schede che ogni medico compila dopo aver effettuato un'Ivg. Cioè il ministero conta gli aborti eseguiti ma non studia la richiesta delle donne di abortire e se tale richiesta viene soddisfatta. In realtà tale frase va letta in altro modo: i non obiettori diminuiscono e quindi è ovvio che diminuiscono gli aborti alla luce del sole. A Trapani e provincia, per esempio, fa notare ancora Agatone, dall’11 maggio non si fanno più aborti chirurgici e aborti dopo i 90 giorni perché sta andando in pensione l'ultimo medico non obiettore di coscienza. Di conseguenza secondo lo studio che effettua il ministero della salute dall’11 maggio gli aborti effettuati in quella città risulteranno "zero", Ma - ripete Agatone - se a Trapani e provincia non si fanno più aborti e nelle altre province gli ospedali continuano ad offrire lo stesso numero di posti per gli aborti, che soluzioni troveranno le donne che decidono di abortire a Trapani e provincia e non trovano risposta?
Le strutture si macchiano di interruzione di pubblico servizio, è lecito concludere che le donne dovranno appellarsi a qualche altra provincia, Regione o nei casi più disperati andare addirittura all'estero oppure ricorrere all'aborto clandestino, come succedeva 40 anni fa. Si aggiunga a questo che la multa per chi abortisce clandestinamente è stata di recente portata da 50 euro a 10mila, rappresentando davvero un rischio per la salute delle donne che spaventate dalla sanzione non dovessero ricorrere al servizio sanitario in caso di complicanze. Per questo appare ancora più grave la volontà di ridurre i punti Ivg da parte del ministro" come si evince nell’ultima relazione presentata al governo, conclude Agatone."
N.B. L’Istituto Superiore della Sanità stima che nel 2012 siano stati praticati tra i 12 mila e i 15 mila aborti clandestine. La Laiga stima che le cifre possano essere anche superiori
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In particolare hanno detto:
LOREDANA TADDEI (CGIL)
“La ministra Beatrice Lorenzin, anziché garantire la corretta applicazione delle legge ha inanellato una serie di affermazioni false: dal richiamo europeo che a suo dire non sarebbe è definitivo, mentre la decisione del Comitato Europeo è invece definitiva e non si cancella, ai dati contenuti nel ricorso Cgil, bollati come vecchi. Falso, perché nella pubblica udienza al Comitato europeo dei diritti sociali, del 7 settembre 2015, quindi un mese prima della sentenza (12 ottobre 2015) la Cgil ha presentato i dati aggiornati.
Non corrisponde al vero neanche che il primo reclamo collettivo, marzo 2014, sarebbe stato chiuso in senso favorevole per il Governo. Anche in quella occasione l'Italia era stata condannata. Così come è falso che il numero di medici non obiettori “risulta congruo, anche a livello sub-regionale, rispetto alle interruzione volontarie di gravidanza effettuate”. Il Comitato europeo, afferma invece in più passaggi della Sentenza che il governo italiano non è riuscito a dimostrare l’infondatezza della documentazione e dei dati forniti dalla Cgil. L'ultimo tentativo di ''depistaggio'' è stato quello di buttarla in una banale querelle di numeri, secondo un quotidiano diversamente interpretati da Cgil e ministero della Salute.
A proposito della discriminazione che subiscono i medici non obiettori, nei giorni scorsi Susanna Camusso ha lanciato una provocazione: una discriminazione positiva per medici e personale sanitario non obiettori di coscienza, da attuare introducendo vincoli per cui in ogni struttura pubblica ci sia la garanzia del servizio, come prevede la legge. Senza recludere medici e infermieri non obiettori a svolgere esclusivamente l'attività legata all'ivg”.
IRENE DONADIO (IPPF EN, International Planned Parenthood Federation European Network, in collegamento da Bruxelles, che insieme a Laiga preparò il ricorso accolto dal Consiglio d'Europa l'8 marzo del 2014.
"Facciamo presente che come IPPF EN siamo al corrente di molti altri casi simili anche a livello internazionale. Per esempio, in Polonia ci sono stati casi dei medici obiettori hanno rifiutato di fornire le informazioni cruciali sulla malformazione gravi di un feto temendo che la donna scegliesse di porre fine alla gravidanza, in Germania una vittima di stupro a Colonia non ha potuto ottenere la contraccezione di emergenza perché tutto l’ospedale a cui si era rivolta aveva invocato l’obiezione di coscienza in quanto ospedale cattolico. Casi come questi sono completamente inaccettabili”.
“Sull’obiezione di coscienza l'UDI, a tanti anni di distanza dall'approvazione della legge, ritiene che
i casi di obiezione dovrebbero ormai essere davvero una rarità, essendo chiaro a chi si
appresta a diventare medico ginecologa/o quali siano le leggi in vigore. Tuttavia anche a
prescindere da questa considerazione, l'attuale "obiezione selvaggia", così come viene praticata nelle strutture pubbliche o convenzionate, è gravemente compromissoria rispetto ad una seria
applicazione della legge, lesiva dei diritti delle donne e non degna di uno stato di diritto. Già due anni fa ponemmo al ministro 11 domande alle quali attendiamo ancora risposte esaustive”. (Le domande in allegato)
FLAVIA SPLENDORE E GABRIELLA PACINI, Vita di Donna
Con l'attività della nostra associazione forniamo diversi servizi come volontarie. Tra questi offriamo lezioni di educazione sessuale nelle scuole, ma attenzione, fuori dalle scuole. Perché nella grandissima maggioranza dei casi gli istituiti, i presidi e i professori non hanno alcuna voglia di ospitare questi insegnamenti e si trincerano dietro la motivazione che sono gli stessi genitori degli studenti a essere contrari. Così al di fuori della mura scolastiche proviamo a spiegare ai ragazzi come funziona la contraccezione, cosa sono le malattie sessualmente trasmissibili. C'è molta ipocrisia dietro a questi argomenti: spesso veniamo accusate dai docenti di fare lezioni “di idraulica”, e che dovremmo spiegare di più cosa è l'affetto, l'amore etc.. ma non credo che siamo noi a dover spiegare ai ragazzi i sentimenti...Troviamo molta ignoranza e la cosa peggiore è che le risposte che cercano i ragazzi le trovano su internet, a volte venendo completamente fuorviati. Abbiamo cominciato con queste lezioni quando in un occupazione di una scuola gli stessi studenti ci hanno chiesto di andare a spiegare loro queste tematiche.
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