Domenica, 03/11/2013 - Nel lontano 1978 Maria Giovanna Zanini - Vanna di Grosseto per noi dell’Udi che la incontriamo in ogni grande o piccolo appuntamento nazionale - si laureò con una tesi dal titolo “L’esperienza come possibile base di partenza e di verifica permanente nel processo di liberazione e di crescita personale e sociale delle donne” presso la facoltà di Magistero dell’Università degli studi di Roma. Aveva 38 anni e famiglia con figli. “…ho desiderato riprendere da dove avevo lasciato una serie di cose tra cui c’era anche questa università che volevo finire, non tanto perché mi interessasse per il lavoro, perché già lavoravo, ma proprio per un bisogno di riprendere un qualche cosa che avevo lasciato a metà”, così raccontava in una intervista del 2000 in occasione di una ricerca sulla storia delle donne grossetane di cui lei è figura di primo piano, situata con generosità e intelligenza nell’intersezione, a partire dai primi anni settanta, tra Udi e movimento femminista. Bene hanno fatto le donne del Centro Donna di Grosseto, di cui Vanna è stata presidente negli anni 1990-2007, a pubblicare la sua tesi a tanti anni di distanza: un gesto importante, significativo, voluto anche dall'Associazione Raccontincontri che gestisce la Libreria delle Ragazze, che muove in primo luogo dal desiderio di riconoscere il valore politico e umano di questa donna nata in Abruzzo e vissuta in Friuli, all’Aquila, a Brescia e infine a Grosseto, “nomade” soprattutto perché libera nell’aprirsi alla vita e alla verità delle altre, con delicata sensibilità e una feconda curiosità ed empatia verso ogni tipo di sofferenza e di disagio. La tesi di Vanna racconta di relazioni politiche tra donne, del valore dell’autocoscienza, di aborto e violenza sessuale, parla della sua doppia militanza tra femminismo e Udi che continuerà anche quando l’Udi a Grosseto, in conflitto con la dirigenza nazionale, cesserà la sua attività. Preziosi i due allegati finali. Il primo riporta un dibattito sul consultorio del 1976 introdotto da Vanna e con gli interventi di Simonetta Tosi, Luciana Viviani, Giuseppina Giuffreda in cui risultano chiare le differenti impostazioni, ma anche il sincero desiderio di capirsi. Il secondo propone una riflessione sulle “150 ore” dove, lei sostiene, occorre assumere l’esperienza come base di riferimento. Porta l’esempio del corso 150 ore delle casalinghe di Follonica le quali “sono uscite dall’individualismo domestico (…) hanno preso coscienza di sé e innestato un processo di crescita permanente”. Leggendo questo piccolo ma denso libro si tocca con mano il fervore e la passione politica degli anni settanta che ha investito scuola, luoghi di lavoro, tessuto sociale e, soprattutto, le donne e il loro forte desiderio di cambiare, a partire da sé e nell’intreccio tra pubblico e privato, ogni aspetto della vita. Un racconto appassionante che custodisce anche alcuni nodi irrisolti dell’oggi.
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