Martedi, 24/07/2012 - ”La storia delle donne è dentro ciascuna di noi. Siamo tutte testimoni del passato. Siamo tutte potenziali avvocate del futuro. Non aspettate. Non pensate solo a voi stesse e alla vostra vita: pensate a tutte le vite dentro di voi, di coloro che sono morte e di coloro che nasceranno. E la prossima volta che qualcuno vi chiede: cos’è la storia delle donne? Rispondete: io sono la storia delle donne. E credetelo”.
Il 24 marzo 2003, in occasione del convegno alla Dominican University, San Rafael, California, su Lavoro di pace/lavoro di costruzione: la storia della pace delle donne l’attivista femminista e docente di Storia Mary Ann Maggiore, editorialista del Philadelphia Inquirer, pronunciò questa frase, dentro un discorso molto lontano dalle logiche accademiche tradizionali, trasudante un profondo e documentato elogio del valore dell’amicizia femminile, e del suo potenziale nel creare un circolo virtuoso di forza, consenso e genealogia.
Mary Ann Maggiore ringraziò, elencandole con nome e cognome, oltre 60 tra donne singole e associazioni, reti e gruppi, del presente come del passato, ricordando che uno dei messaggi più dirompenti del femminismo è stato quello di affermare che il personale è politico:se non c’è coerenza tra ciò che dici e ciò che fai, in pubblico come nel privato, significa che stai mentendo.
Questo vale per chiunque, e ovviamente a maggior ragione vale per chi si candida a rappresentare ampi strati di popolazione, in un partito come nel sindacato, nella società civile come nelle aziende e nel mondo del lavoro.
Cercare di praticare connessione tra vita privata e vita pubblica è in realtà un prerequisito fondamentale nelle relazioni umane: la vulgata parli bene ma razzoli male è stata rivisitata dal movimento delle donne in modo da inchiodare l’ipocrisia della cultura patriarcale dominante: per esempio in Italia, dove prima del divorzio, prima del nuovo diritto di famiglia, prima della legge 194 si esaltavano le virtù femminili per poi trattare, nella realtà, le donne come cittadine ed esseri umani di serie b, nei diritti civili come tra le mura di casa.
Ma in particolare connettere, nel femminismo, il personale con il politico ha significato, (e significa ancora), indicare una strada per rovesciare il paradigma sul quale si fonda il potere: è la sfera privata, quella degli affetti, della sessualità, delle scelte intime, che deve assumere finalmente il rilievo che merita nella sfera pubblica.
Come nascere, come morire, come e se sposarsi e con chi, quali limiti e quali possibilità donne e uomini possano e debbano negoziare nelle relazioni umane tra di loro.
La storia delle donne, quella della quale parla la Maggiore, è fatta anche e soprattutto dalla storia individuali e collettive delle donne che vogliono raccontarla, costruirla e condividerla: dal 31 agosto al 2 settembre 2012, nel quinto seminario di Officina dei saperi femministi, ad Altradimora, in Piemonte, vicino ad Acqui Terme, si proverà a mettere a confronto cinque generazioni di donne, dai 20 ai 70 anni, sul concetto di storia (comune e singola) e su personale e politico.
Intanto alcune prime riflessioni in preparazione del seminario sono ascoltabili e scaricabili dal podcast www.radiodelledonne.org. Info e programma su www.altradimora.it
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