Domenica, 01/12/2013 - Vogliamo un esempio di come, con il Governo delle larghe intese, si sia data vita ad una stagione di blocchi e paralizzanti iniziative legislative anziché ad una autostrada scorrevole come le larghe intese promettevano? Niente parla più chiaro delle Riforme Istituzionali, preannunciate a inizio legislatura con rombante grancassa e profusione di saggi, e arenate ora anche nelle più urgenti e semplici riforme. L'esempio lampante è fornito dalla Riforma della legge elettorale, quanto mai urgente perché l'8 Dicembre (quindi ormai ci siamo) la Corte Costituzionale si pronuncerà sulla dichiarata incostituzionalità del Porcellum, e il Parlamento nulla ha fatto anche se ha lavorato a lungo per evitare si arrivasse, a tale data, impreparati.
Ad agosto, Camera e Senato votarono una mozione che dichiarava l'urgenza di una legge elettorale che sostituisse l'incostituzionale Porcellum; quindi, in pratica entro un mese, si sarebbe dovuta approvare una legge sostitutiva. Non solo; per rendere la strada più scorrevole si decise che non si dovesse approvare una nuova legge elettorale definitiva, ma solo una leggina di sostituzione transitoria del Porcellum per fare in modo che, anche nella deprecabile ipotesi di elezioni anticipate, si potesse comunque votare in modo migliore.
La Commissione Affari Costituzionali iniziò il suo lavoro e subito si divise: PD, SEL e Scelta Civica volevano che la nuova legge prevedesse il doppio turno (come per la elezione dei sindaci) in modo da avere maggioranze più stabili; il PDL voleva un premio di maggioranza attribuito già al primo turno; Lega e M5S volevano un ritorno al proporzionale. Si decise quindi di mettere il tutto ai voti con tre votazioni distinte e una prima votazione bocciò la proposta del doppio turno sostenuta dal PD compatto. In questi giorni si sarebbe quindi dovuto procedere alla votazione delle altre proposte e sembrava probabile che si approvasse un ritorno al proporzionale per il quale, sulla carta, la maggioranza era garantita. Ma tutto si è bloccato con un rinvio del voto, sine die, al quale si danno spiegazioni diverse. La Senatrice Lo Moro (PD) argomenta che le scissioni che ci sono state nel PDL e in scelta Civica, unitamente all'attesa di un DDL Governativo sulle Riforme, rendono opportuna una pausa; la Senatrice De Petris (SEL) sostiene invece che a causare il blocco sono le divisioni interne del PD e si rammarica perché, se la sinistra non fosse così frammentata, la Corte Costituzionale, l'8 Dicembre, si sarebbe trovata di fronte ad un pronunciamento parlamentare. Insomma, oggi il Parlamento, anche di fronte ad una decretazione di urgenza e anche di fronte ad una leggina transitoria si dimostra paralizzato dai distinguo dovuti in gran parte a calcoli di interesse di parte sui prossimi risultati elettorali. I Padri Costituenti si confrontavano e poi si accordavano su calcoli di interesse sull' evoluzione democratica del Paese: una bella differenza con la stagione di Riforme che si vuole oggi.
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