Libri - Gli eventi raccontati nel romanzo si producono davanti agli occhi di un bambino...
Massimo Congiu Martedi, 02/08/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2016
Un villaggio del Nord-Est dell’Ungheria ai confini con l’Ucraina. Una comunità di diseredati attaccati ad una terra che c’è ma non sembra appartenere a nessuno dei suoi membri, una famiglia protagonista e spettatrice di una vita che le scivola addosso con giornate che si susseguono senza speranze di cambiamento. Questo scenario è al centro de I senza terra (Marsilio, 2016) dello scrittore ungherese Szilárd Borbély, nato a Fehérgyarmat, piccolo centro situato non distante dalla frontiera con l’Ucraina e la Romania. Si tratta del suo primo e ultimo romanzo dal momento che l’autore è morto suicida nel febbraio del 2014 all’età di cinquantuno anni.
Quello di Borbély, è un lavoro dai tratti presumibilmente autobiografici: a un’infanzia difficile si è aggiunta, poco più di un decennio fa, la perdita della madre brutalmente uccisa in una rapina. La vicenda si svolge negli anni Sessanta, sotto un regime che ha già provveduto da tempo ad espropriare le terre. Gli eventi raccontati nel romanzo si producono davanti agli occhi di un bambino che cerca di fuggire dalla realtà in cui vive inventando una dimensione tutta sua, le cui regole sono dettate dai numeri primi.
Definito dal Nobel ungherese per la letteratura Imre Kertész, recentemente scomparso, “la grande promessa spezzata della letteratura ungherese”, Borbély è stato principalmente un poeta e il suo romanzo, di grande respiro letterario e umano, reso in italiano dall’eccellente traduzione di Mariarosaria Sciglitano, affronta temi e situazioni difficili riuscendo a evocare atmosfere e stati d’animo con uno sguardo poetico che arriva ad assolvere pietosamente questo mondo di diseredati e descrive con tenerezza lo sguardo del bimbo che osserva quanto avviene intorno a sé e non giudica.
Massimo Congiu
Szilárd Borbély
I senza terra (Titolo originale: Nincstelenek – Már elment a Mesijás?)
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