Venerdi, 25/10/2024 - Camminare in Natura è l’iniziativa in programma per il fine settimana del 26-27 Ottobre promossa da AIGAE (Associazione guide ambientali escursionistiche) su tutto il territorio nazionale. L’Associazione di categoria nasce 30 anni fa per promuovere e far conoscere la figura della guida ambientale escursionistica. L’evento, ormai alla sesta edizione, prevede due giorni di attività informative e di immersione nel paesaggio naturalistico per far conoscere la figura della guida escursionistica ancora oggi poco conosciuta. Nell’ultimo fine settimana di Ottobre le guide ambientali si metteranno a disposizione gratuitamente per illustrare la loro professione e ciò che fanno, nel modo in cui sanno farlo meglio: accompagnando le persone alla scoperta della natura. Nell’occasione abbiamo deciso di parlare con Lolita Bizzarri Vicepresidente di AIGAE, guida ambientale escursionistica con un passato da ricercatrice scientifica, esperta in faunistica e con esperienza in gestione delle risorse, che a un certo punto ha sentito l’esigenza di occuparsi di salvaguardia dell’ambiente dal basso.
Lolita, ci spieghi meglio chi è la guida ambientale escursionistica e cosa fa AIGAE?
Sulla figura della guida escursionistica in Italia c’è ancora molta confusione, spesso viene confusa con quella più mitizzata della guida alpina. La maggior parte delle persone non sa che la guida escursionistica è quella figura professionale che accompagna gruppi e singoli in natura, raccontandogliela. Quando diciamo Natura non rimaniamo focalizzati solo su alberi animali e montagne ma anche ciò che è intorno, come per esempio un villaggio di montagna. Ci occupiamo di educazione ambientale: parliamo di tradizioni, storia, enogastronomia.
In Italia non esiste più la natura non toccata dall'uomo ma a volte, se questo tocco è sapiente, questa è una nota positiva, un risultato di bellezza che è stato modellato nel modo più rispettoso.
Da come parli della tua professione e del tuo rapporto con la natura sento che c’è un forte sentire, una forma di resistenza e di cura. Sapere dalla tua voce che non sempre la mano umana che interferisce con la natura è predatoria è confortante. Da donna di scienza che ha dedicato tempo e dedizione allo studio dici che la protezione ambientale deve essere fatta dal basso, un concetto sociale e politico. Ce lo spieghi?
Quello che mi chiedi è proprio alla base di tutto. Per anni ho fatto ricerca, mi sono occupata di conservazione delle risorse: un periodo bellissimo della mia vita a cui devo molto, ma mi sono resa conto che il lavoro che facevo era quasi sempre esclusivamente fruito dai/dalle colleghi e mai dalle persone comuni che non hanno basi di scienze naturalistiche tra le loro conoscenze. A seguito di questa riflessione mi sono presa una pausa dalla scienza, nonostante sappia quanta importanza abbia, perché chi studia sviscera gli argomenti che poi ci servono per la gestione e la salvaguardia della natura. Ho maturato la mia scelta chiudendomi nella natura, sentendo forte che per conservare devi amare e che per amare devi conoscere. Perciò, quale modo migliore se non portare le persone nella natura e lasciarle immergere? Ho avverato un sogno, la prima volta a cui ho pensato a questa professione era il 1992 ma sono diventata guida nel 2018. Tutto quello che abbiamo intorno è frutto dell'interazione tra uomo e natura, quando il frutto di questa interazione è avere aumentato la bellezza c’è da esserne felici. Con questo non voglio che passi il messaggio che non abbiamo fatto danni. I danni sono sotto gli occhi di tutti/e ma credo sia importante concentrarsi anche sugli aspetti positivi. Ricordandoci dei danni a volte ricordiamo di avere creato anche bellezza.
In questo tuo percorso e in questa tua personale ricerca c’è la divulgazione della bellezza, un concetto rivoluzionario. Molta gente desidera la bellezza che non sempre è alla portata, spesso il raggiungimento della bellezza e la realizzazione dei desideri sono faticosi. A proposito di questo: è più complesso in quanto donna riuscire ad accedere a questa professione?
