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Donne medico - strada in salita, ma c’è chi ce la fa

Donne medico - strada in salita, ma c’è chi ce la fa

Part-time e poche posizioni apicali per le 45.640 donne medico italiane: solo il 13% è primario (1.284 su 9.692). Intervista a Gabriella Todde

Domenica, 13/03/2011 -
Gabriella Todde è stata la prima donna chirurga dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù e la prima donna chirurga a entrare a pieno titolo al Pronto Soccorso Chirurgico nell’azienda ospedaliera San Giovanni di Roma. Specializzata in colonproctologia, conduce da anni un lavoro multidisciplinare sulle problematiche legate al prolasso degli organi pelvici.

Commenta così le cifre diramate dalla Ragioneria generale dello Stato, Conto annuale 2009, e riportate da agenzie e siti specializzati:”Sembra che la situazione rispetto al passato non sia molto cambiata. Il problema è reale. Bisogna ancora lottare con l’opinione pubblica, che vede come chirurgo ‘vero’ l’uomo, mentre la donna in camice viene automaticamente chiamata ‘infermiera’. La donna, in questo campo, per riuscire a farsi valere deve fare il doppio della fatica rispetto a un uomo, figuriamoci se è sposata con figli.”

Il doppio della fatica è un prezzo molto alto, ma se ad esso corrisponde il doppio della competenza, i risultati non mancano. “Io vado avanti per la mia professionalità e per il rapporto con le pazienti, che cercano proprio me. Lo spazio come donna può essere favorevole ricavandosi delle nicchie specialistiche. Io ci sono riuscita perché in ambito colonproctologico faccio un lavoro per le donne in particolare. Però la strada è sempre in salita”.

I dati parlano chiaro. La quota femminile dei medici raggiunge il 38% del totale, ma il part-time è quasi tutto loro (oltre il 90% delle donne medico), così come la quota di contratti precari (il 57%, 3.709 su 6.493). Il 37% di donne medico ha contratti a tempo indeterminato (41.919 su 112.861). Quanto alle specialità, rimangono prettamente maschili quelle chirurgiche (maxillo facciale 95%, cardiochirurgia 91%, toracica 87%, chirurgia generale 84%) mentre più ‘femminili’ sono pediatria (56%), oncologia, anestesia, ematologia e psichiatria (50%).

“La mia vita è stata condizionata dal lavoro. – continua Todde – Mi sono laureata nell’82; quando ho iniziato a lavorare come borsista, e a un certo punto si è trattato di andare in vacanza, il primario si è raccomandato che non rimanessi incinta, altrimenti avrei perso la borsa di studio. Sono messaggi pesanti che una giovane donna non dovrebbe mai sentirsi dire. Ora, a distanza di quasi trent’anni, è una soddisfazione poter affermare che ce l’ho fatta. In un altro contesto lavorativo, varcata la soglia della sala operatoria, la prima cosa che mi ha detto un primario è stata questa: ‘sei sposata e hai un figlio? Tu il chirurgo non lo farai mai’. Io, che sono testarda, con molto impegno e grazie anche al supporto dei miei familiari, sono ostinatamente andata avanti, e mi sono presa una rivincita quando lo stesso primario, tempo dopo, mi ha detto ‘tu sei stata una pioniera, hai aperto le porte di questo reparto alle donne’. Purtroppo però ai vertici non è cambiato molto. Quando ho vinto il concorso al San Giovanni ero l’unica donna. E ancora oggi, nei congressi i partecipanti sono prevalentemente uomini, mentre nei comitati direttivi delle società chirurgiche sono tutti uomini”.


Per consigli medici di colonproctologia (stipsi, emorroidi, prolasso rettale,…): linea diretta con la dottoressa Gabriella Todde all’indirizzo ucp.sangiovanni.addolorata.roma@gmail.com



(13 marzo 2011)

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