Domenica, 28/04/2024 - E’ terminata il 27 Aprile 2024 la bella festa di Primavera, che ormai da 10 anni organizza l’associazione Fucarazza di Carosino. Il grande spazio verde in cui si alternano performance poetiche e artistiche è quello adiacente alla strada per Francavilla. Nei giorni della festa ci sembra di essere in una piccola Woodstock: giocolieri, burattinaie, poeti, pittori e musicisti trovano il loro piccolo spazio per dialogare con tantissimi ragazzi e ragazze che arrivano colorati e sorridenti da ogni parte del territorio pugliese. Anzi qualcuno ci ha raggiunto anche da Nocera Inferiore, da Pisa, da Bologna.
È poi c’è il caro amico che viene da Botrugno, paese dell’entroterra salentino, confinante col parco Paduli, ricco di secolari uliveti e muretti a secco. Lui è Gianluca Palma, poeta che racchiude la poesia della sua terra negli occhi e nelle sue parole: le parole che si fanno musica, accoglienza, comunanza. Gianluca raccoglie poesie nelle piccole cose e nelle case con porte antiche; le parole si ricamano perfettamente nella sua mente quando si sente felicemente spaesato, quando si perde per le viuzze dei paesini come Carosino e comincia a parlare con gli anziani seduti alle panchine della “chiazza”, con i bambini che mangiano tranci di pizza, con persone che non conosce a cui dice candidamente: “buonasera a signuria”. Quando Gianluca parla la sua lingua mi sento felice, lo sento di pancia che mi ricorda i linguaggi della nonna, degli zii che tornavano dal Nord e non avevano dimenticato nulla del loro dialetto. Il mio amico mi rende felice, in questo piccolo paese, perché lo vedo come un sarto di comunità, cuce culture diverse e uguali nei valori di appartenenza e comunanza. Lui cuce emozioni insieme ai suoi amici poeti e poete. Col suo gruppo che incontra senza darsi appuntamento declama poesie improvvisando nei vagoni dei treni, ormai vuoti, nelle corriere, nelle campagne e nelle piazze, nei club ormai dismessi del 1979. Noi a Carosino avevamo il Jumbo club, bellissimo per noi adolescenti. Ora è diventato garage per trattori, ma all’ingresso c’è ancora il simbolo della corona. Quanti ricordi da “Figli delle stelle”. Scrivo questi appunti su un biglietto del teatro di Syria, e anche questo mi piace: mischia le carte, disorienta e ci orienta su altro, come vuole la poesia.
Mentre scrivo una burattinaia fa parlare Pulcinella, ma il microfono non funziona e Gianluca dispiacendosi esclama “pariccia”. E io rido di bellezza. La burattinaia ci vede chiacchierare e allora ci affida un uovo, l’uovo di Pulcinella. Un uovo immaginario nelle nostre mani. Ha un senso? Dice Gianluca. Tutto ha un senso, ci dice filosoficamente lei, e ci azzittisce. E poi ci regala un cuore fatto di lana, ed è bellissimo, quasi fragile.
È arrivato il tempo di salutarci, saluto tutto il gruppo di artisti e Gianluca, che riferendosi a mia mamma mi dice: “sta bunnedda?” e mi strappa un sorriso prima di andare via. Il sole cade a picco, sarà il compagno di viaggio del mio caro amico leccese. Buon tutto perché il viaggio non finisce mai, è solo l’inizio di un altro con la vista di messi verdi o dorate, o della pietra che ha cambiato posto. Nessuno può capire cosa c’è sotto di essa, sotto le cose in genere. Sono le esplosioni di emozioni che cambiano le nostre vite, le rendono imprevedibili. Custodiamo le nostre storie.
Elena Manigrasso
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