Lunedi, 04/11/2019 - “L’idea di una giornata dedicata alle donne in agricoltura, benché non scontata, era opportuna perché ci sono argomenti che, al di là dei ruoli e delle competenze di ciascuna, ci trovano unite nel portare avanti molti obiettivi: la sicurezza ambientale e alimentare, la sicurezza nei luoghi di lavoro, la dignità nel lavoro, la lotta alle discriminazioni e alle varie forme di sfruttamento, le produzioni di qualità e la salute dei cittadini”. Così Loredana Pesoli (videointervista), coordinatrice nazionale donne Confederdia (Confederazione Italiana dei Dirigenti Quadri ed Impiegati dell'Agricoltura), descrive il senso degli “Stati Generali delle Donne dell’Agricoltura”, appuntamento voluto dalla sua associazione e organizzata a Roma lo scorso 29 ottobre in collaborazione con l’Università La Sapienza, Dipartimento di Biologia ambientale. L’importanza e la necessità di questo incontro è stato confermato da tutti gli interventi, concordi su un presupposto: l’importanza del ruolo delle donne in agricoltura tanto sul versante economico quanto per il contributo essenziale ai processi di innovazione del comparto, apporto che ha determinato non poco a contrastare la crisi economica dell’ultimo decennio.
Tutti aspetti valorizzati dal presidente Giovanni Arretini, che ha richiamato il valore femminile anche ricordando il ruolo della madre nell’impresa di famiglia, e da Alessandra Oddi Baglioni, presidente Confagricoltura Donna.
D’accordo su questo approccio anche la giovane assessora regionale del Lazio Enrica Onorati, che ha sottolineato come la multifunzionalità e la propensione all’offerta di servizi raccontino il valore della differenza delle donne e costituiscano un fattore decisivo nella tenuta del settore.
A conferma del peso delle donne nel settore, Valentina Cardinali, Consigliera regionale di Parità del Lazio, ha snocciolato dati e numeri che raccontano la forza propositiva ed economica femminile.
Un contributo autorevole al dibattito lo ha portato Paola Ortensi, invitata come storica esperta del settore. “Le donne sono sempre state molto presenti nell’agricoltura, recentemente sono passate alla titolarità delle aziende ed esprimono le loro qualità nei ruoli che ricoprono. Il punto è capire di cosa hanno bisogno, oggi, per continuare ad essere asse portante del settore: occorre la tecnologia ma la rete non è abbastanza diffusa, hanno bisogno di qualcuno che porti avanti le loro istanze perché loro non hanno il tempo per farlo, serve una rete efficace per dare alle donne la forza di essere di rottura dove e quando è necessario. Purtroppo - ha concluso Ortensi - continua ad essere importante il prodotto e non il produttore, mentre ormai è decisivo riconoscere alle donne l’importanza che effettivamente hanno”. Del resto le donne sono nei fatti “a capo di una rivoluzione” ha spiegato Enrica Mammuccari, segretaria nazionale Uila (Unione Italiana dei Lavori Agroalimentari), perché sono loro che scelgono cosa comperare e che possono quindi orientare il mercato e la qualità delle produzioni. “Chi è qui oggi - ha osservato Mammuccari - rappresenta i sistemi sani in termini di sostenibilità ambientale e sociale: è un insieme virtuoso che ha un costo e che va premiato”. La sfida deve essere diretta alle donne “basta concorrenza sleale e dumping, le donne devono trovare nuove modalità di operare insieme”. Sulla stessa lunghezza d’onda Tiziana Zottola, veterinaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana, che si è soffermata sul concetto di ONE HEALTH, cioè della stretta connessione tra salute dell’uomo e degli animali domestici e selvatici, esseri che vivono nello stesso ambiente e che risentono delle alterazioni dei cicli biologici. Un richiamo forte al rispetto delle norme è arrivato da Tina Bali, segretaria nazionale Flai-Cgil, con una riflessione sulla necessità di contrastare costantemente il caporalato agendo su più fronti, a partire dai Centri per l’impiego passando per la qualità dell’occupazione e la sicurezza sul lavoro “insieme che va declinato al genere”, tutte ragioni che impongono di “non fermarsi ai convegni, ma di creare reti e trovare collanti”.
Sul versante degli specifici aspetti del welfare per le donne in agricoltura è intervenuta Raffaella Buonaguro, segretaria nazionale Fai-Cisl, richiamando la necessità di un sistema integrato per la donna che spesso vive la duplice condizione di madre e figlia. D’altra parte Buonaguro ha osservato che “oggi occorre andare oltre la classica modalità di contrattazione promuovendo una nuova progettualità intorno al lavoro nei campi, ancora troppo periferico nel panorama nazionale”.
Un contributo in questa prospettiva è arrivato da Claudia Merlino, responsabile organizzazione e sviluppo Cia (Confederazione Italiana Agricoltori), la quale ha illustrato due progetti innovativi: AGRITESSUTI (iniziativa di Donne in Campo a partire da uno studio con ISPRA circa i produttori di fibre naturali e dai possibili spazi di mercato per queste materie prime) e I PRODOTTI DELL’APPENNINO (150 imprese hanno aderito alla piattaforma per l’e-commerce sviluppata nelle zone colpite dal terremoto e sostenuta dalla JP Morgan Chase Foundation). Un cammino che Cia inquadra nell’ambito del progetto ‘Il paese che vogliamo’, “roadshow partito a inizio settembre per attraversare la dorsale appenninica e volto a cambiare l’Italia in cinque mosse”.
La giornata si è conclusa con una tavola rotonda sulla stampa di settore, a conferma dell’importanza dell’informazione in una fase di passaggio assai delicata in cui Loredana Pesoli, concludendo, ha voluto inquadrare l’ipotesi della costituzione di un forum destinato a continuare il lavoro avviato con questi Stati Generali.
Lascia un Commento