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La lezione rivoluzionaria di Trotula, medica delle donne nel Medioevo

La lezione rivoluzionaria di Trotula, medica delle donne nel Medioevo

Il libro di Emilia Zazza 'Trotula medica rivoluzionaria' (Manni, 2024) racconta il cammino (probabile) di una donna che da 'herbaria' diventò 'magistra' dell'Arte medica

Lunedi, 25/11/2024 - “Ragazzina impudente, refrattaria a ogni regola e disciplina che non fosse il latino”. Poche e assai efficaci parole dipingono la personalità di Trotula, con i tratti di un carattere determinato a non accettare le regole del suo tempo e che aveva iniziato a manifestarsi fin dalla giovane età.

La parabola dell’esistenza di quella che è riconosciuta fondamentale per l’affermazione dell’ostetricia e della ginecologia e che sarebbe diventata magistra dell’arte medica, prima donna della Storia, è il tema del romanzo di Emilia Zazza “Trotula medica rivoluzionaria” (Manni, 2024). Non ci sono fonti storiche che riportino notizie su questo personaggio femminile vissuto intorno all’anno Mille, certamente a parlare di lei sono due trattati - “Trotula Maior (De passioni bus mulierum ante e post partum” e “Trotula Minor” (De ornatu mulierum, Sui cosmetici delle donne) - che testimoniano la presenza di numerose e autorevoli mulieres nella prestigiosa Scuola di Salerno in un tempo in cui le donne potevano al massimo divenire herbarie tramandando in modo orale ricette di pozioni curative.

Il romanzo di Emilia Zazza è quello che viene definito “di finzione” e, attingendo informazioni da vari testi, restituisce il panorama culturale del Medioevo in cui Trotula operò e dovette imporsi mostrando i limiti della ‘medicina ufficiale’ del suo tempo. I limiti e gli errori! Ecco, quindi, la rivoluzione che Trotula portò nell’arte medica: visitare i pazienti, toccarli, annusarli, ascoltarli. Un modus operandi mai visto in un’epoca in cui i magister si limitavano ad osservare a distanza malati che, non di rado, emanavano cattivi odori. Non a caso Trotula sollecita tutti a lavarsi di più attribuendo alla pulizia anche un benessere che è parte della cura. Non poco rivoluzionario anche questo, come l’abitudine di prendere appunti che Trotula ha come metodo di lavoro. “Era scritto tutto su pelli, di copie ce n’erano poche e non tutte le mulieres sapevano leggere bene… nel laboratorio di casa de Ruggiero nacque una scuola di scrittura e disegno: il primo progetto era quello di creare un herbario e ricettario. Era importante condividere le competenze e mettere le conoscenze a disposizione di tutti...Oltre a questo le ragazze accompagnavano Trotula nelle visite alle pazienti e ai pazienti e per le operazioni. Tutte dovevano fare esperienza dei diversi aspetti della pratica medica, e poi ovviamente seguivano le altre lezioni della Scuola”. Una condivisione al femminile che ha aperto la strada ad un’attenzione medica specifica per le donne, che in Trotula era germogliata a seguito della morte di parto della sorella Dianora. “..Non era una scena insolita da vedere: la figlia minore dei de Ruggiero girava spesso per la città… Le donne del popolo, e non solo loro, si erano abituate ad a rivolgersi a questa giovane donna, giovanissima. Lei ascoltava, sorrideva, dava un consiglio per la cura dei capelli o dei denti. E portava erbe. Preparava decotti da bere, creme da applicare o preparati per il bagno. E ascoltava. Quando necessario, con delicatezza e rispetto, toccava le parti dolenti, osservava e ispezionava le ferite, le infezioni e piano piano abituava le donne a farsi visitare nelle parti più intime. La ‘natura’, lo spazio tra le gambe, gli organi genitali e riproduttivi, erano quelle le zone più delicate, quelle più soggetti a infezioni, fastidi, dolore e aerano le zone che i magistris non visitavano. Se li ricordava bene, Trotula, la notte della morte dell’amata sorella, quando forse sarebbe bastato toccarle il ventre. O lasciare alle donne il tempo di farlo. Quando Dianora era arrivata nelle mani sapienti delle donne di casa de Ruggiero era ormai troppo tardi. Ma Trotula aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai più permesso che accadesse a qualcun’altra, non in quel modo almeno”.

Un’attenzione - e competenze - che le donne del popolo avevano riconosciuto ben prima della medicina ufficiale, infatti “…si parlava anche dei metodi della giovane herbaria che studiava da magistra. Erano cose che non si potevano dire a alta voce, ma le donne se le raccontavano fra loro, al lavatoio, al mercato”.

Certamente il prestigio della sua famiglia - i de Ruggiero -  l’ha aiutata e protetta consentendole libertà non usuali per le donne del suo tempo, come quella di sposarsi non in giovane età e a patto di  poter continuare ad esercitare l'Ars medica e i suoi studi. Osservazioni dell’autrice che troviamo assolutamente condivisibili.

 

In un romanzo divertente e scritto soprattutto pensando alle giovani generazioni, l’autrice compone i ritratti di donne consapevoli del loro valore ma strette nei ruoli rigidi del loro tempo, eppure impegnate a forzare o aggirare quelle regole, chiaramente ingiuste e non rispettose delle loro aspirazioni, potenzialità e sensibilità.

Emilia Zazza
Trotula medica rivoluzionaria
Manni, 2024
pagg 125 euro 14,00


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