Rispetto a questo ti riporto la mia esperienza ma posso riflettere quella che è anche di molte colleghe con cui lavoro. Per noi non è stato particolarmente difficile, con tutta sincerità devo premettere che non ho famiglia e figli e questo cambia molto. Avere la possibilità di organizzare solo il mio tempo mi ha aiutata molto. Ho fatto un corso ben strutturato con AIGAE che, sull’aspetto della formazione è ineccepibile, ho sostenuto un esame e sono diventata guida. Nel percorso lavorativo, tranne poche eccezioni all’inizio, ho fatto valere la mia esperienza e la mia preparazione. Metti che oltre ad essere donna sono anche molto minuta e forse, in qualche caso, gruppi di uomini all’inizio dell’approccio avranno pensato “oh Dio, e ora?”. Soprattutto all’inizio, non ho sempre percepito piena fiducia ma ho sempre gestito gruppi di ogni tipo (anche con grande forza fisica) so che ti giochi tutto nella prima mezz’ora di accompagnamento: devi trasmettere chi sei e il rispetto delle regole, io con carattere ho trasmesso immediatamente la mia autorevolezza. Questa forza di carattere che mi sono costruita grazie all’esperienza da ricercatrice (mi occupavo di gestione risorse e ho avuto a che fare con i cacciatori dell’Appennino che non sono stati facili da trattare) ha contribuito a rendere la mia esperienza non particolarmente difficile. Ho inoltre un gruppo di lavoro composto in egual misura da uomini e donne e c’è una grande sensibilità da parte dei colleghi e quando serve c’è supporto. L’esperienza delle colleghe che hanno una famiglia e dei bambini/e è più complicata ma semplicemente perché l’impegno familiare è importante ed è un impegno in più da incastrare con tutto il resto anche se c’è la massima collaborazione dentro e fuori il nucleo.
Il fatto di bastare a sé stesse, la sfida di avere delle responsabilità solo nei propri confronti, in quanto donne che non devono necessariamente occuparsi di una famiglia e di prole, può essere un punto di forza oggettivo e non di rivendicazione. Mi piace che tu lo stia naturalmente sottolineando fai un bilancio senza forzature quando dici che per fortuna hai avuto del tempo per coltivare qualcosa di molto importante per te e diventare quello che desideri. Una sottolineatura interessante perché può aprire a tante donne la possibilità di una riflessione sul fatto che si può semplicemente e felicemente prendersi cura solo di se stesse.
Vero, ma non voglio che la questione di non avere famiglia sia un tema centrale rispetto alla riuscita in questa professione, essere più libere lo è. Io ho una grandissima stima delle colleghe che pur avendo una famiglia e dei bambini riescono a fare questo mestiere che ti assicuro è molto impegnativo al contrario di, quello che ci dicono molti clienti più o meno scherzando, che è come stare sempre in vacanza e all’aperto. È un lavoro e come tutti i lavori c’è dietro preparazione, progettazione, sacrifici…
Abbiamo parlato di ingerenza della mano dell’uomo sul paesaggio e di come possa essere una relazione dannosa e ne vediamo le conseguenze. C’è una parte rimossa dalla storia, come in tutte le discipline, che ci parla di una ecopedagogia femminista, si riscoprono scrittrici, scienziate, ricercatrici che hanno raccontato, indagato, sottolineato quello che è il rapporto delle donne con la natura e il loro apporto alla tematica anche in tempi insospettabili. Nomi importanti come quello di Carson, sono donne hanno fatto la differenza rispetto alla voce maschile dominante che cominciano a venire fuori. Cosa ne pensi dal tuo punto di vista di ricercatrice e donna di scienza? Esiste un rapporto privilegiato tra donne e natura?
Certamente sia nel passato e purtroppo temo anche nel tempo presente non c’è stata e non c’è equità rispetto alle opportunità offerte alle donne e alle ragazze. Fino a poco tempo fa la cultura da divulgare alle donne e alle ragazze era quella della gestione della casa e della famiglia, solo poche donne si sono potute discostare da questa realtà. C’è in atto un’operazione di recupero, si cerca di scovare queste donne che hanno fatto e di cui non si sa nulla, a parte qualche classico esempio come quello di Curie. C’è il necessario atteggiamento di andare a cercare nel passato le donne che sono state protagoniste. Una delle proposte a cui lavoro da qualche anno è l’escursione letteraria che farò con una scrittrice, leggeremo di autrici che si sono occupate di natura a cui non viene data pari visibilità. In questa ricerca, senza neanche sorprenderci troppo, il femminile emerge sempre. Anche qui, dal basso, cercando un modo leggero per far riflettere le persone.
Cosa consiglieresti a una donna che si vuole approcciare alla professione di Guida Ambientale Escursionistica?
A tutti consiglierei di approcciarsi con passione energia e dedizione perché non è una professione semplice, capacità di sapere proporre con innovazione e investimento nella formazione. Alle donne aggiungerei di avere fiducia, di credere in loro stesse.
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