Vaticano e Casa Bianca - Sui diritti umani e degli omosessuali fino all’autodeterminazione della donna fra il Vaticano e la Casa Bianca il contenzioso rimane aperto. E la battaglia si farà sul corpo delle donne
Stefania Friggeri Venerdi, 28/02/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2014
A marzo il Presidente Obama verrà in Italia e andrà in Vaticano per incontrare Francesco, il Papa che si ripromette la costruzione di una “Chiesa povera per i poveri” e richiama l’attenzione del mondo verso gli infelici “crocefissi” dalla miseria e dall’indifferenza. Non è insignificante dunque la sintonia fra Papa Bergoglio ed il Presidente degli Stati Uniti, la cui agenda politica infatti prevede la riduzione delle disuguaglianze sociali presenti negli USA; qui però il fronte ultraconservatore parla dell’incontro fra i due Capi di Stato come la convergenza di due pericolose personalità: il “socialista” Obama e il “marxista” Bergoglio. Socialista il primo per il suo moderato interventismo statale in economia, vedi il salvataggio della Chrysler (che ha conservato posti di lavoro e dunque ha tamponato la desertificazione della città di Detroit) e la riforma sanitaria (ben lontana dall’economia pianificata poiché garantisce la copertura assicurativa con fondi prevalentemente privati ); marxista il secondo (così lo ha definito Rush Limbaugh, famoso oratore radiofonico) a causa delle parole di denuncia del Pontefice contro “l’idolatria del denaro” e di frasi come: “Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria”. Le accuse lanciate contro il Pontefice ed Obama risultano però non solo ridicole ma assurde se si tiene presente che l’aspirazione di entrambi a moderare le disparità sociali si proietta pur sempre all’interno del sistema capitalistico-liberaldemocratico e non prevede niente di sovversivo ma, eventualmente, iniezioni più o meno massicce di welfare ed iniziative quali una forma di tassazione più equa (questa misura però sarebbe il primo passo verso la dittatura dei soviet agli occhi di chi rimpiange Reagan o Bush, i quali infatti hanno diminuito le tasse ai più ricchi quando erano al governo). Inoltre il “socialista” Obama, rivolgendosi a un paese ove imperano l’individualismo selvaggio e il mito del successo raggiunto con le proprie forze (e dunque chi non ne è capace si sente colpevole ed inetto), ha osato dire: “Se tu hai avuto successo è anche perché qualcuno ti ha dato una mano durante il cammino. Da qualche parte nella tua vita c’è stato un ottimo insegnante di scuola. Qualcuno prima di te ha contribuito a creare questo incredibile sistema americano che ti ha permesso di emergere… Il punto è questo: quando qualcuno ha successo lo si deve alla sua iniziativa individuale, ma anche al fatto che in questo paese abbiamo saputo fare cose insieme”. Queste affermazioni piene di retorica, ma anche di buon senso, hanno invece scandalizzato molti poiché il Presidente ha proposto un ruolo di governo molto lontano da quello tradizionale della cultura nordamericana. Anche sul tema degli immigrati la politica di Obama sembra accogliere le esortazioni lanciate da Papa Francesco a Lampedusa: per motivi sia umanitari che economici (anche se i radicali non glieli riconoscono), Obama ha programmato una specie di maxi-sanatoria per una decina di milioni di immigrati irregolari, per lo più latinos delle terre cattoliche “alla fine del mondo” da cui proviene anche il Pontefice. E infatti per sottolineare la sua sintonia con Papa Francesco, definito “paladino dei poveri e dei più vulnerabili”, nei suoi discorsi Obama ha citato intere frasi pronunciate da Bergoglio al quale dunque riconosce una precisa autorità morale, come infatti dimostrano i sondaggi e la copertina di “Time” ove il Papa appare come l’uomo dell’anno. E se Francesco, dopo gli scandali dei preti pedofili, ha saputo riconciliare alla Chiesa cattolica la simpatia degli americani (negli USA il Papa gode la stima di credenti e non credenti), la popolarità del Presidente continua invece a scendere e forse l’intesa col Pontefice può aiutarlo nel recuperare consensi. Difficile comunque prevedere quali effetti avrà sulla declinante popolarità di Obama la “special relationship” con Papa Francesco, soprattutto perché le alleanze e le guerre si combattono, ancora una volta, sul corpo delle donne: vedi le espressioni infuriate dei vescovi americani dopo la riforma sanitaria voluta da Obama che non prevede, in tema di aborto e contraccettivi, alcuna obiezione da parte degli enti religiosi, pena multe salate. E infatti, anche se la priorità del Papa pare essere la lotta alla povertà, e non l’aborto o l’omosessualità, su questi temi ha espresso con chiarezza la sua fedeltà alla dottrina tradizionale della chiesa. “Mi unisco alla Marcia per la Vita a Washington con le mie preghiere”, ha detto Bergoglio salutando la Marcia diretta alla Corte Suprema il 22 gennaio: quel giorno infatti cadeva il quarantunesimo anniversario del pronunciamento con cui la Corte Suprema si era espressa in favore di Jane Roe, la donna che aveva fatto ricorso contro la legge dello stato del Texas che permetteva l’interruzione della gravidanza solo se la vita della madre era in pericolo. Anche Obama ha ricordato la ricorrenza, ma contemporaneamente ha dichiarato il suo impegno affinché le donne possano contare su un’assistenza sanitaria sicura ed abbiano garantito il diritto alla libertà di scelta sul proprio corpo, ed ha aggiunto: “Noi siamo determinati a ridurre il numero di gravidanze indesiderate, a sostenere la salute materna e infantile e a costruire comunità sane e sicure per tutti i nostri figli”. E dunque sul tema dei diritti umani, fra il Vaticano e la Casa Bianca, rimane aperto un serio contenzioso intorno al principio di autodeterminazione della donna: dopo secoli vissuti in condizione di inferiorità e subalternità, possono accontentarsi le donne dell’umana comprensione del Pontefice nei confronti della loro privata ed individuale sofferenza? perché, di fronte ad una gravidanza indesiderata, devono sempre fare una scelta dolorosa. Non dubitiamo che l’esito dell’incontro fra il rappresentante di un miliardo e mezzo di cattolici e il presidente degli USA superpotenza mondiale, sarà diffuso agli organi dei media con toni diplomatici ed avveduti; ma neppure dubitiamo che, se alla disputa intorno ai diritti della donna si aggiunge quella sui diritti degli omosessuali (Obama si è espresso a favore del loro matrimonio) e sulla liceità della ricerca scientifica sulle cellule staminali (Obama ha rimosso i limiti al finanziamento federale), il percorso per cercare un’intesa sarà molto aspro e travagliato.
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