Fiammetta Borsellino nel carcere di Padova: il sogno avverato di papà
Il periodico Ristretti Orizzonti ha ospitato la figlia del magistrato al convegno “La cultura della prevenzione, l’incultura dell’emergenza”
Martedi, 14/05/2019 - Le parole più emozionanti sono state quelle che Fiammetta Borsellino ha detto in chiusura della giornata del 10 maggio nella Casa di reclusione di Padova, dedicata al tema “La cultura della prevenzione, l’incultura dell’emergenza”, organizzata da Ristretti Orizzonti, in collaborazione con la Casa di reclusione di Padova e la Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia:
"... ecco io volevo concludere solo con un pensiero: oggi secondo me si è realizzato veramente un sogno di papà. ...mio padre era convinto che bisogna condividere pubblicamente i problemi, condividere pubblicamente i problemi significa prenderne coscienza, ed era fermamente convinto che soltanto una presa di coscienza collettiva potesse proprio aiutare a risolverli ...E quindi bisogna avere la capacità, così come è avvenuto oggi in questa giornata veramente magica, di sapere assumere i problemi e farsene carico".
'Ascolto partecipato', forse qualcuno così potrebbe definire l'atmosfera della nostra giornata di studi di ieri 10 maggio nella Casa di reclusione di Padova. Non bastano queste due parole: c'è stato molto di più nelle ore, mattina e pomeriggio, in cui si sono susseguiti gli interventi: testimonianze e ascolto sono stati intensi, vibranti, emozionanti. Come se tra le persone che parlavano e le persone che ascoltavano (più di 500, tra cui 100 persone detenute, studenti e insegnanti, volontari e operatori del carcere, avvocati e magistrati da tutt'Italia, Marta Nalin, assessora alle Politiche sociali del Comune di Padova, che sostiene con forza il nostro progetto con le scuole) ci fosse una forte e spontanea empatia.
Sono state ore di intensa emozione, unita a pensieri profondi, articolati, difficili ma portatori di cambiamento. Il riconoscimento più forte è venuto da Fiammetta Borsellino, accolta e poi salutata con lunghi interminabili applausi.
Da Fiammetta Borsellino a Paolo Setti Carraro, chirurgo, fratello di Emanuela Setti Carraro, moglie del Generale Dalla Chiesa uccisa con lui dalla mafia, a Paolo Picchio padre di Carolina, una giovanissima vittima di stalking che non ha retto il peso e si è suicidata a quattordici anni.
E poi Giuseppe Spadaro, presidente del Tribunale per i minorenni di Bologna particolarmente attento alla necessità di fare prevenzione in zone difficili del nostro Paese. E Mauro Pescio, attore di teatro, creatore di testi nella trasmissione “Pascal” che ha intervistato Valeria Collina, madre di Youssef, un ragazzo diventato terrorista, di cui ha raccontato la storia nel libro “Nel nome di chi”, e Francesca Melandri, scrittrice, autrice tra l’altro di uno straordinario romanzo che ripercorre pezzi di storia dimenticata come quella delle colonie italiane in Africa nel periodo fascista, Sangue giusto.
E ancora giornalisti come Francesco Viviano, inviato di Repubblica, ma anche narratore, in “Io, killer mancato”, di una storia personale che lo ha portato vicino a scegliere di stare “dalla parte dei cattivi”, e Paolo Cagnan, autore di un’inchiesta sulla diffusione della criminalità organizzata anche nella nostra regione. Per chiudere con due interventi più tecnici, ma non meno importanti sulla detenzione, di Riccardo De Vito, magistrato di Sorveglianza, e Marco Boato, sociologo, a partire da una idea di sicurezza che si basi su percorsi di autentica inclusione, e non escluda nessuno, neppure quelli ritenuti per la loro appartenenza alla criminalità organizzata irrecuperabili.
Hanno portato il loro saluto il direttore Claudio Mazzeo, il Provveditore Enrico Sbriglia, la magistrata Lina Di Domenico, Vice Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria.
Ha condotto i lavori con grande cuore e intelligenza Adolfo Ceretti, Professore ordinario di Criminologia, ma soprattutto uno dei massimi esperti di Giustizia Riparativa.
La narrazione del dolore subito dalle vittime, inframmezzata dalle testimonianze delle persone detenute sui percorsi di consapevolezza della loro storia criminale, ha tenuto campo senza un attimo di tensione o rilassamento.
Impeccabile la gestione di una iniziativa così difficile dentro a un carcere da parte della Polizia Penitenziaria. Potete ascoltare e vedere la registrazione di Radio Radicale (a cui tutti hanno espresso la loro solidarietà). Grazie Radio Radicale
http://www.radioradicale.it/ scheda/572641/giornata- nazionale-di-studi-la-cultura- della-prevenzione-lincultura- dellemergenza
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