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Figure di donne: Carla Canetti

Figure di donne: Carla Canetti

Un vita trascorsa per difendere i diritti dei lavoratori, a soli 11 anni il suo primo sciopero

Mercoledi, 25/11/2009 - Carla Canetti è nata il 7 dicembre 1934 ad Imperia dove attualmente risiede.

E' stata responsabile del settore industrie della CGIL e segretaria responsabile dello SPI. Ha fatto anche parte direttivo nazionale dello SPI. Attualmente è membro del direttivo regionale e provinciale dello SPI e del direttivo dell'Auser Filo d'Argento. Le abbiamo posto alcune domande per conoscere la sua storia.



Quali sono state le motivazioni che l'hanno portata all'impegno attivo nella CGIL?

L'approccio all'idea di sindacato risale ad anni ancora precedenti i miei contatti con la CGIL. Appena finita la guerra ho iniziato a lavorare, avevo solo 11 anni, e ho partecipato ad uno sciopero prima ancora di conoscere la CGIL. Lavoravo con altre donne nelle coltivazioni olivicole e fu richiesto di essere pagate a cottimo. Tuttavia i padroni non erano disposti e così iniziammo a scioperare. Io avevo circa 14 anni. Dopo due ore di trattative riuscimmo a vincere la causa. E' stato uno sciopero tra donne che non sapevano cosa volesse dire contrattare la forza lavoro nei confronti di un padrone. In seguito a quell'episodio mi sono avvicinata alla CGIL e ho ricevuto gli insegnamenti di ben sette segretari, che durante gli anni si sono avvicendati. I dirigenti CGIL di quegli anni sono stati la mia "università", mi hanno fatto crescere molto. Mi capitava di portare i bollini nelle fabbriche e gli operai a volte non riuscivano a pagare oppure stavano attenti a non farsi vedere dal padrone perché l'appartenenza ad un sindacato era penalizzante sul lavoro. Per me c'era la CGIL ma anche il PCI, e il mio sogno era lavorare in una fabbrica perché credevo che il mio percorso di vita avesse bisogno di una formazione maggiore: è per questo che sono entrata all'Isnardi. Era il periodo in cui bisognava fare le commissioni interne e in questa fabbrica non esistevano ancora, infatti non avevano mai scioperato. Costruita la commissione successivamente ho organizzato il sindacato, sono stata eletta consigliere comunale e in quel periodo l'Isnardi divenne l'industria più sindacalizzata di Imperia.



Ci può delineare una breve storia della sua attività nella Camera del lavoro dagli inizi fino ai nostri giorni?

Sono entrata nella segreteria provinciale della CGIL nel 1975, quando segretario era Surico. Dopo qualche anno mi chiesero di accedere alla legge 300 e fare il distacco alla CGIL. Mi occupavo di varie cose, tra cui la battaglie per le lavoratrici e il part time, il movimento femminile della CGIL e il lavoro in fabbrica. La parità ci ha penalizzato, dandoci più lavoro e fatica. Occorreva avere la parità nella diversità dei ruoli che però non c'è stata. Peccato che il percorso sia stato interrotto. Alla CGIL avevo la responsabilità delle industrie ma era un periodo molto difficile. Avevo raggiunto il mio sogno nel momento in cui, negli anni '80, chiusero decine di aziende dalle più grandi alle piccole. Mi sono trovata sola con due fabbriche occupate da gestire. Alla Bonsignore i dipendenti erano quasi tutti uomini e poche le impiegate. L'azienda rimase occupata quasi un mese con grossi problemi anche nel mantenere la calma. Nonostante gli sforzi alla fine i proprietari, francesi, chiusero. Devo dire però che in questo caso la classe operaia ha dimostrato di avere un grande cuore e di saper riconoscere il ruolo del dirigente anche se donna. Nelle assemblee mi scontravo con molti uomini, ma sono sempre stata trattata con rispetto assoluto, forse anche a causa del mio carattere forte, forgiato da anni in cui tutto quello che ho avuto l'ho dovuto conquistare. Altre fabbriche in crisi erano la Lancaster di Bussana (IM) e la Solerzia, semioccupata. Alla fine sono riuscita a gestire scioperi, cassa integrazione, malessere e mancanza di salario. Alla metà degli anni Ottanta un'altra battaglia che ho condotto insieme agli altri due sindacati, con cui ho sempre avuto buon rapporto, fu quella per cercare di collocare gli operai senza lavoro o in cassa integrazione. All'epoca il calore dei lavoratori mi ha aiutato molto e ho capito il significato delle grandi lotte, come la Resistenza, perché quando i valori ci sono, e uno ci crede, si scalano anche le montagne. Nel 1989 durante l'assegnazione delle cariche al mattino fui rieletta responsabile dell'industria, ma nello stesso giorno, al pomeriggio, si svolgeva il congresso dei pensionati e io fui nominata segretario dello SPI: accettai perché quando la CGIL chiama bisogna rispondere. In seguito ho fondato ad Imperia l'Auser Filo d'Argento, in un periodo in cui non c'era ancora nel sindacato la cultura del volontariato del tempo libero, eppure con le compagne delle fabbriche, seppur a fatica, abbiamo iniziato a venire incontro ai bisogni dell'anziano. Oggi il Filo d'Argento è diventata una realtà splendida con più di 700 iscritti solo ad Imperia.



