Addio stress - Dalla moda alla campagna. Il percorso di Donatella Manetti, Presidente di Donne in Campo Marche
Ortensi Paola Lunedi, 29/10/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2012
Fiorentina e con una formazione artistica, è laureata in teoria e tecnica della comunicazione. Donatella Manetti sin dal 1984 ha lavorato nel settore tessile come product manager, in collaborazione con i maggiori stilisti. La svolta radicale c’è nel 2004, quando inizia la sua attività di imprenditrice agricola con un’azienda ad Offagna, in provincia di Ancona. La produzione è l’uva conferita - nella Cooperativa Moncaro di cui Donatella è membro nel Consiglio di Amministrazione - e poi la lavanda, che trasforma in cosmetici. Il suo impegno nel mondo agricolo è a tutto campo, anche come Presidente di Donne in Campo della CIA (Confederazione Italiani Agricoltori) Marche. È stata premiata nel 2011 tra le imprese femminili innovative dell’Adriatico e dello Ionio.
Rimpiange il suo primo lavoro nel mondo della moda e, inoltre, quali ragioni l’hanno portata ad un cambiamento così importante?
Sarà stato il profumo magico e intenso della lavanda… o le uve dal profondo color rubino; il ricordo del lavoro passato nella mia mente si è diluito. Probabilmente il motivo è nelle ragioni forti della scelta: desiderio di passare più tempo con la mia famiglia, nel rispetto degli affetti più profondi, esigenza di ritrovare i ritmi lenti della natura, creare un’attività che non abbia solo connotati di natura economica ma anche attenzioni verso le tematiche della sostenibilità dell’ambiente, della salute delle persone, della cura del territorio… e anche un marito agronomo. Devo però dire che le precedenti esperienze professionali non sono andate perse, mi hanno aiutato a fare impresa. Perché sempre di impresa si tratta!
L’azienda esisteva già o l’ha creata lei?
Ho ristrutturato un antico casale in abbandono ad Offagna, paesino medievale ai piedi del Monte Conero. Dal niente ho creato un’azienda agricola. Ho piantato vigneti e piante officinali: la lavanda. Le produzioni sono gestite con i principi di un basso impatto ambientale, le cultivar scelte nelle varie coltivazioni sono locali ed autoctone; la scelta delle piante officinali si è posta come un’alternativa in un’ottica non speculativa ma in termini di conoscenza e rispetto del paesaggio e del territorio. La lavanda nel nostro territorio è portatrice di un valore storico nella cultura agricola e contadina. Inoltre, pur non giovandosi di alcun contributo speciale, offre effetti di nicchia molto interessanti.
Ci racconti della lavanda di cui parla con competenza ed emozione...
Goduta la bellezza di un campo fiorito di lavanda, del tipo Lavandula X intermedia e Lavandula Angustifolia, la sua ricchezza sono le sommità fiorite. Con l’essicazione dei fiori si realizzano sacchetti, cuscini profumati, mazzi per ambienti o per uso alimentare; con la distillazione si ottiene olio essenziale per usi alimentari e officinali; poi c’è l’idrolato, il vapore acqueo che si condensa nella distillazione e che ha in se tutti principi attivi della lavanda anche se in maniera blanda e viene usato come tonico e detergente.
Come ha affrontato il mercato?
Ho scelto di costruire una filiera integrata: un laboratorio per la trasformazione e, sempre in azienda, un piccolo punto vendita. Sono nei mercatini di produttori, nei negozi specializzati del territorio e spero presto via internet.
Le sua impostazione prevede una attività intensa anche fuori azienda?
È necessario essere partecipi del mondo esterno, essere in rete con altre imprenditrici e costruire sinergie e progetti comuni. Nella CIA delle Marche e in particolare nell’Associazione Donne in Campo ho trovato terreno fertile. Le imprenditrici con cui collaboro sono pienamente protagoniste dei valori e dei principi ai quali ho attinto per lo sviluppo della mia esperienza: salvaguardia delle tradizioni culturali ed enogastronomiche, animazione rurale, salvaguardia decisiva delle biodiversità per cui stiamo studiando un progetto per la valorizzazione di specie e varietà autoctone di prodotti orticoli e cerealicoli.
Altri progetti come Donne in Campo?
Uno importante che darà la possibilità alle imprenditrici agricole di eseguire in una unica struttura sanitaria gli screening sanitari, aiutando la conciliazione del lavoro e della vita quotidiana con notevole risparmio di tempo.
Più in generale cosa pensa dell’agricoltura al femminile e, se avesse una bacchetta magica, cosa farebbe?
In Italia penso non si tenga conto minimamente del valore aggiunto delle imprese a conduzione femminile e forse anche in Europa. Del settore agricolo e degli uomini e donne che vi lavorano si sottovaluta il valore economico e sociale. Se avessi la bacchetta magica vorrei che i politici sostenessero l’agricoltura, il paesaggio, il territorio, il turismo, i patrimoni artistici: sarebbero risposte adeguate ai nuovi bisogni della società postindustriale, basate sulla qualità della vita, rispettose del tempo della natura e dei suoi ritmi e sulla responsabilità sociale. Tutto questo al posto delle economie capitalistiche.
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