Un progetto nato per dare risposte alla frustazione che spesso accompagna il lavoro di assistenza nella sanità. Intervista a Titti De Simone, ideatrice del progetto
Come è nato il progetto?
L’Emozionario è un progetto che affonda le sue radici in bisogni preesistenti e resi irrimandabili dalla pandemia in corso. La fatica del prendersi cura è esplosa a causa del Covid19 ma esisteva anche prima e questo progetto nasce dalla necessità di trovare uno spazio dove nutrire la propria consapevolezza, un tempo in cui elaborare, discutere, sviscerare, un nuovo modo di intendere il proprio diritto/dovere all’autocura, attraverso la promozione del benessere professionale e lo sviluppo dell’Intelligenza Emotiva. Per questo motivo a febbraio del 2021 è nato il nucleocostituente de “L’Emozionario delle professioni Sanitarie” accolto dal gruppo facebook “Laboratorio di Nursing Narrativo Milano”. Vogliamo creare una comunità che, attraverso la riflessione e la condivisione di storie, di parole, di sentiti possa dare vita a nuovi significati, un nuovo “vocabolario del sentire” costruito partendo da quello che proviamo e sperimentiamo quotidianamente. Abbiamo messo a disposizione due indirizzi di posta elettronica (desimone.titti@gmail.com ed emozionariosanita@gmail.com) ricevendo centinaia di mail contenenti storie, poesie, riflessioni. Teniamo dirette sulla pagina Facebook “Laboratorio di Nursing Narrativo Milano”.
Che cosa si prefigge l’Emozionario?
Vogliamo fornire uno strumento per affrontare ed elaborare le emozioni che viviamo ogni giorno durante il nostro lavoro aumentando la consapevolezza per sviluppare l’intelligenza emotiva, gestire le nostre competenze relazionali attraverso formazione, momenti di condivisione e gruppi di lavoro.Nelle dirette Facebook, con la collaborazione di colleghi infermieri esperti, formatori, psicologi e filosofi, siamo partiti dall’etimologia della parola per condividere il nostro sentire e costruire il nostro significato. Il materiale che a mano a mano andiamo producendo e che raccogliamo,ci consentirà di riscrivere un vocabolario delle emozioni che possa guidare iprofessionisti nei momenti di smarrimentoed essere uno strumento di apprendimento per gli studenti.
Qual è lo stato dell’arte?
Ad oggi abbiamo raggiunto alcune migliaia di professionisti in molte città italiane grazie ai nostri eventi, con le dirette, le iniziative, la “Settimana della Consapevolezza Infermieristica” in occasione della Giornata Internazionale degli Infermieri e lo “Zainetto del Benessere”:un prontuario di strumenti pratici per gestire le “emergenze emotive”. L’8 novembre scorso, presso il Grand Hotel Villa Torretta di Sesto San Giovanni, abbiamo presentato il progetto in un corso organizzato grazie al supporto dell’Ordine delle professioni Infermieristiche di Milano-Lodi-Monza Brianza.Al corso erano presenti circa 100 colleghi, divenuti occhi da guardare e mani da stringere in questa prima uscita pubblica del progetto. È stato un evento partecipato e molto sentito, arricchito dalle testimonianze dei presenti, dai loro vissuti. Nei giorni seguenti abbiamo ricevuto da molti colleghi la disponibilità a collaborare con noi per costruire lo spazio che sogniamo per l’Emozionario: una comunità fatta di cura, ascolto, condivisione, conoscenza ed agire di buone pratiche, umanizzazione e umanità condivisa.
Quali sono le iniziative future?
Stiamo portando l’esperienza in corso in Lombardia anche in altre realtà: in Liguria per esempio è già attivo un gruppo di lavoro e in Piemonte sono stati avviati contatti. Vogliamo stabilire collaborazioni con Società o gruppi che possono condividere i nostri obiettivi. In questo senso stiamo prendendo contatti con gli Ordini Professionali Infermieristici, con alcune Società Scientifiche che operano in campo sanitario e con l’Istituto Italiano di Bioetica. Questo progetto, nato dagli infermieri, è un invito a tutti i professionisti della sanità, a riflettere sull’importanza della relazione come strumento di cura e di autocura. Partire dalla consapevolezza che una buona gestione delle emozioni può contribuire ad essere professionisti ed esseri umani migliori è un punto di forza per promuovere una organizzazione sanitaria che sia più rispondente ai bisogni dei singoli e delle comunità.
Intervista di Ivana Carpanelli
Foto: da sinistra Dina Uggeri, Ornella Ventura, Titti De Simone, il presidente dell'Opi Pasqualino d'Aloia, la filosofa Laura Campanello, Giovanna Degni, Rosa Anna Alagna, Isabella Scanniffio
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