Si ricorda gli avvenimenti più importanti accaduti in Provincia nel periodo in cui è stato sindacalista?

Lo sciopero dell'Agnesi di 40 giorni mi ha toccato molto. Ricordo che andavamo a raccogliere il pane nelle botteghe perché gli operai avevano fame e la gente era povera dopo la guerra. Tutto ci˜ mi fece capire che quella era la mia "missione", un modo per aiutare la gente. E' stato uno sciopero che mi ha segnata pur non condividendolo. Infatti i dirigenti sindacali allora non condivisero la scelta degli operai, e in effetti lo sciopero fallì. I sindacalisti sanno che gli scioperi ad oltranza sono destinati a non produrre beneficio, gli scioperi vanno fatti in modo da arrivare a una contrattazione, non per portare la fame. Tuttavia i dirigenti devono essere una guida per i lavoratori, ma solo questi ultimi devono fare la scelta definitiva. Successivamente, negli anni '70 ci fu una grossa crisi idrica, la gente si riversava in strada. A me fu detto di organizzare comizi agli angoli delle strade, anche se non si aveva una preparazione. Devo dire che la mia vita è sempre stata piena di esami.



Quali sono state le azioni più significative e importanti condotte da lei in quel periodo e in relazione agli accadimenti del tempo?

A parte ciò che ho già detto, è stata portata avanti anche la battaglia per la delega sindacale, importante per il sindacato negli anni Settanta, perché ha dato una forza economica maggiore e ha costituito un impegno politico sindacale per il lavoratore. Non si nascondeva più il fatto di appartenere ad un sindacato. Era un valore politico enorme, ma la strada è stata difficile, non è stato un passaggio automatico, c'è voluta una buona dose di persuasione tra i lavoratori. Dopo le deleghe anche i consigli di fabbrica. All'epoca si parlava di consigli composti unitariamente, perché si era sulla strada dell'unità sindacale, che però non si è mai raggiunta.



Com'erano i rapporti con le controparti?


Ho sempre avuto un rapporto bellissimo con l'Unione Industriali, sono sempre stata trattata in modo paritetico. Nessuno mi ha mai fatto pesare di essere donna, ho instaurato rapporti di stima, conquistata in seguito alle tante battaglie fatte. Quindi in quanto donna non ho avuto difficoltà, forse anche per il mio comportamento deciso e forte che mi ha aiutato. E poi non mi sono mai vergognata di chiedere aiuto e consigli agli altri, con umiltà, nonostante l'esperienza accumulata. Quello con la CGIL è stato un incontro felice, durato cinquant'anni.







Francesca Paglieri

da "Ritratti. Interviste su un secolo di lavoro ad Imperia" (Ennepilibri 2006) in collaborazione con CGIL Imperia

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