Nobile napoletana, salvò la città di Lucera (FG) dalla devastazione dell'esercito francese nel 1799. Come lei, molte eroine di quella fase della storia sono state dimenticate o non trovano cittadinanza nei libri di testo nelle scuole
Domenica, 17/11/2024 - La storia della duchessa Maddalena Candida Mazzaccara, nata nel 1757, è pressocché sconosciuta. Non compare nei libri di storia ad uso delle scuole. Tuttavia, a Lucera, in provincia di Foggia, essa è nota per avere salvato la città dal saccheggio dell’esercito francese nel 1799.
Nata nel palazzo avito a San Domenico in Napoli in una famiglia colta e aristocratica, era terzogenita di Pietro, duca di Ripacandida e di castel Garagnone e della duchessa Anna Marchant d’Ansebourg. Nel 1782 sposò Vincenzo Candida, un nobile lucerino, e si trasferì nella di lui città, aprendo un salotto culturale per un piccolo gruppo di cittadini che, come lei, professavano idee liberali e si opponevano alla tirannia borbonica.
Ebbene, nel fatidico anno 1799, quello, per capirci, in cui a Napoli dal patibolo rotolarono molte teste di intellettuali che si battevano per la repubblica, il generale Duhesme giunse a Lucera con lo scopo di trattare pacificamente l’ingresso delle truppe francesi in città.
Presso la dimora del sindaco Matteo Cavalli alloggiava un ufficiale della flotta francese, tal Eugéne Petit, mandato da Duhesme per ottenere con l’aiuto dei liberali che le porte della città venissero aperte alle truppe francesi senza opporre resistenza.
L’ufficiale di marina fu bene accolto dal patriziato locale e un giorno una folla di popolani si radunò davanti all’abitazione del sindaco, fingendo di accogliere Petit. Così, egli si affacciò ad una delle finestre, in quanto voleva ringraziare quella folla, ma fu raggiunto e ucciso da un colpo di fucile.
Furiosi per quanto accaduto, i soldati francesi decisero di assaltare Lucera. A quel punto, il coraggio della duchessa Mazzacara salvò la situazione. La donna uscì fuori dalle mura con al seguito il simulacro della Vergine, che venne esposto fuori Porta Troia. Sul simulacro dell'Augusta Patrona compariva la scritta: "Civitas Sanctae Mariae". La storia racconta che Lucera fu posta sotto la protezione della Vergine da re Carlo II d’Angiò fin dal XIV secolo, quando vi fece costruire la basilica cattedrale di Santa Maria Assunta, la principale chiesa cittadina, dopo avere sterminato i saraceni ed avere smantellato le strutture religiose musulmane.
Il Duhesme fu fortemente impressionato da quella statua, perché era proprio quella immagine della Madonna che gli era apparsa in sogno esortandolo a risparmiare la città.
Il ricordo di questo evento prodigioso si trova su una lapide posta sulla facciata di Porta Troia.
DA QUESTE ANTICHE MURA NEL MARZO DEL FATIDICO 1799
MADDALENA CANDIDA MAZZACCARA
BELLA, AUDACE, GUERRIERA NEL NOME DELLA AUGUSTA PATRONA
MOSSE
A PIEGAR LA FURENTE IRA DELLE TRUPPE FRANCESI
AL SACCO E FUOCO DI LUCERA LANCIATE
VENDICI DI SANFEDISTICO DELITTO
VINSE
E LA PATRIA DI ADOZIONE FU SALVA
MCMXLVIII
La duchessa Maddalena Candida Mazzaccara morì a Napoli, dove si era recata per motivi di salute, nel 1803.
La sua storia è stata recentemente riproposta ai lettori sul portale web www.luceramemoriaecultura.it, da cui è tratta la foto che vi mostriamo in questo articolo.
Se ne parla anche su altri portali, come il Nuovo Monitore Napoletano, agenziastampaitalia.it e www.repubblicanapoletana.it.
Il contributo delle donne alla proclamazione della Repubblica Napoletana “una e indivisibile” al 13 giugno 1799, ma tra di esse vengono ricordate solo Eleonora de Fonseca Pimentel e Luisa Sanfelice.
La storia racconta anche che Maddalena Candida Mazzaccara chiese di incontrare il generale Duhesme. In questa missione ella era accompagnata dal marito don Vincenzo Candida, dal fratello Tommaso Mazzaccara, duca di Ripacandida, e dal sindaco Matteo Cavalli. La donna chiese di avere un colloquio con il generale Duhesme e la delegazione fu ricevuta soltanto perché a capo di essa vi era una donna. Spiegò che i liberali, i nobili e tanta altra brava gente erano ben disposti ad accogliere i Francesi, e che l'attentato era stato commesso da qualche scellerato, motivo per il quale non era giusto che pagassero degli innocenti. Chiese una tregua e si offrì come ostaggio insieme ai gentiluomini che l'accompagnavano.
Il generale Duhesme concesse così una tregua di tre giorni a condizione, però, che fossero scoperti gli attentatori e che alle truppe francesi fossero aperte le porte della città. E così Lucera fu salva.
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