Noi Rete Donne auspica massima trasparenza e concreta attuazione al principio costituzionale di parità coinvolgendo figure di alto profilo scientifico e professionale, intelligenze, saperi ed esperienze al femminile
Elezione di dieci componenti del CSM da parte del Parlamento in seduta comune
Martedì 17 gennaio 2023 , alle ore 16, dopo ben due rinvii, il Parlamento è chiamato ad eleggere in seduta comune dieci componenti del CSM , scelti tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno quindici anni di esercizio effettivo che abbiano presentato la propria candidatura secondo le procedure definite dal Presidente della Camera, d’intesa con il Presidente del Senato.
Tali procedure prevedono che le candidature devono essere presentate entro le ore 9 del 14 gennaio 2023 e che - al fine di assicurare il rispetto del principio della parità di genere di cui agli artt. 3 e 51 Cost., espressamente richiamato dalla riforma Cartabia - “almeno il quaranta per cento dei candidati deve appartenere al genere meno rappresentato”; in caso di mancato raggiungimento di tale percentuale, candidature ulteriori potranno essere presentate entro le ore 10 di lunedì 16 gennaio 2023 dai soli soggetti appartenenti al genere sottorappresentato e successivamente, entro le ore 10 del 17 gennaio 2023, da un numero minimo di dieci parlamentari appartenenti a due diversi Gruppi parlamentari.
Alla data del 9.1.2023 risultano presentate complessivamente 163 candidature, di cui 43 da parte di donne avvocate e/o docenti universitarie in materie giuridiche, pari a poco più del 26 % del totale, percentuale molto lontana da quella prevista del 40 %.
Alla stregua di tali dati, si deve con amarezza concludere che il meccanismo elettorale previsto, con candidature peraltro non accompagnate da adeguate informazioni sullo specifico settore di attività e di interesse scientifico dei candidati, non assicura affatto il rispetto del principio della parità di genere, sia pure nella misura del 40 %, posto che l’intervento finale di almeno dieci parlamentariè meramente facoltativo e ciò costituisce un grave deficit democratico del sistema cui può e deve porsi riparo già nell’immediato, con la promozione di candidature femminili che possano dare voce ai diritti e ai bisogni delle donne e concorrere in modo democratico alle scelte di politica giudiziaria del CSM, organo di rilevanza costituzionale.
NOI RETE DONNE, nel denunciare il grave deficit democratico del sistema come sopra delineato per la elezione dei componenti laici del CSM,
-auspica la massima trasparenza nella fase conclusiva della procedura e sollecita interventi diretti a dare concreta attuazione al principio di parità di cui agli artt. 3 e 51 della Costituzione, coinvolgendo figure di alto profilo scientifico e professionale, intelligenze, saperi ed esperienze al femminile largamente presenti nell’Avvocatura e nell’Accademia, nella convinzione che una qualificata presenza di donne nell’organo di autogoverno della magistratura potrà segnare un punto di svolta nella tormentata vita di tale organo, favorendo i processi di innovazione e di riforma della giustizia già in atto, nell’interesse generale di tutti i cittadini.
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Notizia rilanciata dall'ANSA (11/01/23)
(ANSA) - ROMA, 10 GEN - In vista del 17 gennaio, quando il Parlamento, dopo due rinvii, sarà chiamato a eleggere in seduta comune dieci componenti del Consiglio superiore della magistratura, 'Noi rete donne', associazione impegnata sui temi della democrazia paritaria, auspica "la massima trasparenza nella fase conclusiva della procedura e sollecita interventi diretti a dare concreta attuazione al principio di parità di cui agli artt. 3 e 51 della Costituzione, coinvolgendo figure di alto profilo scientifico e professionale, intelligenze, saperi ed esperienze al femminile largamente presenti nell'Avvocatura e nell'Accademia, nella convinzione che una qualificata presenza di donne nell'organo di autogoverno della magistratura potrà segnare un punto di svolta nella tormentata vita di tale organo, favorendo i processi di innovazione e di riforma della giustizia già in atto, nell'interesse generale di tutti i cittadini". Alla data del 9 gennaio, sottolinea l'associazione in una nota, "risultano presentate complessivamente 163 candidature, di cui 43 da parte di donne avvocate e/o docenti universitarie in materie giuridiche, pari a poco più del 26% del totale, percentuale molto lontana da quella prevista del 40%. Alla stregua di tali dati, si deve con amarezza concludere che il meccanismo elettorale previsto, con candidature peraltro non accompagnate da adeguate informazioni sullo specifico settore di attività e di interesse scientifico dei candidati, non assicura affatto il rispetto del principio della parità di genere, sia pure nella misura del 40%, posto che l'intervento finale di almeno dieci parlamentari è meramente facoltativo e ciò costituisce un grave deficit democratico del sistema cui può e deve porsi riparo già nell'immediato, con la promozione di candidature femminili che possano dare voce ai diritti e ai bisogni delle donne e concorrere in modo democratico alle scelte di politica giudiziaria del Csm, organo di rilevanza costituzionale". (ANSA).
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