Venerdi, 13/04/2012 - “Donne altrimenti amate”, edito nel marzo del 2012 dalla casa editrice Rupe Mutevole Edizioni per la collana editoriale “Trasfigurazioni”, è il romanzo noir del giornalista Aldo Boraschi. Un romanzo ambientato nella Riviera Ligure nella quale in una piccola televisione Teletua, la redazione perde un suo giornalista trovato morto sgozzato vicino alla Cattedrale della Madonna dell’Orto presso Chiavari. Il caso viene subito chiuso ma un collega del giornalista, Fabio Riccò, non si da pace e si metterà sulle tracce del vero assassino.
Un noir travolgente.
Aldo Boraschi è stato molto disponibile nel rispondere a qualche domanda sulla sua pubblicazione. Buona lettura!
A.M.: Chi è Aldo Boraschi?
Aldo Boraschi: È la domanda delle domande. Quando sarò in grado di risponderti sarò ad un buon punto del mio percorso interiore. Posso dirti che cosa faccio per vivere. Lavoro in un quotidiano di Parma. È vent’anni che faccio il giornalista. Ho un blog a cui tengo tantissimo e che mi serve da valvola di sfogo: una polla di libertà che tutti dovrebbero possedere.
A.M.: Quando nasce la tua passione per la scrittura?
Aldo Boraschi: Da sempre. È stato il collante della mia vita. Ho messo parole in ordine fin da quando sono riuscito a prendere la penna in mano, sapendo quello che stavo facendo. Il primo passo è la passione per la lettura: leggo di tutto in maniera quasi maniacale. E poi scrivo. Non parto da un’idea come la maggior parte degli scrittori, parto da un’immagine, poi il resto viene da se. Ma io non mi sento uno scrittore; piuttosto un artigiano della penna e della carta. Non seguo nessuno schema od obiettivo: scrivo storie e basta, cercando di attingere dal mondo reale. È sulla strada che nascono le storie. Almeno le mie.
A.M.: Raccontaci qualcosa di “Donne altrimenti amate”
Aldo Boraschi: È un noir che si svolge nel Tigullio ligure, una parte d’Italia che mi ha adottato e dove vive la mia famiglia. Ma dentro c’è anche una buona dose di travaglio psicologico di un giornalista che lavora in una piccola redazione. Inoltre, la storia ha solo vittime femminili e questo è di angosciosa attualità.
A.M.: Quant’è la percentuale di verità all’interno del tuo libro?
Aldo Boraschi: Quando si scrive, metaforicamente. si è come una valanga. La palla primigenia di neve sei tu, poi raccogli qualcosa anche da quello che incontri scendendo a valle: una frase, una immagine, un personaggio. Ma il confine tra informazione e deformazione è estremamente labile...
A.M.: Qual pensi sia il target di lettori che potranno apprezzare “Donne altrimenti amate”?
Aldo Boraschi: Non so. Penso che sia un libro adatto a tutti.
A.M.: Qual è l’ultimo libro che hai letto? E l’ultimo film visto? Aldo Boraschi: Ne leggo tre o quattro contemporaneamente: uno è sul comodino a Borgotaro dove vivo sino al venerdì, uno su quello di Lavagna dove ho la mia famiglia, due nelle borsa che uso quando viaggio in treno. Ultimamente mi hanno colpito “L’eleganza del Riccio” e “Hanzol”. L’ultimo film che mi appassionato? “Pane e tulipani”
A.M.: Quanto è utile al giorno d’oggi il social network?
Aldo Boraschi: Indispensabile. Certo che vanno usati con molta cautela.
A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni? La consiglieresti?
Aldo Boraschi: E come potrei dire il contrario. Ha investito su di me, cura la veste grafica in maniera ottimale e fa un’ottima pubblicizzazione del libro. Non si può pretendere di più.
A.M.: Salutaci con una citazione…
Aldo Boraschi: Penso che sia di Stefano Benni, è la frase di benvenuto nel mio blog:
“Ma che paese è mai questo dove gli unici che hanno speranza sono chiamati disperati?”.
Calza a pennello per il mondo d’oggi. O no?...
A.M.: Calza a pennello Aldo! Purtroppo credo che la maggior parte degli italiani debba concordare con ciò che hai ricordato: la speranza dei disperati!
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