Nell'epoca della “società liquida”, anche l'amore diventa “liquido”, a causa della precarietà imperante e del consumismo. Necessaria una nuova ars amandi tesa all'essenzialità, alla progettualità e all'impegno reciproco
Venerdi, 06/02/2015 - Ho preso in prestito parzialmente il titolo dal famoso romanzo di Gabriel García Márquez “L'amore ai tempi del colera”, ambientato tra la fine dell'800 e l'inizio del 900, che racconta la storia di un amore tormentato e tanto atteso che dopo "cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese" finalmente può sprigionarsi in tutta la sua potenza. Il personaggio principale Fiorentino continua a nutrire negli anni un eterno ed incrollabile sentimento d'amore nei confronti di Fermina, sebbene gli ostacoli sulla sua strada siano molti, fino all'inatteso, quasi insperato, lieto fine.
Nella nostra epoca tutto questo è difficile che accada, in quanto ci troviamo a vivere in una post-modernità avversa al rischio e impegnofobica e in una “società liquida” - come la chiamerebbe il sociologo Zygmunt Bauman - in cui tutto scivola e in cui tutto ha poco valore, e anche l'amore è “liquido”, perché caratterizzato da instabilità e fragilità.
Le relazioni affettive sembrano impregnate di fluidità, di incertezza e di poco impegno e coraggio. I rapporti sentimentali sono divenuti fugaci, effimeri e incerti, gli uomini e le donne hanno paura dei legami duraturi e non hanno più la capacità e la voglia di impegnarsi, e la colpa è della società, secondo Bauman, poiché basata sul consumismo.
L'uomo compra tutto ciò che gli piace e lo consuma e, appena si stanca di quel bene, se ne disfa. Così sono i rapporti, oggigiorno; si tende sempre più a chiudere una storia non appena questa comincia a delinearsi come stabile e seria e, spaventati dal fatto che possa trasformarsi in routine, la si sostituisce con un'altra “tascabile” - definita così sempre dallo stesso Bauman - ossia tenuta in tasca e presa solo all'occorrenza, bella ma leggera e non vincolante. Io li definirei “amori part-time” o “precari”.
Infatti, in una società in cui tutto è precario, a partire dal lavoro, anche le relazioni diventano precarie e i rapporti amorosi si moltiplicano, andando così ad assumere forme di convenienza, di utilitarismo e, ancora peggio, di infedeltà.
Gli impegni a lungo termine vengono sempre più raramente presi in considerazione. Non c'è più la volontà di trovare solamente una persona con la quale intraprendere un progetto di vita insieme e di impegnarsi affinché duri nel tempo, con la consapevolezza che si potranno incontrare problemi e difficoltà, ma si preferisce avere tante relazioni “usa e getta”, oppure relazioni virtuali.
Con l'avvento del mondo virtuale, i rapporti tra le persone sono aumentati, ma sono anche diventati sempre più superficiali. I giovani creano contatti in poco tempo e li rompono facilmente e in maniera indolore, proprio utilizzando i nuovi mezzi di comunicazione, perché è molto più semplice nascondersi dietro un display che parlare direttamente, guardando l'altra persona negli occhi.
Oggi, infatti, quello che manca è il coraggio, l'onestà e la sincerità e, a volte, anche la dignità in amore. Prendo in prestito le parole che pronuncia il personaggio di Ernest Hemingway nel film “Midnight in Paris” di Woody Allen: “Io penso che l'amore vero, autentico, crei una tregua dalla morte. La vigliaccheria deriva dal non amare o dall'amare male. Il cuore di una persona è la cosa più vulnerabile che lei possa offrire ad un'altra. La morte non indugia più nella mente. La paura non annebbia più il tuo cuore. Solo la passione per vivere, e per amare, diventa la tua unica realtà. Questo non è un compito facile, per esse ci vuole un insormontabile coraggio”. Proprio così, l’amore è un compito difficile che richiede un insormontabile coraggio.
Invece, sempre più spesso l'amore viene preso in considerazione solo come reazione alla paura della solitudine, come un rimedio all'incapacità di rimanere da soli. E non c'è cosa più triste che attribuirgli questa pallida finalità.
Ma, al giorno d'oggi, si rafforzano anche le patologie dell' “amore”, come le relazioni violente, che di amore non hanno proprio alcunché, e che sempre più spesso sfociano nell'uccisione del partner, perché non si accetta la fine di una storia: “ti distruggo piuttosto di perderti”. Ci troviamo di fronte a rapporti malati, basati sulla prevaricazione dell'uno sull'altro, sulla possessione e sulla violenza fisica, economica e psicologica.
Secondo Remo Bodei, professore di filosofia presso la University of California, nella società odierna si assiste, dunque, ad una sorta di incapacità affettiva, di fragilità, di fretta di consumare l'amore senza legarsi e ad uno squilibrio tra possesso e donazione: “A causa del consumo vertiginoso delle esperienze, della maggiore libertà di scelta, della più estesa facoltà di sciogliere vincoli pregressi e di cambiare partner, della perversa volontà di non prendere congedo dalla persona amata si diffonde un'incompetenza amorosa nel più ampio quadro di una generale incapacità di gestire i piaceri e gli affetti”.
Viene, così, ad affermarsi un analfabetismo emotivo-relazionale, dovuto in primo luogo a noi stessi, al nostro caos emozionale e alla nostra incapacità di comprenderci reciprocamente a fondo e di relazionarci con un altro essere umano, aprendoci del tutto e mostrando le nostre paure, debolezze ed insicurezze, ma anche alla latitanza della società che non è riuscita nel suo intento di educare le persone ai sentimenti e alle emozioni. Oggi le relazioni sono diventate più complicate e complesse, perché richiedono - nella loro gestione - abilità comunicative diverse da quelle semplici, ma rigide, del passato dove tutto, anche l'amore, era socialmente prestabilito e imposto dalla famiglia; abilità nuove che nessuno, però, ancora ci ha insegnato o ci ha esortato a sviluppare.
A proposito di questo, il maestro Tiziano Terzani nell’ultimo libro appena edito “Le parole ritrovate” dichiara: “L’amore? Una cosa che ormai è diventata così poco di moda. Chi di voi ha i capelli bianchi come me, si ricorderà che la nostra generazione diceva «fare all’amore» e non «fare sesso». Io trovo che se insegnassimo ai nostri figli già queste espressioni, avremmo fatto qualcosa di interessante. Avremmo riportato nella vita quella cosa stupenda e meravigliosa che è l’amore. Qualcosa che è più grande della materia”.
È necessaria, a mio avviso, dunque, una nuova “ars amandi”, in nome della quale, come propone il filosofo Alain Badiou nel suo “Elogio dell'amore”, si venga a costruire una nuova filosofia dell'amore, secondo cui bisogna affrontare i problemi ed impegnarsi per risolverli. Secondo Badiou, “la gente è convinta che l'amore sia trovare la persona giusta e poi tutto andrà bene, ma non è così. Richiede molto impegno. Risolvere i problemi esistenziali dell'amore è la grande gioia della vita. Quando si è innamorati, si prova un sentimento di serenità tale che sembra di essere in paradiso. L'amore è associato all'essenza dell'altro e si concentra nel momento in cui quest'ultimo fa irruzione con tutta l'anima nella nostra esistenza, che viene quindi sconvolta e trasformata”.
Scrive, infine, ed è la frase con cui concludo e che reputo molto significativa, perché dà il senso profondo di una vera storia d’amore: “la relazione amorosa è la casualità di un incontro che viene sconfitta giorno dopo giorno dall'invenzione di qualcosa che durerà”.
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