Domenica, 21/11/2021 - Femminicidio: termine non esaustivo della strage dei figli uccisi o resi orfani nel subire l’odio degli uomini, padri e non, per le loro madri.
Venti novembre 2021: 30 anni dal recepimento dell’Italia della Convenzione dell’ONU per i diritti dell’infanzia, con legge 176 del 26 maggio '91, e conseguente celebrazione della giornata del 20 novembre, decisa come ricorrenza annuale per garantire la promozione e difesa degli stessi diritti a tutti i bambini. L’Italia ha conosciuto, nei giorni antecedenti al 20, una beffa dolorosa, che ha infangato la celebrazione che riguarda l’infanzia e che chiama a nuove urgenti riflessioni e decisioni rispetto al tragico collegamento tra femminicidi e mattanza di bambini e bambine.
16 novembre Vetralla: Mattias ucciso dal padre lasciando una madre disperata;
17 novembre Sassuolo. Ismaele e Sami uccisi con la loro mamma;
17 novembre Sassuolo : La piccola D, viva per caso, senza più mamma e fratelli nella nebbia tragica del suo futuro di orfana.
E allora, forse, accanto alla parola femminicidio, risuonata ancora troppe volte in questa fine di novembre, è maturo il tempo di trovarne un'altra che riguarda “la mattanza” dei bambini che accompagna i femminicidi e che vede le loro morti congiunte con quelle delle madri. Non è più sufficiente “assorbire” le morti o la presa incarico dei problemi degli orfani di donne vigliaccamente ammazzate da mariti, compagni, fidanzati, senza dare alla morte dei bambini una soggettività, un'identità definita, nominata per loro. E’ urgente una nuova consapevolezza che ponga il problema della morte, fisica e non solo, dei bimbi, non considerabile più conseguenza dell’eliminazioni per vendetta delle donne, ma delitto a se stante col diritto di una riflessione sul perché tale orrore e vendetta, sempre impropria e inaccettabile, sia da combattere in quanto tale. Occorre quindi definire questo specifico delitto, occorre dargli “un nome e un cognome” adeguati.
E’ proprio la data del 20 novembre, di questo 20 novembre, che chiama ad esercitare il diritto dei bambini e della denuncia della loro “mattanza” o della loro condizione di orfani come un problema, sì collegato ai femminicidi ma degno, per la drammatica ripetitività che impariamo, di un'analisi a sé che rende incancellabile la tragedia delle loro morti e altrettanto la drammaticità della loro vita “risparmiata” ma invasa da improvvisa disperazione.
La vigilia di questo 20 novembre 2021 nella disperazione della mamma di Mattias e in quella della piccola D, giustamente identificata, con una sola lettera per difenderla più possibile da curiosità e morbosità e garantirle affettuosa riservatezza, ci sottolinea con violenza e con un'accentuazione esagerata come i figli nella loro tragedia di morte o di orfani non possano essere considerati pura appendice del dramma femminile. .
Quando la parola femminicidio divenne ufficialmente utilizzata come un neologismo significativo, se non ricordo male dopo critiche e dissensi, in realtà riuscì a dare una rilevanza al terribile fenomeno della strage di donne da parte di uomini ( mariti, compagni o altro). Si garantì finalmente che il fenomeno straripante, per la quantità e brutalità dei casi, si imponesse come problema da affrontare in quanto tale e non come somma di delitti.
Oggi non mi pare superfluo porsi un obiettivo analogo per i figli di queste madri. Non è una parola che cerco, ma c'è un'esigenza che mi sembra urgent.e anzi urgentissima; affrontare come fenomeno a sè il destino di morte o di abbandono e solitudine a cui troppi uomini condannano vite ancora ancorate alla loro infanzia, di figli loro o delle loro compagne.
Certo non è e non sarà una definizione, un neologismo che va coniato, a risolvere il problema, ma se servirà a dire che il fenomeno ha diritto di essere preso in considerazione di per sè, per analizzarlo e per cercarne le cause e adeguare la prevenzione, ben venga.
Io la definizione certo non la propongo, ma credo che sia tempo di pensarla.
L’oramai infinito numero di “giornate celebrative” che tendono a porre l’attenzione su temi che la velocità con cui si svolge la vita di tutti tende a cancellare: dall’infanzia, ai nonni, alla gentilezza, all’acqua, agli alberi ai poveri, contro la violenza alle donne (25 novembre) e ad infiniti altri temi, devono davvero essere considerate occasioni di impegni per non sorvolare le tematiche proposte e non superficiali date e occasioni per mettersi l’animo in pace
E dunque è proprio questo tragico 20 novembre 2021, che all’orrore Italiano unisce quello, sempre per rifarsi alla quotidianità di questo mese, dei bimbi morti al confine dell’Europa tra la Polonia e la Bielorussia per freddo e fame, che richiama ad un'adeguata attenzione, portatrice di proposte, cominciando dal dare u' identità propria a tutto questo massacro di bambini innocenti a fianco delle loro madri. .
Paola Ortensi
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