Mercoledi, 30/10/2019 - Una morte annunciata, quella di Santa Scorese, uccisa da tredici coltellate il 15 Marzo 1991 dal suo persecutore, uno stalker che da ben tre anni la seguiva, la tormentava e aveva tentato di aggredirla più di una volta: nonostante le ripetute denunce della ragazza e dei suoi familiari, e benché l’aggressore fosse già noto per i suoi disturbi psichici, in un’epoca in cui non esisteva la legge anti-stalkeraggio, le autorità non fecero nulla per salvarla. La drammatica storia di Santa, raccontata nel documentario di Alessandro Piva dal titolo “Santa Subito” ha commosso e indignato il pubblico della Festa del Cinema di Roma, e l’opera è stata votata da molti spettatori, nonostante i tanti film ‘importanti’ in concorso, probabilmente e sperabilmente per l’importanza del suo messaggio, ottenendo così il Premio del Pubblico BNL.
La pellicola esplora il contesto in cui si è andata maturando la tragedia, intervistando i familiari, gli amici e i conoscenti di Santa, che raccontano la sua voglia di vivere e la sua vocazione a diventare missionaria per aiutare gli altri. Provenienti da una famiglia di fervida fede cattolica, Santa e la sorella maggiore Rosa Maria vivono a Bari e frequentano attivamente la parrocchia e vari gruppi del Movimento cattolico degli anni Ottanta. Santa, che ha poco meno di vent’anni e come ogni ragazza custodisce sogni e preoccupazioni affidandole al suo diario, vorrebbe partire missionaria ma i genitori ritengono sia troppo giovane e concordano di rimandare la decisione a dopo la sua laurea. La vita scorre serena finché qualcuno si intromette tra Santa e le sue aspirazioni.
“Sono venuto a conoscenza della vicenda di Santa Scorese - racconta il regista - nel corso di un evento pubblico al quale era intervenuta Rosa Maria, sua sorella, della quale mi aveva colpito soprattutto la riflessione conclusiva: Santa non è stata l’unica vittima di quella tragedia ma anche il suo assassino era una ‘vittima’: in un’ammirevole presa d’atto, Rosa Maria notava come il persecutore di sua sorella poteva essere messo per tempo in condizione di non nuocere agli altri e a se stesso. Le istituzioni dell’epoca si fecero però trovare impreparate ad affrontare temi quali la violenza di genere e lo stalking, lasciando di fatto spazio a un finale già scritto. Ho deciso così di raccontare questa storia attraverso le voci di amici e parenti di Santa, chiedendo loro di parlarne come fosse ancora in vita, tornando agli anni in cui progettava il suo futuro. Il racconto vira di tono nel momento in cui irrompe la figura del persecutore e il racconto dei protagonisti si fa dolente e partecipe”.
Sembra di fatto intollerabile parlare di un epilogo ‘inevitabile’ ma è quanto accaduto, nonostante Santa non uscisse più da sola, girasse sempre in macchina o venisse accompagnata ovunque, con un’incredibile limitazione della libertà personale. Un uomo, incrociato per caso negli ambienti parrocchiali, inizia a farle appostamenti, a inviarle lettere deliranti ("se non ti avrò io, non ti avrà nessuno, nemmeno Dio"), a pedinarla ovunque per tre lunghi anni (a proposito dell’epica del “raptus”!) proseguendo di fatto indisturbato nonostante le ripetute denunce.
Il 15 marzo del 1991 tredici coltellate mettono fine alla vita di Santa. Si sarebbe potuto evitare un epilogo come questo? In Italia com’è noto il primo disegno di legge anti-stalking arriva soltanto nel 2008 e, sia le norme, sia l’attenzione mediatica al femminicidio hanno faticato a decollare. Santa prima di morire ha perdonato il suo assassino, ma chi resta non riesce a perdonare uno Stato che ancora oggi non riesce a contrastare in modo organico la violenza di genere. Il processo di canonizzazione di Santa Scorese è in corso ma, laicamente, la vita di Santa al servizio degli altri ha già lasciato i suoi frutti di amore e perdono: oggi alle donne servono leggi, applicazione dei diritti e, soprattutto, una vera attenzione verso il tema della violenza.
“Questa storia - prosegue il regista - è dedicata proprio a chi rimane solo con il suo dolore, alla famiglia, dopo lo sgomento di un lutto subitaneo e assurdo. Tra femminicidio e martirio, ‘Santa Subito’ racconta la storia di un destino annunciato. Paradigma di troppe altre storie dallo stesso finale: il mio piccolo, personale appello affinché le donne siano lasciate meno sole, quando si ritrovano in balìa di una psicosi travestita da amore”.
Il “Premio del Pubblico BNL”, in collaborazione con il Main Partner della Festa del Cinema, BNL Gruppo BNP Paribas, è stato assegnato dagli spettatori che hanno espresso il proprio voto sui film in programma nella Selezione Ufficiale utilizzando myCicero (attraverso l’app ufficiale della Festa del Cinema, Rome Film Fest, realizzata da Pluservice), e sul sito www.romacinemafest.org.
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