Lunedi, 02/10/2023 - Figura emblematica del femminismo italiano, Carla Lonzi (Firenze, 1931 – Milano, 1982) è molto amata in Francia. In questo Paese le Università le dedicano in continuazione seminari e giornate di studio.
Carla Lonzi nasce come critica d’arte. Nel 1968, durante un viaggio negli Stati Uniti, scopre i gruppi di autocoscienza femministi e ne riconosce l’immenso significato politico. Tornata in Italia, all’età di 37 anni, abbandona una promettente carriera nel mondo dell’arte e con altre donne fonda Rivolta femminile, un gruppo di sole donne femministe. È il 1970, siamo a Roma, ed al suo fianco in questa avventura ci sono Carla Accardi ed Elvira Banotti.
I libri di Carla Lonzi, ancora oggi molto attuali, discussi e studiati, sono tuttavia difficili da trovare. Molti suoi testi sono stati tradotti in inglese, in tedesco e in spagnolo, ma ci sono state diverse edizioni pirata, nonché estrapolazioni di alcuni suoi scritti pubblicati in tirature molto piccole rapidamente andate esaurite. Adesso, proprio in Francia, la casa editrice “Nous” (che ha un catalogo fitto di grandi nomi della letteratura italiana), per la prima volta in assoluto, propone la traduzione del libro “Sputiamo su Hegel”, libro cult del femminismo italiano, che concentra in sei testi il pensiero femminista di Carla Lonzi.
Si tratta di un’operazione editoriale ambiziosa, per un saggio che è una pietra miliare nella storia del femminismo radicale. Le traduttrici dell’opera sono Muriel Comber e Patrizia Atzei, alle quali la rivista francese Trou Noir (www.trounoir.org) dedica questo mese una lunga intervista.
MURIEL COMBER, dice: «A quel tempo, c'erano gruppi femministi nel Partito Comunista Italiano, ma erano misti. Ciò ha spesso portato a situazioni in cui gli uomini hanno parlato per le donne. Questo è anche ciò con cui voleva rompere. Le donne dovevano afferrare la parola e l'espressione, dire con le loro parole ciò che stavano vivendo e prima dirlo l'una all'altra. Per Carla Lonzi, è un processo psichico che non è individuale. Questa è una nozione importante per lei, che è quella della risonanza. Ciò che accade nel gruppo di autoconsapevolezza è che una parola risuonerà. Un'esperienza vissuta da una donna, e quindi da una psiche, risuonerà con un'altra psiche. E questo processo ha un effetto di conversione soggettivo molto forte. Per lei è lo strumento fondamentale per decostruire la cultura patriarcale egemonica».
PATRIZIA ATZEI, parlando del libro della Lonzi, Autoritratto, afferma: «Era già davvero ribelle. L'autoritratto risale al 1969 e precede poco il suo incontro con il femminismo. Si tratta di un insieme di interviste ad artisti, abbastanza noti all'epoca, in cui interpreta il suo ruolo di critico d'arte. Lascia parlare gli artisti, sfida il posto del critico nel mondo dell'arte... È molto toccante perché questo libro è il momento clou della sua carriera di critica d'arte e il momento in cui lo abbandona. Perché per lei il mondo dell'arte è incompatibile con il femminismo. Una delle singolarità del suo femminismo risiede in una certa fiducia nelle parole, nella scrittura, nei libri. Ma il femminismo è qualcosa che fai, qualcosa che fai nella vita. Senza teoria precedente, senza "linea", senza parole d'ordine. E ridefinisce anche cosa significa fare politica in un momento in cui il marxismo era egemonico in Italia, anche nella cultura, nella letteratura, nella filosofia e in un certo modo di essere femminista. Anche in questo caso, non è al passo con il suo tempo, con ciò che viene praticato intorno ad esso. Il risultato è una posizione molto singolare nei confronti dell'attivismo, compreso il femminismo.
La questione dell'autenticità è centrale per Carla Lonzi, un modo in cui ha dovuto spiegare il passaggio dal mondo dell'arte al femminismo risiede nel nucleo della creatività che pensava di trovare negli artisti. Ma frequentando il mondo dell'arte, si rese conto che gli artisti non erano liberi, che la loro convalida era legata a una norma culturale, a qualcosa di estremamente codificato, e che senza questa convalida, non erano in grado di indossare le loro opere. La sua ricerca di autenticità si è quindi spostata dagli artisti alle donne. La sua rottura radicale con il mondo dell'arte è molto interessante, soprattutto perché Carla Lonzi è sempre e in modo particolare di recente, "recuperata" dal mondo dell'arte. È di grande interesse per le donne che hanno una pratica artistica e che sono femministe, ma per lei si tratta di due mondi inconciliabili».
Nell’intervista è sottolineato il fatto che il femminismo di Lonzi era senza compromessi, ma allo stesso tempo non voleva realizzarsi a spese degli uomini. Il titolo del suo libro Sputiamo su Hegel, significa che la rivoluzione marxista, che è teorizzata dalla sinistra hegeliana, risolverà le questioni sollevate dal femminismo. Lonzi è invece convinta che la rivoluzione femminista è precedente a qualsiasi altra rivoluzione.
Le autrici della traduzione affermano che durante la presentazione del libro a Parigi hanno incontrato una regista italiana che ha raccolto testimonianze di donne che hanno conosciuto Carla Lonzi: «Uno di essi evoca gli incontri delle donne nell'appartamento di Lonzi, la sua presenza luminosa e la sua capacità di invitare ciascuna a una parola vera. Ho trovato bellissima questa evocazione dell'ascolto, del gesto che consiste nel cercare ciò che collega, nel tracciare un filo conduttore come quando si elabora il pensiero. Per raccogliere le preziose singolarità che ci sono».
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