FIABE-OMBRELLO PER FAMIGLIE IN TRASFORMAZIONE

Il semino che dopo mille peripezie diventa un grande albero, un re e una regina che si spartiscono il regno con equità per il bene di tutti, lo scoiattolo che attende un papà che non arriva mai e diventa forte a dispetto delle difficoltà, il riccio con una nuova mamma polpo di nome Molly, un po’ strana ma dalle mille risorse, una famiglia di extraterrestri nel pianeta dei colori, dove la protagonista impara a gestire una sua inquietudine e a superare le apparenze grazie alla scuola di pittura, due bicchierini di cristallo con un papà bricco e una mamma caraffa, sopravvissuti a una guerra e alle prese con una pace difficile… questi sono solo alcuni dei personaggi fantastici di queste fiabe, i cui protagonisti riescono sempre a cavarsela, in un modo o in un altro, imparando dagli errori propri e altrui, imparando l’amicizia, decifrando e distinguendo buoni e cattivi consigli.



Sono favole pensate in particolare per chi vive o per chi teme situazioni di separazione, per fornire ai bambini e alle bambine strumenti per codificare le emozioni di disagio e lo smarrimento che ne possono derivare. “Credo che queste storie possano essere di grande aiuto anche agli stessi genitori in crisi, perché sono proprio loro ad aver bisogno di sentirsi dire la frase «Lo so che ti senti male, ma vedrai che le cose andranno meglio»” - spiega l’autrice nella sua introduzione. Queste fiabe danno “una possibile via d’uscita dall’impasse che il piccolo sta vivendo, senza alimentare l’illusione di ricomporre la famiglia che potrebbe desiderare, ma facendogli percepire che dalla sofferenza può scaturire qualcosa di inaspettatamente bello”.



Il libro, illustrato da Elena Tammaro, contiene dieci fiabe, una per ogni “categoria” tipica delle “famiglie in trasformazione”: sulle fatiche della separazione, sul bambino che non ha mai conosciuto il papà, per mamme sole con il loro bambino che aspetta il ritorno del papà, per papà soli con il loro bambino che sa di non rivedere la mamma, sulle resistenze verso il nuovo compagno del genitore, sulle difficoltà ma anche la bellezza di vivere in una famiglia allargata…



Categorie di famiglie “in crisi”, ma che si possono estendere in generale a tutte le altre, cosiddette “normali”. Tutti i genitori possono discutere o litigare, possono fare pace in vari modi, più o meno efficaci, più o meno comprensibili, ma certamente mancavano delle fiabe che raccontassero tutto questo con un linguaggio e un approccio adatto ai bambini. Anche nelle “migliori” famiglie infatti ci possono essere dei problemi, delle paure, o anche solo delle proiezioni di ciò che accade intorno a noi, nella nostra società.



Nel 2005 le separazioni sono state 82.291, i divorzi 47.036 ed entrambi i fenomeni sono fortemente aumentati nell’ultimo decennio (con un incremento del 57,3% per le separazioni e del 74% per i divorzi rispetto al 1995). Forse non dobbiamo più parlare di “famiglie in crisi”, ma di “crisi della famiglia”. Inoltre i matrimoni sono in continua e inesorabile diminuzione dal 1972 (anno in cui si sono registrate poco meno di 419mila nozze). Nel 2005 sono stati celebrati poco più di 250mila matrimoni (dati ISTAT). Per non parlare delle migliaia di famiglie che, per varie ragioni, sono monogenitoriali.



“Sotto il temporale” è un libro utile. Un libro adatto anche a ex-bambini/e che hanno vissuto una separazione o un divorzio tanto tempo fa. È un libro che insegna a uscire dai conflitti non solo esterni, ma da quelli dell’anima, e ci aiuta a imparare da essi; è un libro utile perché il lieto fine è possibile, basta riuscire a immaginarlo; perché fiabe migliori fanno crescere una società migliore.

Così, con un linguaggio molto fluido, ma al tempo stesso preciso, pittorico ed emotivo, che sa cogliere il momento narrato come in un quadro impressionista, con delicatezza ma senza elusioni, le fiabe ci fanno affezionare a questi piccoli grandi eroi del quotidiano: mamme e papà, bambini e bambine, fratelli e sorelle, amici e familiari naturali o acquisiti…



I disegni che accompagnano le fiabe sono belli e colorati, immediati nella loro accurata semplicità: sorrisi, oggetti, animali, pennelli, alberi, torte, una sciarpa tessuta con un gomitolo fatto di tanti fili diversi, uno per ogni componente di una famiglia allargata, e quindi molto più lunga e più colorata della sciarpa degli altri bambini…



La noncuranza, le lacrime, i dispetti, la solitudine (vera o percepita), le incomprensioni, la difficoltà ad ascoltare e a essere ascoltati, ogni sentimento negativo ma anche profondamente e squisitamente umano, sono prove che possono essere superate e che, se sottaciute, vanno ad alimentare ancora di più le nostre paure. Come scrive Maria Rita Parsi nella bellissima prefazione del libro: “Collego alla fiaba il sapere più profondo, più essenziale e più rivelativo di cui l’umanità disponga. […] è sapere simbolico e affettivo insieme, immaginifico e realista. Ci appartiene e ci svela: è anima e specchio dell’anima, contiene ferita e medicina, morte e resurrezione, smarrimento e approdo”. Il bambino o la bambina protagonista di queste fiabe, scrive ancora Parsi, “ritrova equilibrio e fiducia nelle proprie risorse, spesso grazie a una figura di sostegno, fonte di saggezza, chiamata a svolgere mediazione affettiva e spesso illuminante: un picchio, un giullare, uno dei due genitori, una maestra, una lucente zuccheriera di peltro, una coccinella, una farfalla… Per quanto ci si possa sentire soli e smarriti, occorre guardarsi attorno con occhi magici, vigili e creativi, si troverà pur sempre «un ranocchio a cui chiedere»”.



E grazie a questi compagni di viaggio possiamo trovare appunto un approdo, magari in un luogo diverso da quello che ci aspettavamo, ma è sempre un luogo dove possiamo sentirci finalmente a casa.