Con il progetto 'Tribunale delle donne per i diritti delle donne in migrazione' raccolte le testimonianze di migranti afghane, pakistane, nigeriane, ivoriane
Il 14 dicembre è stato presentato il documentario “Hanno tutte una gran voglia di parlare” presso la Casa internazionale delle donne, realizzato nell'ambito del progetto dal titolo 'Tribunale delle donne per i diritti delle donne in migrazione'.
Il video documenta il lavoro di ascolto di donne con percorsi migratori, afghane, pakistane, nigeriane, ivoriane, che abbiamo incontrato a Roma, a Casal di Principe, a Palermo, a Reggio Emilia, dove "avevano tutte una gran voglia di parlare" non solo dei loro diritti - a una accoglienza adeguata, al riconoscimento dei titoli di studio, all'asilo, alla residenza, al permesso di soggiorno - ma delle loro storie, delle loro vite, di quello che hanno lasciato e di quello che hanno trovato qui, leggi repressive, burocrazia, ma anche varie forme di solidarietà. Ma soprattutto di come si sentono più forti in questi loro faticosi percorsi di libertà e autonomia, dopo essere fuggite dalla violenza del "viaggio" e dei confini, da famiglie patriarcali, da matrimoni forzati e uomini violenti, dalla violenza in Italia, che si esprime anche come non rispetto della loro dignità, delle loro competenze.
Il progetto finanziato dall'ottopermille delle chiese valdesi si è concluso, ma continueremo diffondendo il documentario in tutte le sedi e città possibili, interloquendo con le istituzioni internazionali, europee, nazionali, regionali, comunali, per portare avanti con le donne migranti i loro diritti e la trasformazione dei contesti legislativi, di accoglienza e di integrazione. E forse anche costruendo un libro su questi temi e percorsi, con le donne migranti e con tutte le esperienze e competenze che hanno contribuito al progetto.
Documentario 'Hanno tutte una gran voglia di parlare', link: https://youtu.be/wJSSlZqWatI?si=adaY_6paJWQ0d-xz
Incontro conclusivo del 14 dicembre, link: https://youtu.be/VdIhlYFIRmE?si=zN5OOU4mPY_FbhI3
Gli interventi (in sintesi)
Maura Cossutta, ha portato il saluto della Casa internazionale delle donne di Roma, apprezzando il progetto e prefigurando una collaborazione futura con un altro progetto “Diaspore resistenti”, che vede anch’esso la Casa come soggetto proponente, per interloquire con tutte le istituzioni e dare risposta ai bisogni emersi. Con ciò dimostrando il carattere internazionale della Casa delle donne.
Mauro Palma, garante delle persone private della libertà personale, ha evidenziato come la detenzione amministrativa nei CPR offra molte minori garanzie che la detenzione in carcere: non c’è tutela giudiziaria – per esempio non c’è un magistrato di sorveglianza – non c’è tutela sanitaria, non c’è tutela relazionale, che possa prevedere l’accesso di parenti, associazioni, ecc. All’interno lo spazio è vuoto anche di un minimo di arredamento. Identificazione non è rispetto delle identità, si toglie la parola alle donne detenute, che tendono a distruggere il proprio sé, mentre gli uomini bruciano i materassi.
Marta Bonafoni ha portato una carica di speranza consapevole, perché la parola delle donne deve avere valore, perché queste donne con percorsi migratori sono diventate forti e insieme potremo trasformare lo stato di cose presenti.
Maria Grazia Giammarinaro ha evidenziato tutte le discriminazioni che queste donne subiscono, il che ha un rilievo anticostituzionale, che va messo in luce e sostenuto nelle varie sedi. In particolare è in atto una privazione delle identità, che comporta o l’invisibilità o il racconto di storie vere che però non vengono credute. La chiave per proseguire è l’accountability, cioè l’assunzione di responsabilità di tutti i soggetti che hanno competenza in materia. Il crinale sta tra famiglie patriarcali che limitano gravemente la libertà delle donne e le inadempienze del nostro sistema
Ilaria Boiano ha illustrato il documento conclusivo del progetto, che qui sarà pubblicato una volta concluso, dal titolo Parere e raccomandazioni, descrittivo degli incontri con le donne afghane, e contenente il parere della Commissione di ascolto e una prima piattaforma di raccomandazioni e di iniziative istituzionali. Il documento sarà completato entro dicembre, in relazione agli altri incontri, e inviato alla Cedaw.
Cristiana Scoppa ha ribadito l’impegno della Cooperativa Eva di Casal di Principe a proseguire nella collaborazione.
Fiorella Leone, progetto DIMMI, di storie migranti, ha invitato le donne immigrate a scrivere la loro storia e a inviarla all’Archivio di Dimmi, Circolo Gianni Bosio, Casa della memoria e della storia.
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