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‘Tetti Rossi’: a Roma un co- housing sociale per favorire percorsi di autonomia femminile

‘Tetti Rossi’: a Roma un co- housing sociale per favorire percorsi di autonomia femminile

Per iniziativa di Programma Integra parte alla Casa Internazionale un progetto innovativo di ospitalità e supporto rivolto a donne in condizioni di fragilità. Il 20 marzo l’evento di presentazione

Martedi, 11/03/2025 -

Si è aperto a Roma nella Casa Internazionale delle Donne un nuovo spazio di ospitalità e accoglienza per le donne. Si chiama Tetti Rossi, è promosso e gestito dalla cooperativa sociale Programma Integra e offre a donne di tutte le età un luogo che le ospita in fasi complesse e di passaggio della loro vita per aiutare e sostenere percorsi di autonomia. Quindi non un luogo assistenzialistico ma “un tetto al femminile” improntato a logiche di inclusione socioeconomica per aiutare le ripartenze di donne che da percorsi difficili comunque intendono camminare da sole . Un cohousing che accoglierà studentesse, donne e lavoratrici con bassi redditi, garantendo non solo un alloggio a prezzi accessibili a loro ma anche un ambiente confortevole di condivisione e relazioni. Con questo progetto si riapre la Foresteria, spazio che fin dall’origine del progetto della Casa Internazionale è stato pensato come luogo di accoglienza e che ha visto l’alternarsi di esperienze diverse, da Ostello per donne che venivano da tante parti del mondo a luogo di ospitalità di donne rifugiate e ora “Tetti Rossi-Una casa per le donne”. Questo progetto di cohousing sociale pensato per le donne rappresenta un’esperienza innovativa nel panorama delle risposte concrete a situazioni oggi molto diffuse di povertà relativa delle donne che vedono nel problema della casa, base per una vita dignitosa, uno dei punti più critici. Originale anche perché non si basa su logiche di affidamento tramite appalti pubblici ma su una logica di autofinanziamento e auto-sostenibilità della struttura che lo gestisce e su un accordo costruito con la Casa Internazionale e che ha visto impegnati per alcuni aspetti formali anche settori dell’amministrazione comunale di Roma Capitale. Le prime ospiti sono già entrate in modo discreto e si sta lavorando gradualmente per altri ingressi. L’inaugurazione formale avverrà il 20 marzo con un evento pubblico a cui parteciperanno tutte le protagoniste del progetto: la cooperativa sociale Programma Integra, la Casa Internazionale, le istituzioni pubbliche, reti di solidarietà sociale e femminili, ma anche donne che racconteranno i loro faticosi percorsi di autonomia. Ho modo di conoscere alcune rappresentanti della coop Programma Integra in occasione di un incontro interno promosso dal Direttivo della Casa per favorire la condivisione e la conoscenza del progetto tra le donne delle associazioni. Valentina Fabbri è la presidente e ci da molte informazioni. “La cooperativa è nata nel 2005 ed ha quindi alle spalle una lunga esperienza di gestione di progetti di inclusione sociale , cominciando da quelli indirizzati a immigrati e arrivando via via ad elaborare strategie e interventi rivolti ad un ampio spettro di fragilità. Ha operato grazie a progetti sostenuti sia a livello locale che nazionale ed europeo. Ma il filo conduttore che accomuna queste esperienze è l’impegno non solo di assistere persone con problemi ma di costruire per loro percorsi che portino a favorire una vita autonoma e dignitosa. L’ospitalità offerta nella struttura è di 12 mesi che possono essere ulteriormente rinnovati nel caso di necessità. Oggi la cooperativa conta circa 100 operatori tra soci e non soci, di cui la maggioranza è composta da donne. A Roma opera già una esperienza simile di cohousing sociale al Pigneto, che ospita minori e alcuni migranti. “La possibilità di sperimentare un cohousing rivolto alle donne, e perdipiù nella storica sede della Casa Internazionale delle donne, è qualcosa di molto importante per noi e ci chiama ad una nuova responsabilità per dimostrare che altre strade di inclusione e empowerment al femminile si possono percorrere rispetto a quelle più tradizionali o rafforzando quelle poche già esistenti, come le esperienze di case di semiautonomia per le donne che escono dai centri antiviolenza”. Alessandra Massaro, responsabile del progetto, entra nei particolari: il collegamento con reti e strutture di accoglienza delle donne per raccogliere bisogni e situazioni, la scelta delle donne da ospitare,la costruzione con le donne di percorsi di responsabilizzazione verso una dimensione di gestione comune degli spazi, l’accompagnamento per la soluzione di problemi burocratici e di vita, l’attenzione ai problemi di convivenza tra donne di differenti provenienze e paesi. La forza propositiva e etica di Valentina e Alessandra è grande, come la richiesta di collaborazione con le donne della Casa e l’incontro si chiude con abbracci di sorellanza.


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