È la storia di donne che costruiscono una vera linea di discendenza, che oltrepassi quella maschile perché gli uomini si dimostrano incapaci e fannulloni
Rosa Romito ha conosciuto solo dolore nella sua giovinezza e nient'altro che cinghiate, bastonate, calci, pugni, per insegnarle a obbedire, o forse più semplicemente per sfogarsi su di lei quando la giornata era andata storta. Perché è questa «la legge degli uomini - come le ha spiegato un giorno suo fratello - i padri comandavano e i figli obbedivano, fino a quando i maschi diventavano padri anche loro e le femmine imparavano a comportarsi».
Orfana di madre, Rosa non ha nessuno che si prenda cura di lei, se non «la Medica» del paesino siciliano tra le montagne in cui viveva ‒ una «strega» per alcuni, che conosceva l’arte curativa della natura ‒ che le spiega fin da subito come sopravvivere a quel mondo di maschi. Poco più che bambina, Rosa decide di abbandonare la sua famiglia per sposarsi con Quaranta; consapevole che quell’era di sangue e botte era del tutto finita. E che non sarebbe mai più entrato in casa sua.
Dal suo matrimonio nascono dei figli, ma solo con Selma, l’unica femmina, Rosa costruisce un legame forte e inalienabile. Cosa che farà, poi, con le sue tre nipoti, Patrizia, Lavinia e Marinella. Come a creare una vera linea di discendenza, che oltrepassi quella maschile perché gli uomini si dimostrano incapaci e fannulloni.
Rosa, infatti, si è ritrovata, molto giovane, a dover sfamare tre bocche da sola e a gestire l’osteria del paese dopo che Sebastiano Quaranta non ha fatto più ritorno dalla Seconda guerra mondiale. Questo le insegna il valore della libertà che i soldi possono dare a una donna, nelle scelte e nell’indipendenza, senza doversi assoggettare a nessun marito.
Selma, giunta a l’età di marito, s’innamora di Santi. Ma ben presto Santi si dimostra per quello che veramente è. Il marito di Selma non è molto diverso dai maschi che Rosa ha conosciuto: conosce «solo» la legge dei maschi, nient’altro. Così le donne di casa portano avanti la vita, il lavoro e i soldi. Per Selma, donna delicato è costretta a subire tutta l’inettitudine e la violenza di Santi, un uomo che, in fondo, non l’ha mai amata, e che l’ha sposata solo per interesse.
Così Selma ‒ solitaria, silenziosa e dalla salute cagionevole ‒ permette a Santi di comandare con arroganza. Ma la sua presenza (molto spessa silenziosa), è un punto di riferimento fondamentale per la famiglia: la madre Rosa la seguirà nel loro trasferimento in città, avvenuto con l’inganno e la prepotenza di Santi, pur di non lasciare quella figlia delicata - nel corpo e nello spirito - sola con altre bambine e un tale marito. Debole e arrogante, privo di qualità, incapace di svolgere qualunque lavoro, Santi sa solo rifarsi sulle figlie, verso le quali esercita il suo dovere di «capofamiglia».
Le nipoti di Rosa, però, non subiranno i capricci del padre a lungo: il mondo, e la consapevolezza delle donne, stanno cambiando. È Patrizia cambiare le sorti delle donne nella famiglia. Patrizia studia molto e decide di frequentare l’università. La segue Lavinia, la secondogenita, che ama il cinema e per questogirerà tutta l’Italia. Marinella non sarà da meno. È lei che più di tutte assaggia una nuova epoca di libertà.
Aurora Tamigio costruisce ogni capitolo de Il cognome delle donne dedicandolo a una donna della famiglia, in ordine di epoca, da Rosa a Marinella. E ogni capitolo è un pezzo di Storia: il Dopoguerra, l’educazione familiare, il voto alle donne (che Rosa vive con grande emozione, nel suo vestito più elegante, mento alto e petto in fuori, truccata, mentre al seggio le sarà detto che non si può votare col rossetto), la nascita della televisione, il boom economico, i costumi da bagno, l’aborto, la patente, i viaggi all’estero, lo studio e il lavoro che portano a quell’indipendenza conquistata a piccoli passi da ogni sorella Maraviglia.
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