Versi e prose sono stati per Nina Maroccolo, autentiche scaturigini di un Credo interiore nella Vita, che si palesa in una originale scrittura accesa e vibrante. Convoca immagini numinose…
Verbi e aggettivi sono per lei parti di un’unica grammatica sensoriale: semplicità e complessità si fondono nella visione. Così la Parola si fa tentativo infinito, e nascono scene e frasi intese sempre quali stazioni di una via della Conoscenza visiva e sensoriale verso la Consapevolezza di sé.
La scrittura di Nina è e vuole essere testimonianza di un cuore in preoccupata estasi, sempre dominata da una sinestesia etica e vocazione alla rinascita!
Mi affascina così, anche in questi nuovi inediti di Nina Maroccolo, ritrovati e riproposti da Plinio Perilli, la forza innovativa dei termini e delle immagini che rendono ad esempio la scintilla poetica dedicata al Cavaliere azzurro, un quadro manifesto della crisi di ieri e di oggi, un percorso alto e drammatico che s’interroga in modo forte su Dio e sulla sua identità maschio-femmina in fusione d’amore e di attesa… (penso al suo toccante testo-scena su Margot, inquadrabile nella sua ampia riflessione su Annelise Frank.
Ma è nel jàtaka “L’Antilope”, che questa dimensione simbolico-spirituale raggiunge echi e suggestioni straordinarie. Ancora una volta tra le carte di Nina troviamo così tracce umili e vibranti di coraggio. Questi tre testi dunque ci performano il suono a colori di un Vangelo universale per un sacrificio che si fa metamorfosi …
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