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Carmen Consoli - Poesia e rock, bellezza e libertà

Carmen Consoli - Poesia e rock, bellezza e libertà

- Il nuovo album di Carmen Consoli 'L'abitudine di tornare', brani inediti pensando alla speranza e alla vita

Mirella Mascellino Giovedi, 02/04/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2015

Carmen Consoli, la poetica-rocker è di nuovo in scena, dopo un lustro, con “L’abitudine di tornare”. Un album che si può definire un inno alla bellezza della libertà di una donna vera, in pace con se stessa, che canta nella pienezza dell'arte e della poesia. Parole e note che annullano il dolore, per dare spazio alla speranza e alla vita, a partire dall’impegno come ambasciatrice di Telefono Rosa che nel brano “La Signora del quinto piano”, parla di un femminicidio.



Musica e impegno, arte e vita sono un tutt'uno in te. È così?


Le tematiche che tratto sono quelle nelle quali mi impegno perché voglio dare del contenuto a questa mia grande passione per la musica. È un cane che si morde la coda. Non c'è musica senza impegno e non c'è impegno senza musica, per me. Sono molto attenta a ciò che mi accade. Non posso definirmi distaccata dalla realtà che mi circonda. Ultimamente, anche a causa o grazie ai telegiornali, alcune notizie galoppano molto in fretta. Se pensiamo ai social network, le notizie volano e si spostano ad una velocità ormai inconcepibile. Io che non mi dico insensibile a tutto ciò che mi accade intorno, fagocito queste informazioni ed emozioni, le rielaboro e ne faccio la mia versione. Ovviamente si può parlare anche di niente, come si dice in gergo, cazzeggiare. Ma, a questo punto della mia vita, non ho voglia di perdere tempo. Vorrei che ciò che faccio e ho fatto siano densi di significato. Perché quante vite ci sono nella vita, fondamentalmente? Allora cerco il più possibile di essere intensa. (…)



 Nelle tue canzoni ritrai i disagi, le paure, le tristezze di un'umanità dolente che tuttavia trova una speranza, attraverso la forza interiore, una forma di resistenza interiore. È come se la speranza fosse nel ritrovare un mondo semplice, soprattutto a partire da noi stessi. È così?

Il mondo semplice lo intendo così. Sono abbastanza scettica sui social network, questi mondi che fanno incontrare le persone attraverso una sorta di sovrastruttura nei contatti. Essi limitano il flusso di energia che qualcuno chiama affinità elettive che secondo me emergono dal rapporto fisico. Ci sono delle cose che nessuno può sostituire. È vero che c'è un progresso tecnologico, ma il progresso umano non può essere sostituito dalla tecnologia. Quindi quando parlo di mondo semplice non c'è nulla di più reale, di più autentico che il contatto fisico. Se tu mi togli il contatto e mi fai vivere in una piazza virtuale dove ognuno è autorizzato a dire tutto ciò che pensa, succede che si può confondere la democrazia con la mancanza di educazione. Saper intelligere, nei contesti giusti, in maniera adeguata, è stata anche questo un grandissimo obiettivo e traguardo della civiltà umana. Oggi questo si sta azzerando totalmente. È come se ognuno facesse i suoi bisogni nel salone, in faccia a qualcuno. Questa non è né democrazia, né libertà. È involuzione. Lasciarsi andare ad istinti primordiali. Devo defecare, siccome sono sincera e mi scappa, la faccio qua senza tenere conto della sensibilità degli altri, cosa che sarebbe un atto di umanità. Tornare alla cose semplici vuol dire vivere la vita, ma viverla veramente. Fondare la propria vita nel rapporto vero di amicizia. Distribuire la propria musica, ma suonarla veramente, viversi la città, andare nei suoi mercati. Questa è vita. La vita non è la campana di vetro tra noi e il mondo virtuale che sembra grande, ma ha invece la grandezza dello schermo che viene riprodotto. Ciò ingenera una involuzione umana e tecnologica. Ci sono dei valori extra sociali, come la felicità. Chi si occupa della felicità dell'uomo, delle gioie dell'uomo? Ci sono leggi? Si dice “la bellezza rende felici”, è tipo il carburante e non basta una sola dose, ma abbiamo bisogno di dosi continue. La bellezza che cos'è? Può essere l'arte, l'armonia di un paesaggio, e penso all'abusivismo. Ma ci sono leggi che si occupano della felicità dell'uomo? La cultura è bellezza, ma a noi che facciamo cultura e spettacolo ci hanno chiamati parassiti. Non coltivando la felicità, la gente regredisce, si abbandona al fantastico mondo dell'ignoranza. Laddove c'è più violenza è dimostrato, c'è ignoranza. Ma non solo dell'uomo contro la donna, ma contro il diverso, l'immigrato.



