Lunedi, 09/05/2022 - Lo scorso 2 maggio, durante l’assise del parlamento della regione Basilicata chiamata ad eleggere il proprio presidente, è avvenuto un episodio a carattere palesemente sessista. Il consigliere regionale Rocco Leone (FdI) all’atto di depositare la scheda con il voto all’interno dell’urna, rivolgendo le sue considerazioni all’indirizzo dell’assessora Donatella Merra che aveva precedentemente lamentato problemi all’apparato vocale, testualmente ha rimarcato ai colleghi Luca Braia (Iv) e Piergiorgio Quarto (Fdi), vicino alla consigliera Gerardina Sileo (Gruppo Misto): «I gargarismi che devi fare... Le ho Consigliato i gargarismi di pisello». I consiglieri regionali, coinvolti da questa infelice battuta, hanno avuto reazioni scomposte, chi mettendosi le mani in testa e chi sorridendo, facendo comunque notare, come appare dal video, al diretto interessato che i microfoni erano aperti e che le riprese erano in corso.
Unanime è stato il moto di riprovazione avverso tale dichiarazione, soprattutto alla luce della diffusione virale del filmato, che sui social ha avuto vasta replicazione. Il consigliere Leone è stato così costretto prima a precisare come la sua fosse una battuta goliardica, salvo poi scusarsi con l’assessora, indotto dal proprio partito che peraltro lo aveva richiamato all'ordine chiedendogli di formulare le scuse pubbliche a pena di "provvedimenti utili a salvaguardare l'immagine di Fratelli d'Italia". A distanza di poche ore dalle scuse pubbliche il consigliere in questione ha però deciso di autosospendersi "dalla partecipazione alle sedute del Consiglio e delle Commissioni per due settimane a decorrere dalla data di ieri, rinunciando ai corrispondenti emolumenti". Questo "nonostante nel mio contegno non si ravvisino gli estremi delle previsioni di cui al comma quinto dell'articolo 59 del Regolamento interno del Consiglio regionale" (fonte Quotidiano Nazionale).
Indubbiamente inopportuna la sua decisione di autosospendersi, visto che ci sono organismi istituzionali deputati alla valutazione del comportamento in aula del consigliere Leone per irrogare le eventuali sanzioni previste dal regolamento regionale da lui stesso richiamato, ma ancora di più sconveniente che si sia giudicato da solo, escludendo che la sua condotta potesse configurarsi come sanzionabile alla luce delle parole sopra pronunciate. Come se ne potrebbe dare idonea interpretazione, per caso come un velato tentativo di condizionare la decisione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, chiamato ad esprimere il proprio parere sulla vicenda? Andiamo allora a leggere il menzionato art. 59 del Regolamento interno e così troviamo al comma 5 “Quando un Consigliere abbia provocato tumulti o disordini nell’aula, o abbia trasceso ad ingiurie, minacce o vie di fatto, il Presidente, udito l’Ufficio di Presidenza, può, altresì, proporre al Consiglio di deliberare la censura. La censura comporta l’interdizione di partecipare ai lavori del Consiglio e delle Commissioni per un periodo da due a 15 gg. di sedute. Detto provvedimento deve essere adottato a maggioranza assoluta dai Consiglieri assegnati”.
In attesa di conoscere il pronunciamento dell’organo in questione, la frase incriminata potrebbe configurarsi quale un’ingiuria, intesa come “l'offesa all'onore e al decoro di una persona”(fonte Wikipedia), perseguibile finanche come illecito civile visto che, come la stessa fonte precisa, quello penale è stato derubricato. Un’ingiuria, per di più, a carattere chiaramente sessista e indubbiamente aggravata dalla circostanza che a pronunciarla sia stato un rappresentante istituzionale all’indirizzo di una sua omologa. Un’ingiuria che culturalmente ferisce più di una pietra, perché indizio di quanto impegno ancora si debba mettere in campo per consentire alle donne delle istituzioni di sentire il proprio ruolo e la propria funzione al pari di quello maschile. Un’ingiuria che colpisce ancora di più anche per quello spirito cameratesco che sembra abbia fatto da contorno alla sua formulazione. Un consigliere che se la rideva incautamente, coprendo con la mano il microfono, l’atro in evidente stato di imbarazzo a sentire l’improvvida battuta del collega Leone, dovrebbero indurre l’ente istituzionale d’appartenenza a restituire dignità e credibilità a sé stesso.
Angela Blasi, portavoce del Forum delle Donne di Articolo Uno Basilicata, oltre a chiedere le dimissioni del consigliere Rocco Leone, “da cui non ci sentiamo rappresentate”, ha sentito il dovere “di chiedere al Presidente Cicala di prendere una posizione rispetto la vicenda, data la sua funzione istituzionale, ed ai consiglieri e consigliere presenti che non hanno trovato il modo di redarguirlo in tempo reale di chiedere anche essi scusa all’assessora ed a tutte le donne lucane”. La richiesta di una presa di posizione netta ed inequivocabile dovrà necessariamente concretizzarsi in un atto formale adottato dal Consiglio regionale quale, ad esempio, la censura, con le conseguenti ripercussioni istituzionali previste dall’art. 59 del regolamento su menzionato.
Un esito più che opportuno perché si eviti che da vento sessista aleggiante sul parlamento regionale l’episodio in questione ingeneri una vera e propria bufera su sé stesso. Difatti è in gioco la dignità di tale istituzione, visto che l’art. 54 Costituzione così recita: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”. Alle disonorevoli ed ingiuriose parole del consigliere Leone occorre replicare con una adeguata sanzione, che le donne lucane si attendono dal Consiglio regionale, consapevoli di avere al proprio fianco uomini che praticano il rispetto nei loro confronti non solo declinandolo a parole, ma con comportamenti idonei a renderlo fattivamente concreto.
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