E’ possibile attribuire alla religione la facoltà di “curare” l’omosessualità, fino a credere di poter riparare un danno con la preghiera, come se la mente fosse un oggetto e gli orientamenti sessuali gli arti rotti di una bambola? Il romanzo 'L’albero dei rosari' di Maurizio Valtieri, DiàmonD Editrice, rompe il silenzio su un sistema diagnostico pericolosamente in atto in una miriade di cenacoli religiosi, raccontando l’esperienza di Davide, protagonista e “oggetto” di una cura che mira a ristabilire la cosiddetta normalità. E’ la teoria riparativa dell’omosessualità. Un protocollo di pratiche diagnostiche condivise ancora oggi da buona parte degli psicoterapeuti di formazione cattolica oltranzista. Tratto da una storia realmente accaduta, il romanzo è il frutto di cinque anni di esperienza professionale vissuta dall’autore in un Istituto religioso italiano. Una sorta di villaggio dei dannati dove, tra simposi e convegni, si continua a pensare che l’omosessualità possa essere recuperata sradicando la diversità. Nonostante a metà degli anni ’90 l’OMS l’abbia definitivamente depennata dalle malattie mentali, la controffensiva cattolica, per mano di un gruppuscolo di psicoterapeuti statunitensi, ha ritirato fuori la tesi della teoria ripartiva. Un concetto privo di fondamento scientifico ma estremamente in voga tra genitori con figli minorenni. Aggiustare per omologare, normalizzando caratteri e funzioni. Orientamenti sessuali bollati come eretici vengono alla luce tra le pagine di questo romanzo in un susseguirsi di colpi di scena attinti dalla cronaca. Un percorso iniziatico che spinge con violenza il protagonista, non ancora maggiorenne, verso una “guarigione” che la famiglia reputa necessaria, nell’immanenza dell’incontro con l’Altissimo. Tra introspezione e aperture poetico-letterarie il racconto accompagna chi legge tra i paradossi di una società chiusa, forma e metafora del pensiero unico. Illuminando una realtà di cui si parla pochissimo, dove la tesi accolta dai religiosi è che non esistano persone omosessuali ma solo eterosessuali con un problema temporaneo di omosessualità. Da qui il percorso ripartivo, che innesta protesi immateriali attraverso una preghiera che si fa plagio, manipolando ininterrottamente corpi e coscienze.
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