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Londra / Propaganda come Potere e Persuasione

Londra / Propaganda come Potere e Persuasione

On esposizione alla British Library di Londra immagini, suoni e simboli che hanno pervaso la storia contemporanea

Sabato, 27/07/2013 - Tutto è propaganda – Everything is propaganda.

Questa affermazione di Jacques Driencourt è stampata su uno dei manichini all’ingresso della galleria: una serie di sagome, nere, senza volto, su ognuna è impressa una definizione di “propaganda”. Ombre inquietanti, pedine di un’invisibile regia. Eppure il fenomeno esiste dapprima che la parola fosse coniata. Difficile risalire alle origini, i segni si possono rintracciare già nell’antichità come tentativi di vario genere di manipolare le attitudini collettive con l’uso di simboli. Si apre così l’evento espositivo della British Library di Londra, dove fino alla metà di settembre è possibile accedere ad un percorso sui mezzi e l’uso della propaganda dal secolo scorso ad oggi. Nella prima sala – Origins – si prepara all’impatto esplosivo che ha poi assunto, anche se già dall’antichità se ne colgono i segni, attraverso canali differenti lungo tutto il corso della storia si è plasmata la fede delle masse, per indurle alla guerra, per creare unità o provocare divisioni. Silente, ma pervasiva. Ancor più potente e penetrante con il diffondersi dell’industria della comunicazione: radio, cinema veicolano messaggi commerciali e inducono a stili di vita. Ogni prodotto trasmette un’idea, ma soprattutto forma convinzioni. Si sta per varcare la soglia del secolo in cui le nazioni – Nation è denominata la seconda sala – esercitano un controllo sempre più totalizzante sulla collettività, che renderà possibile le mostruosità dei totalitarismi. La potenza delle immagini passa attraverso i “poster”, locandine di ogni genere, manifesti che fanno uso di simboli patriottici per convincere a difendere il proprio paese in guerra, per tenere alto il morale, per ridicolizzare il nemico. Tutto inizia a diventare strumento di propaganda.

Per comprendere come tutto questo sia potuto accadere, agli oggetti esposti si alternano contributi video dove alcuni esperti si pronunciano sul senso e sull’evolversi della propaganda, che non nasce come un concetto negativo. Non ha dall’inizio quella carica spaventosa che poi ha assunto. Del resto, poggia su idee già esistenti e circolanti, il vero problema precisa David Welch dell’Università di Kent “è il monopolio della propaganda!”

Nella pancia del manichino all’ingresso della sala, è impressa come un pugno: “Propaganda is the executive arm of the invisible gouvernment” (Edward Bernays)

Alle volte accanto ai manifesti delle cuffie permettono di ascoltare le musiche diventate tradizionali inni politici, non mancano i francobolli, le banconote, dove sono impressi simboli patriottici; miniature di monumenti eretti per creare consenso. Una sezione è riservata allo sport, che può unire e dividere, emozionare e far tremare di rabbia, essere una vetrina per un intero paese. Ne sono un esempio le Olimpiadi, tenutesi a Londra lo scorso anno anche grazie ad una vincente campagna promozionale: uno spot che in questa cornice fa un certo effetto.

Senza propaganda non avrebbe potuto diffondersi il “culto della personalità” che ha circondato personaggi come Mao, Hitler, Stalin, Mussolini, figure che testimoniano la pericolosità dell’uso di immagini, slogan, messaggi. Perché la creazione del mito si realizzi è necessario non solo combatterlo ma demonizzare il nemico – Enemy e War sono denominate le sale successive, dove si mostrano le strategie per ridicolizzare il nemico (è esposto il noto manifesto sovietico della statua della libertà nei cui occhi trapelano ombre armate), per reclutare alle armi (primeggia l’immagine dello zio Sam con il dito puntato “I want you for U.S. Army” di cui sono state stampate oltre 4 milioni di copie). Immancabile Rosie the Riveter, diventata un’icona dell’emancipazione femminile americana, quando le donne furono incoraggiate a occupare i posti di lavoro lasciati vacanti dagli uomini partiti in guerra: una campagna che vide un incremento eccezionale del numero delle operaie. Tattiche simili di controllo che ora i governi utilizzano in altri settori come quello della salute – Health è intitolata la quinta sala – dove il potere di grandi compagnie si esercita con altrettanti metodi pervasivi (anche esempi d’impatto positivo come la campagna di prevenzione alla diffusione dell’AIDS incentrata sulla lotta all’ignoranza).

Si varca la soglia dell’oggi – Today – dove le immagini sono trasmesse da monitor. Primeggia un grande schermo che lascia scorrere senza sosta messaggi, twitt, di colori differenti: una installazione che fa riflettere sul cambiamento della comunicazione e l’uso delle tecnologie digitali anche nella propaganda. Sul potere dei social media, come Twitter e Facebook, che veicolano immagini, stili di vita, notizie, mettono in relazione, creano appunto unione e dividono, isolano eppure formano comunità. Attraverso nuovi media, continua la sua azione. Potente e penetrante. Pervasiva e persuasiva. Spaventosa eppure magnetica, la propaganda procede inarrestabile un’azione di mobilitazione della collettività. Un messaggio che dal Regno Unito assume per noi italiane/i un amaro spessore, il rilievo di un invito alla riflessione, a saper osservare con maggiore consapevolezza tutto quanto ci viene mostrato - dai messaggi pubblicitari alle campagne elettorali – perché la propaganda si nasconde ovunque!





PROPAGANDA: POWER AND PERSUASION

17 MAGGIO – 17 SETTEMBRE 2013

BRITISH LIBRARY – LONDRA

www.bl.uk/propaganda

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