Sabato, 09/11/2013 - La tanto attesa “primavera vendoliana” sembra lasciare sul campo solo “fiori appassiti”, una distesa di nomi fra gli ultimi indagati che mostra quanto la piovra ILVA abbia esteso i suoi tentacoli, in ogni anfratto del Mar Piccolo, deliberatamente contaminato e avvelenato dai potenti fumi del mostro, passivamente respirati dall’intera popolazione civile.
Nello stesso giorno in un cui altri 54 indagati si aggiungono alla già consistente lista dei complici del sistema Ilva di Riva, undici operai sono intossicati da quelle esalazioni mortali e vanno ad aggiungersi ad un’altra lista, quella delle vittime mietute dalla stesso ingranaggio: ennesimo incidente a riprova della mancanza di sicurezza… sempre che si abbia ancora bisogno di prove per denunciare le condizioni di lavoro dell’acciaieria tarantina.
Quanti e quanto ancora?
Giungere a promulgare una legge per abbassare le emissioni e poi corrompere per violarla?
Come giudicare l’immobilità di chi ha favorito il perpetrarsi del meccanismo malato?
Cosa impedisce ancora di intervenire con un esproprio dell’azienda?
Quanto ancora si dovranno udire le testimonianze di chi assiste al disastro? Di chi sacrifica la propria esistenza per un’occupazione?
Ascoltare le esperienze di chi ne subisce le conseguenze non è però che il primo passo di una lotta, che in vista di una possibile “svolta” non può e non deve smettere di militare, di denunciare e di sostenere chi si batte in prima linea.
Una “svolta” contro ogni forma di concussione e di corruzione; contro ogni complice immobilismo; a sostegno degli operai che hanno perso il lavoro per essersi opposti; a sostegno di chi si oppone alla prosecuzione di quel velenoso ingranaggio!
Con questo intento proseguono in Puglia le proiezioni del documentario “La Svolta. Donne contro l’Ilva”, un’iniziativa itinerante fortemente voluta dal collettivo “Guevara” di Cisternino, realizzata col sostegno della regista Valentina D’Amico e la partecipazione di alcuni operai in lotta (primo fra tutti Marco Zanframundo delegato del sindacato di base Usb, licenziato a seguito delle sue denunce sulla sicurezza).
Dopo la tappa leccese, la marcia dunque prosegue ad Erchie dove il 9 novembre prossimo alle ore 18 si terrà un incontro presso la sala consiliare del Comune, che vedrà la partecipazione di Marco Zanframundo e degli operai della ditta Emmerre.
A fine novembre è prevista un’altra proiezione-dibattito presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bari, perché anche fra le mura dell’accademia si possa udire la voce delle donne contro e degli operai in lotta.
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