Leggere la salute / 2 - seconda parte di una serie di incontri-benessere per conoscere l’approccio olistico alla salute
Salvatore Lucio Palamara e Baldassarre Bruna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2007
L’essere vivo si costituisce come entità biologica fin dall’inizio della stessa vita. E’ qualcosa che prescinde dal corpo fisico, si trasforma e determina nell’individuo l’unità vivente. Con la morte della persona l’energia vitale, o corpo vitale, che determina praticamente la nostra vita, non scompare ma si trasforma. Scompare ciò che unifica e anima la stessa energia con la materia. S. Hahnemann è il primo medico a strutturare una teoria scientifica di medicina omeopatica, la quale non può prescindere dal concetto di energia. Infatti il rimedio omeopatico non è altro che una sollecitazione energetica simile all’energia vitale dell’uomo, capace di provocare modifiche dinamiche del terreno malato o sano (nel caso della sperimentazione).
“La forza vitale viene qualificata invisibile, spirituale, vivificatrice, quale dynamis che comanda illimitata il corpo umano, in modo tale che lo spirito ragionevole che vi abita se ne possa servire come di strumento per gli scopi superiori della nostra esistenza. Ma così è pure quell’essenza spirituale che produce la malattia” .
Rivoluzionario il concetto dei sintomi che provengono dalla stessa forza vitale malata e “ammalante”, cioè una manifestazione non più degli organi della materia, come per la medicina allopatica, semmai come alterazione dinamica della forza vitale. Infatti lo stesso rimedio che provoca un sintomo nella situazione sperimentale, cioè nell’uomo sano, è in grado di garantire il superamento della “malattia” nell’uomo ammalato. Quindi l’omeopata si trova a dover selezionare il rimedio a seconda delle caratteristiche energetiche dello stesso, capaci di influire sull’energia vitale del paziente. L’omeopatia si può definire come la medicina del terreno, nel senso che in ogni persona sussiste una sorta di suscettibilità individuale che gli è caratteristica e che S. Hahnemann definì “miasma”, cioè “un disturbo della forza vitale dinamica, immateriale presente in tutto l’essere vivente e regola la sua armonia”.
Tutti i processi mentali, cioè di ordine psichico, i mutamenti fisiologici comprese le alterazioni patologiche di un organismo, rappresentano il “Terreno”. In pratica, in tale concetto, si ritrova la totalità dell’essere umano, compresa la sua peculiare individualità.
La finalità della medicina omeopatica è di trattare il Terreno dell’uomo malato in conformità alla Legge della Similitudine, basata sulla realizzazione della guarigione della persona malata in una forma simile a come procede la natura stessa. Si può capire una legge tanto antica in contrasto con un’altra, altrettanto antica, la Legge dei Contrari, cioè basata e rivolta contro una determinata causa per toglierne l’effetto. Entrambe le leggi governano tutta la medicina ma solo quella dei Simili interessa la medicina omeopatica.
Un esempio può riguardare i frequenti disturbi dell’apparato respiratorio che colpiscono i bambini. Nel caso di una piccola paziente di cinque anni, che non poteva trascorrere la stagione invernale senza consumare molti antibiotici, il trattamento omeopatico le ha consentito di far funzionare il sistema di difesa immunitario. La bambina, infatti, non ha mai più assunto antibiotici, perché la guarigione omeopatica consiste nel favorire la ripresa dell’organismo –terreno- considerando i sintomi manifestati dal paziente, come un tentativo naturale di autoguarigione.
Salvatore Lucio Palamara (chirurgo pediatra,Oomeopata)
Bruna Baldassarre (psicologa)
(4 gennaio 2007)
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