La famiglia a volte può essere felice, a volte un'oppressione, a volte ci si può chiedere: “ma chi l'ha inventata?”. Tu cosa pensi?

Io penso che la famiglia sia una cosa meravigliosa e che tutti si abbia la tendenza a crearne una propria. Non ha importanza se sia fatta da uomo e donna, da donna e donna, o uomo e uomo, ma l'importante è che il nucleo sia felice. Io sono una mamma single. Ci sono famiglie che pur rappresentando lo stereotipo delle famiglie sane e perfette, invece creano dei disagi enormi. Ormai ci sono tanti casi di famiglie di omosessuali che dimostrano di essere migliori delle famiglie cosiddette normali. Io credo che Gesù abbia scelto l'amicizia e non la passione. Ma ha anche scelto, a un certo punto, di lasciare tutto, dicendo “lasciate tutto (anche la famiglia) e seguitemi”, quindi non era stanziale Gesù ed è stato dimostrato dagli studi. La famiglia che era una cosa rassicurante, ha retto fin quando i tempi lo hanno permesso. Una madre che subisce un marito che le fa violenza, cosa può insegnare ai figli? Oggi queste mamme si ribellano o dovrebbero farlo, se non le ammazzano prima.



Le Malmaritate sono uno dei progetti della tua casa discografica, Narciso records, anch'esse come te sono ambasciatrici del Telefono Rosa. Ma chi sono le Malmaritate?

Malmaritate è un termine che esiste dal Medioevo e indica storicamente le donne che non hanno fatto un matrimonio d'amore. Esse danno voce attraverso la poesia e la musica all'amore inconsolabile, la rinuncia e l'infelicità di non avere l'amore desiderato. È interessante capire come la donna dia voce ai sentimenti. Cogliere la visione femminile, il punto di vista musicale della realtà dei sentimenti delle donne. I primi canti delle malmaritate erano delle serenate, canti disperati d'amore espressi dalle donne, ma corretti e riadattati dagli uomini.



 Nel disco “Ognunu havi 'n segretu” interpreti un testo che era di Goliarda Sapienza, una donna-letterata-artista che rischiava l'oblio nella storia delle donne siciliane e italiane. Tu hai trovato il segreto di Goliarda? Si può dire che sia il segreto della vita, a volte difficile, che tocca in destino ad alcune donne speciali?

Il segreto di Goliarda è stato ribellarsi alle convenzioni del tempo e vivere una vita ribelle, tutta sua. Nei suoi versi lei stessa dirà: “chidda dintra u tabutu morsi pirchì ha vissuto” (quella nella bara è morta perché ha vissuto n.d.r.). Pensando a Goliarda penso anche a Rosa Balistreri che in vita subì tanta violenza, finendo pure in carcere.



La musica può cambiare e migliorare il mondo?

Si che può. È arte e bellezza. L'arte è un valore extrasociale, come la felicità Si dovrebbe investire molto sulla felicità e sull'arte. L'uomo felice produce, non va in crisi. L'uomo infelice o depresso crea depressione. Dateci l'arte, nutrite la cultura e vedete come cambierebbe la crisi in Italia.



Versione integrale dell’intervista qui

 

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