LETTERA APERTA ALLA MINISTRA GIANNINI SULLA FORMAZIONE DEI DOCENTI AL CONTRASTO DELL'OMOFOBIA E DELL
Se non ora quando chiede alla titolare del dicastero dell'Istruzione di non silenziare il bisogno di conoscenza degli insegnanti e degli studenti italiani sulle discriminazioni e di non privarli dei conseguenti strumenti di contrasto.
Lunedi, 09/06/2014 - Nel nostro Paese il tema dei diritti delle persone e della modalità per tutelarli ha sempre una sconcertante e drammatica attualità. La vicenda delle proteste di Treviso, dove i genitori degli alunni di una scuola media si sono detti contrari alla visione di un film sul tema dell’omofobia, si aggiunge all’episodio dell’intervento formativo sul medesimo tema in un liceo pubblico romano, scelta didattico-pedagogica che ha portato da una parte alla reazione omofobica di qualche gruppo organizzato e dall’altra alla denuncia di alcuni genitori contro i docenti per avere suggerito ai loro studenti la lettura di un libro narrante di vita e di amori omosessuali. Se non ora quando ritiene che queste veementi prese di posizione si configurino quale un attacco non solo alla libertà d’insegnamento costituzionalmente garantita, ma al concetto stesso di educazione e formazione.
Qual è il compito della scuola pubblica? Trasmettere un’etica “personalizzata”, che risponda ai peculiari valori di ogni famiglia, o invece un'etica aderente ai principi fondanti dello Stato democratico? E tra di essi non v’è l’impegno a garantire il debellamento delle forme di discriminazione previste dalla nostra carta costituzionale? Bene, quindi, ha fatto la Ministra dell’Istruzione Giannini, spegnendo la polemica, a ribadire che il corpo docente ha diritto di scegliere i percorsi didattici e pedagogici più consoni ai bisogni dei propri studenti attraverso l’individuazione di strumenti congrui ed idonei al raggiungimento di tali obiettivi. Lo Stato ha il dovere di combattere la violenza attraverso la repressione dei comportamenti conseguenti, ma ha anche il compito di adottare misure preventive perché essi non si ripetano. Niente, difatti , funziona più della cultura per iniziare ad arginare qualsiasi manifestazione di violenza o di discriminazione. A fronte di una crescente domanda di criteri interpretativi della realtà in cui vivono gli adolescenti italiani, gli insegnanti si ritrovano sovente privi di mezzi che oggettivamente consentano di fornire le adeguate risposte, come nel caso degli interventi in grado di modificare una radicata cultura omofobica e discriminatoria.
Se non ora quando chiede al Ministero dell’Istruzione di promuovere percorsi didattici in grado di venire incontro alle istanze della comunità scolastica, che richiede informazione e formazione sui temi del contrasto alle discriminazioni di ogni genere. Compito ancora più obbligato, perché rientra in un piano strategico d’azione, le cui priorità sono state evidenziate dal Consiglio d’Europa. In verità, per far fronte ai rilievi sovranazionali, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, su indicazione governativa, aveva commissionato appositi corsi rivolti agli insegnanti sul tema “Educare alla diversità nella scuola”. Oltre alle lezioni frontali era previsto materiale specifico, in forma di opuscoli teorico-pratici, ad uso dei docenti, con indicazione di esercizi e modelli didattici. Ma, senza alcuna motivazione, l’iniziativa è stata prima sospesa e poi soppressa. Non ci sembra un caso che il fermo sia avvenuto a pochi giorni dall’intervento della CEI, che bollava “l’ideologia del gender” come pericolosa per l’integrità della famiglia. Sappiamo invece che non di ideologia si tratta ma di una fondamentale metodologia di analisi.
Infatti non è in gioco né la facoltà dei genitori di formare i figli secondo i propri modelli educativi, né l’imposizione coatta di alcun modello di riferimento sessuale, ma solo ed esclusivamente il ruolo della scuola pubblica italiana, che deve poter rispondere alle sollecitazioni provenienti dalla realtà. Se non ora quando è dalla parte dell’istituzione scolastica che sempre più si fa maestra di vita e, per evitare che si ripetano intimidazioni, minacce e denunce, chiede alla Ministra Giannini di ripristinare i percorsi di formazione precedentemente individuati. Silenziare il bisogno di conoscenza degli insegnanti e degli studenti italiani sulle discriminazioni e privarli dei conseguenti strumenti di contrasto ci sembra poco consono al ruolo ed alle funzioni di un’istituzione pubblica. Se non ora quando ritiene che il tempo di dare congrue risposte a tale bisogno sia “Adesso”, senza tentennamenti e condizionamenti, perché i nostri docenti ed adolescenti non siano più vittime di attacchi ideologici, come gli ultimi episodi di cronaca rilevano.
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