La riscoperta di Fausta Cialente, grande scrittrice del Novecento
Femminista e antifascista, scrisse grandi romanzi e ricevette il Premio Strega nel 1976. Visse una vita lunga e movimentata, all’insegna del cosmopolitismo e dell’impegno militante
Lunedi, 26/12/2022 - Si è formata come scrittrice autodidatta ed ha prodotto splendidi romanzi, affiancandoli anche ad una attività da sceneggiatrice, narratrice, giornalista, traduttrice e conduttrice radiofonica. Ha vissuto una vita avventurosa, tra l’Italia, l’Egitto, il Kuwait e l’Inghilterra. Ha ottenuto importantissimi premi e riconoscimenti ed ha avuta una vita molto lunga e sempre ricca di esperienze interessanti. Soprattutto, è stata femminista ed antifascista.
Oggi Fausta Cialente, una delle voci più importanti e multiculturali della letteratura del Novecento, viene riscoperta dalle Edizioni Nottetempo, che da poco ne hanno rieditato uno dei suoi romanzi più belli: Un inverno lunghissimo.
Figura poco nota e studiata, è stata dimenticata per lunghissimo tempo, così come altre voci di donne, non meno interessanti e particolari, come Alba De Céspedes, Laudomia Bonanni, Brianna Carafa, Irene Brin e tante altre. Scrittrici che ancora oggi non trovano adeguato spazio nelle antologie scolastiche, per il solito atavico vizio – per la verità non soltanto italico – di non considerare la scrittura femminile all’altezza di quella maschile. Tutt’al più, adeguata a dare vita a romanzi e romanzetti d’amore, tutt’al più rivolti per lo più ad un pubblico femminile ed anche scarsamente acculturato.
I romanzi della Cialente sono dotati di uno stile magnifico ed inoltre anticipano di decenni tematiche oggi molto attuali. A cominciare dal romanzo d’esordio, "Natalia", uscito nel 1930 (e tradotto due anni dopo in Francia) che, per la prima volta in assoluto nella letteratura italiana, affrontava il tema dell’omosessualità femminile (si veda: https://leortique.wordpress.com/2022/02/15/a-proposito-di-un-caso-di-letteratura-lesbica-sommersa-natalia-di-fausta-cialente).
Nonostante tutti gli accorgimenti, il romanzo incappò nelle maglie della censura fascista e fu rieditato moltissimi anni dopo, nel 1982, con diverse modifiche sia alla forma che alla sostanza.
"Natalia" le valse il Premio dei Dieci, presieduto da Massimo Bontempelli, mentre con "Marianna", uscito nel 1931, e pubblicata sulle pagine de La Fiera Letteraria, nel 1932 vinse il Premio Galante, conferito esclusivamente alle donne.
Nel 1936 pubblica "Cortile a Cleopatra", ambientato in Egitto.
"Ballata Levantina", indagine storica e narrazione autobiografica, è del 1961 e le valse il secondo posto del Premio Strega.
Nel 1966 seguì "Un inverno freddissimo", uno straordinario inno alla vita oggi di grande attualità. La storia racconta l’inverno del 1946, visto da una soffitta milanese in cui ha trovato rifugio una famiglia allargata.
Da questo romanzo fu tratto il film televisivo "Camilla", interpretato da Giulietta Masina e diretto da Sandro Bolchi. Con questo romanzo guadagna il terzo posto al Premio Strega.
Nel 1972 pubblica il romanzo "Il vento sulla sabbia" e nel 1976 si aggiudica il Premio Strega con "Le quattro ragazze Wieselberger", in cui parla della sua infanzia triestina che si intreccia con gli avvenimenti del “secolo breve”.
Fausta Cialente appartiene alla buona borghesia italiana ed è dunque una privilegiata. Eppure, nei suoi romanzi, affronta sempre tematiche relative alla fatica di vivere dei più deboli e degli sfruttati, parla del dolore e della guerra che si intrecciano con la sua quotidianità.
Nata a Cagliari, per pura casualità, il 29 novembre 1898, Fausta Cialente si formò culturalmente a Trieste e crebbe tra Ancona, Roma, Teramo, Senigallia, Firenze, Genova, Milano e altre città dove il padre era costretto a spostarsi in quanto ufficiale di fanteria. La madre era una nobildonna triestina. A vent’anni sposò il compositore e agente di cambio ebreo Enrico Terni, dal quale ebbe una figlia. Col marito si trasferì prima ad Alessandria d’Egitto e poi al Cairo, dove vivrà fino al 1947, lavorando come giornalista a Radio Cairo dove conduce un programma di propaganda antifascista e dove entra in contatto con numerosi fuoriusciti italiani. Dopo la separazione dal marito, va a vivere a Roma con la madre e, dopo la scomparsa di lei, si trasferisce in Kuwait dalla figlia Lily, soggiornando lungamente a Roma o nel varesotto.
Lunga è intensa è la sua attività di giornalista.
Nel 1943, fonda e dirige il settimanale per i prigionieri italiani "Fronte Unito" (1943-1945), che per un breve periodo diventerà "Il Mattino della Domenica" (1946). Scrive per varie testate: "Rinascita", "Italia Nuova", "Il Contemporaneo" e, saltuariamente, anche con il quotidiano comunista "l’Unità". Collabora anche a "Noi Donne" con racconti e novelle, articoli di cronaca, rubriche librarie, recensioni di libri e articoli di letteratura, inchieste, recensioni di mostre d’arte, commenti a corredo di servizi fotografici. La collaborazione inizia nel 1949 e termina del 1955.
In rete è possibile trovare una tesi di laurea discussa nel 2020 all’Università di Roma Tre, dal titolo: “Fausta Cialente e «Noi Donne» (1949-1955)” (l’autrice è Annabella Antonioli, link qui: https://studiumanistici.uniroma3.it/wp-content/uploads/sites/21/file_locked/2021/05/Fausta-Cialente-e-Noi-Donne-1949-1955-Tesi-di-laurea-magistrale-Annabella-Antonioli-2019-2020.pdf).
Si tratta di un dettagliato lavoro in cui, oltre all’esame della vita e dell’opera della Cialente, vengono passati in rassegna i vari articoli che ella pubblicò su "Noi Donne"(è questa la parte più consistente di questa interessante tesi di laurea).
Negli ultimi anni della sua vita la scrittrice si trasferisce in Inghilterra, dove si dedica all’attività di traduttrice. Tra l’altro ha tradotto "Piccole donne crescono" di Louisa May Alcott e "Giro di vite" di Henry James. Il 12 marzo 1994 muore all'età di 96 anni.
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